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  peter patti

La Città dell'Alfabeto   (Web version)


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Cominciavo lentamente a capire. Automi. Avrebbero voluto fare di noi degli automi. Probabilmente avevano impiantato un microchip a ciascun abitante di Alphabet City... solo che la tecnica doveva aver miseramente fallito, o almeno fallito in alcuni casi. Da quanti lustri, o centinaia di anni, tentavano già di soggiogarci, di prendere pieno controllo di noi? Anche il potere è un gioco, un gioco particolarmente affascinante, con i suoi reparti di contabilità, i suoi hangar di squali in affitto; un monopoli con innumerevoli stili, mosse, trucchi, una serqua di melodie e di suoni, sciarade imperscrutabili. Quante verità trovano posto tra due bugie! E quante bugie tra due verità!... Pensai al traffico sulle nostre teste, sulla superficie terrestre: illimitati trasporti, comunicazione illimitata; collane di luci elettriche; torri di Babele ovunque, tutte progettate con lo scopo di eclissare il cielo. Chi si avventurava nella notte dopo aver vinto l’attrazione ipnotica dello schermo tivù, spesso non poteva scrutare gli astri per via dello smog... E pensai anche all’"altro" traffico, quello al di sopra della nostra impestata atmosfera: 30.000 planetoidi artificiali, satelliti in movimento, satelliti stazionari armati di telecamere e/o di razzi a testata nucleare... Là!

Là: una luce diafana, simile all’opale lunare. Una porta si era spalancata. Braccia robuste spinsero, uno dopo l’altro, cinque, sei, sette uomini emaciati all’interno della galera. Quindi le cerniere ricucirono il crepuscolo da Regno dei Morti. Silenzio. Io non osavo respirare. Quando la polvere tornò ad adagiarsi, dalle bocche dei nuovi arrivati provenne un lieve, disperato guaito. Strisciai verso di loro. E di nuovo sussultai: anche loro avevano sulla nuca quella strana apertura quadrata, da cui gocciolava del sangue. Mi assalì un sospetto. Sollevai la mano per palparmi l’occipite... ma la riabbassai immediatamente. Non avvertivo alcun dolore alla nuca; nessun dolore vero e proprio, comunque. Non poteva essere che... No, non poteva.

 

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