FANTASCIENZA ON LINE

  peter patti

La Città dell'Alfabeto   (Web version)


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Un ascensore velocissimo ci portò non verso l’alto, com’era nelle mie aspettative, ma ancora più in profondità. Marciammo lungo corridoi percorsi da tubi di argon, superammo innumerevoli sbarramenti e penetrammo infine in una sala ottagonale, squallida nel suo biancore assoluto. Un grande cubo di metallo nero si ergeva proprio al centro. Su una delle sue facce spiccavano chiare le parole:

                                     Transputer Qasar

Beh, se non altro sapevo dov’ero capitato: nel cuore del Reich. Il "Transputer" era, come ognuno sa o dovrebbe sapere, il calcolatore in cui convogliavano tutti i dati, tutte le informazioni allora disponibili all’umanità o, meglio, ai padroni dell’umanità. Anche in questa sala erano appostati gorilla in uniforme, che, al nostro arrivo, presero a lanciarsi vicendevolmente alcuni ordini. Mi domandai: "Come mai suonano come macchine? Come mai la loro voce è innaturalmente robotica?" Due sentinelle si posero ai fianchi di un’entrata ad arco. Notai che l’attenzione di tutti si era concentrata su quel punto. Guardai anch’io e vidi un’ombra allungarsi. E, dietro all’ombra, l’uomo cui l’ombra apparteneva. Quello era... era... Strizzai gli occhi. Non potevano esserci sbagli. Mio fratello!

Non era mutato di molto. Occhialuto e allegro giusto come me lo ricordavo. Soltanto qualche ruga attorno agli occhi. E al collo portava il medaglione presidenziale.

«Ave!» esordì il Segreto Führer della Città dell’Alfabeto. «Stupito?»

«E perché?» ribattei. «Dovrei essere stupito di incontrare uno zombie?» Il suo ghigno di superiorità mi fece perdere le staffe: «Rettile repellente!» abbaiai. «Noi ti piangevamo, credendoti nell’aldilà, e tu dirigi di nascosto questo Stato di merda... Mio fratello! Il responsabile della rovina definitiva della Terra. Assurdo!»

«Parbleau! Caramba!» esclamò lui. «Sta’ calmo. La Terra era già una rovina quando nascemmo noi. Io semmai ho dato un giro di vite: per accellerare l’agonia del vecchio sistema e iniziare il nuovo corso. Non ho fatto altro, insomma, che mettere in pratica gli insegnamenti dei filosofi che noi amavamo in gioventù. Ricordi ancora?» Per un attimo le sue pupille scintillarono ilari dietro i vetri degli occhiali sovradimensionali. «Ah, già: tu non leggevi mai...» Riprese: «Dando la scalata al sistema, ho semplicemente...» Ma proprio in quella il suo discorsetto fu bruscamente interrotto da un boato.

 
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