Antonella Prota Giurleo EL DIA DE LOS VIVOS, PARA TLATELOLCO, PARA ACTEAL |
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Questo lavoro è ispirato al massacro di Acteal (Chiapas, Messico) del 22
dicembre 1997. Nel realizzarlo ho cercato di esprimere il senso di una frase di
Christa Wolf: "Tra uccidere e morire c’è una terza via, vivere." Non ho voluto
rappresentare l’orrore reale ma, simbolicamente, l’armonia possibile. Sono partita da un huipil, una piccola camicina ricamata proveniente da San Juan Chamula acquistata nell’estate del ’94 nella sede di Sna Jolobil, cooperativa di donne a San Cristobal de las Casas. Ho distintamente negli occhi il ricordo dell’anziana donna che ha cercato tra gli huipiles la misura più piccina per la mia nipotina che doveva ancora nascere. Mimosa è nata ed ha indossato l’huipil che ora, per lei, è diventato piccolo. Dall’huipil ho preso i colori della gente maya del Chiapas, colori allegri e brillanti che ho riportato sulla tela in lunghe pennellate. Ho poi tagliato la superficie, come è mia consuetudine, in diversi quadrati; in questo caso il taglio è definitivo: con la morte le relazioni si interrompono, ma la cultura che ha prodotto l’huipil è intatta, infatti è da essa che si dipartono tutti gli elementi. Secondo la filosofia totzil di Chenalhò le anime delle donne e degli uomini uccisi ad Acteal si trovano nel Winajel, il paradiso, situato nel sole, che viaggia con esso per il cielo. Ecco dunque, sul telo di fondo, i colori del paradiso: il blu del cielo, il giallo e l’oro del sole, l’oro pallido, quasi invisibile ma presente sulla tela, della luna. Il telo contiene quindi gli elementi della vita e della cultura, della memoria e dell’eternità. Sul terreno avrei voluto disporre sabbia, piccoli fiori e candele. Nelle case messicane, il giorno dei morti, si prepara la tavola con le tortillas, il sale, i fiori (i cempasuchitl) e le candele. In alcune comunità indigene, dopo essersi recati a visitare le tombe dei propri cari la sera del giorno dei morti, sostando, colloquiando, deponendo fiori, è uso, tornando a casa, lasciar cadere i cempasuhitl (il termine è maya) così da formare un sentiero dalla tomba alla casa per segnare la strada agli spiriti dei congiunti. Essi, quella notte, arrivando in visita, troveranno ad attenderli la tavola apparecchiata e potranno sostare e rifocillarsi. Ho deciso poi che il telo, con i fiori e i colori dell’huipil, già riprende simbolicamente questa tradizione riproponendone il senso vitale: le donne e gli uomini maya uccisi ad Acteal, ai quali mi sento di unire le studentesse e gli studenti uccisi nel 1968 a Tlatelolco, vivranno nel Wnjel e, attraverso la memoria, troveranno sentieri di fiori e di colori che li conducano a noi.
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