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FANTASCIENZA ON LINE
La Città dell'Alfabeto (Web version)
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Un ascensore velocissimo ci portò non verso lalto,
comera nelle mie aspettative, ma ancora più in profondità. Marciammo lungo
corridoi percorsi da tubi di argon, superammo innumerevoli sbarramenti e penetrammo infine
in una sala ottagonale, squallida nel suo biancore assoluto. Un grande cubo di metallo
nero si ergeva proprio al centro. Su una delle sue facce spiccavano chiare le parole:
Transputer Qasar Beh, se non altro sapevo dovero capitato: nel cuore del Reich. Il "Transputer" era, come ognuno sa o dovrebbe sapere, il calcolatore in cui convogliavano tutti i dati, tutte le informazioni allora disponibili allumanità o, meglio, ai padroni dellumanità. Anche in questa sala erano appostati gorilla in uniforme, che, al nostro arrivo, presero a lanciarsi vicendevolmente alcuni ordini. Mi domandai: "Come mai suonano come macchine? Come mai la loro voce è innaturalmente robotica?" Due sentinelle si posero ai fianchi di unentrata ad arco. Notai che lattenzione di tutti si era concentrata su quel punto. Guardai anchio e vidi unombra allungarsi. E, dietro allombra, luomo cui lombra apparteneva. Quello era... era... Strizzai gli occhi. Non potevano esserci sbagli. Mio fratello!Non era mutato di molto. Occhialuto e allegro giusto come me lo ricordavo. Soltanto qualche ruga attorno agli occhi. E al collo portava il medaglione presidenziale. ![]() «Ave!» esordì il Segreto Führer della Città dellAlfabeto. «Stupito?» «E perché?» ribattei. «Dovrei essere stupito di incontrare uno zombie?» Il suo ghigno di superiorità mi fece perdere le staffe: «Rettile repellente!» abbaiai. «Noi ti piangevamo, credendoti nellaldilà, e tu dirigi di nascosto questo Stato di merda... Mio fratello! Il responsabile della rovina definitiva della Terra. Assurdo!»«Parbleau! Caramba!» esclamò lui. «Sta calmo. La Terra era già una rovina quando nascemmo noi. Io semmai ho dato un giro di vite: per accellerare lagonia del vecchio sistema e iniziare il nuovo corso. Non ho fatto altro, insomma, che mettere in pratica gli insegnamenti dei filosofi che noi amavamo in gioventù. Ricordi ancora?» Per un attimo le sue pupille scintillarono ilari dietro i vetri degli occhiali sovradimensionali. «Ah, già: tu non leggevi mai...» Riprese: «Dando la scalata al sistema, ho semplicemente...» Ma proprio in quella il suo discorsetto fu bruscamente interrotto da un boato. |
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