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FANTASCIENZA ON LINE
La Città dell'Alfabeto (Web version)
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- E -
Tornai in me dentro un fetido carcere sotterraneo, dove ero
rinchiuso insieme ad altri uomini. Le donne - come appresi in seguito - si trovavano in
una cella separata, una cella più larga della nostra. Nel mio cervello la confusione era
svanita, ma il dolore alla spalla sinistra si era acuito. Mi massaggiai la spalla; ritirai
le dita e vidi che trasudavano mucopus. Probabilmente la notte prima, durante il sonno, un
uccello rapace mi aveva preso a beccate. Strano. Di solito nella Città dellAlfabeto
gli avvoltoi sono docili, e si limitano a straziare, davanti ai tuoi occhi caccolosi,
qualche cadavere fresco.
Nel fondo della grotta cera un moribondo che gemeva sopra lo strato di segatura sporca, il torace squarciato come dall'interno. Nessuno pensò ad aiutarlo, nemmeno io: non serve rischiare di infettarsi per allievare le pene di chi, tanto, è già spacciato. Il mio pensiero riandò alla Siriana. A quel suo istante di esitazione per timore che io la rifiutassi. Era colpa sua se mi trovavo in un simile pasticcio. Daltra parte, capivo bene il suo dramma. Guai se smetti di sorridere. Guai se uno solo dei pretendenti passa oltre e si infila in una delle baracche della concorrenza: il tuo protettore è pronto a spezzarti un braccio. Ad ogni modo non avrebbe dovuto appiopparmi la bevanda drogata: avrei renumerato lo stesso, adeguatamente, le sue prestazioni... Beh, comunque eccomi qui, ora: uno schiavo! Ma, ironia della sorte, di nuovo vicino a Fiordaliso. Nella grotta-prigione il fetore era insopportabile. Durava molto prima che ci dessero dellacqua e un po di Rusky, e ciò accadeva di solito poco prima che ci trascinassero, incatenati, sul podio. Il cancello si apriva e due guardiani armati di fruste laser ci sospingevano verso la luce del giorno. Allora molti si schermavano gli occhi: esseri creati per vegetare nel crepuscolo.![]() |
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