Lorella Giudici
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"La donna è la vita stessa e la terra
madre, quella che non perde mai
l’ultimo filo di speranza".

(E. Sabato, Sopra eroi e tombe,
Feltrinelli, Milano 1990)

Ricordo un quadro del primo Boccioni, una tela del 1907: La madre con l’uncinetto. La madre ( un’anziana donna dai capelli bianchi, raccolti in un’alta crocchia sulla testa) è intenta al lavoro. La luce del crepuscolo, che inonda la stanza di pagliuzze dorate, le profila il volto e le mani operose. C’è qualcosa di familiare in questa immagine, qualcosa che appartiene ai ricordi di tutti, qualcosa che sta a metà tra la fiaba e la realtà. C’è il senso di un lavoro ancestrale, di ore trascorse a tessere un filo interminabile, di attese vanificate, di giorni solitari e silenziosi, cadenzati solo dal dipanarsi dei gomitoli e dal movimento esperto delle mani. C’è, infine, una sottile allusione ai segreti moti dell’anima, ai profondi legami dell’essere e del mondo. Laconico e continuo, quest’invisibile filo tesse le sue relazioni nello spazio e nel tempo. Boccioni non mostra né lo strumento né la materia di tanto impegno, eppure questo ininterrotto intrecciare pregna di sé l’intera stanza, s’insinua nella memoria, avvolge l’anima e fa vibrare i sentimenti.

Se penso all’installazione di Antonella Prota Giurleo, Tessere i fili delle relazioni – Ciao, Adrienne, ho l’impressione che, anche se inconsapevolmente e indipendentemente dal discorso boccioniano, la giovane artista abbia ritrovato, per certi versi, il bandolo di quella matassa, ne abbia ripreso ed ampliato il senso, riconsiderato ed analizzato i molteplici rimandi (affettivi, culturali, sociali, politici ed umani), oltre che scoperto e ricreato inedite ed insospettate allusioni simboliche.

Quei fili che in Boccioni erano solo pensati, ora si materializzano ed organizzano in complicati e intricate ragnatele visive. Quelle allusioni, che prima erano solo intuibili, sono ora tangibili, presenti, a ribadire che i legami, anche quando non si vogliono ammettere, esistono: niente ha origine da se stesso, c’è sempre un prima, un durante e un dopo, esserne consapevoli è un passo in più. Un passo che, potenzialmente, racchiude due direzioni, ad un tempo uguali e contrarie: una permette di risalire all’origine; l’altra conduce al futuro, al fine ultimo. Entrambe sono valide. Entrambe sono da conoscere. Antonella lo ha fatto, ha recuperato gli anelli della sua esistenza, li ha uniti in sottili funi policrome e ne ha evidenziato l’inevitabile e complesso diramarsi.

Come una reazione nucleare essi si moltiplicano, si colorano, si muovono da un luogo all’altro, da un angolo all’altro, perché ogni incontro incrocia altre vite, altre strade, altri fili. Trattenuti da candide mani femminili ( donne che hanno direttamente fatto parte della sua vita), queste esili corde vegetali generano una catena infinita di relazioni, di messaggi, di emozioni; una storia che ha la sua origine nei tempi antichi e che è destinata a proseguire. Di ricordo in ricordo, di pensiero in pensiero, di mano in mano ci si ritrova nel dedalo dell’esistenza, lungo sentieri che portano ovunque o in nessun posto, tutto dipende da cosa si decide di fare. Occorre sentirsi un po’ funamboli per avere il coraggio di vivere. Occorre una buona dose di ironia per accettare gli imprevisti, le improvvise deviazioni, le brusche interruzioni. Anche queste fanno parte del gioco, anzi, a volte, sono proprio quelle che fanno ritrovare una perduta armonia.

Su questi fili, faticosamente intrecciati, Antonella ha trascritto la propria vita, ha raccontato gli incontri e i fatti più importanti, quelli che l’hanno fatta crescere, come donna e come artista. Non solo, lungo queste corde ha tessuto drappi su cui le immagini più forti si amplificano e le emozioni più pregnanti risuonano a piene note. Sono le bandiere del suo cammino, le Lenzuola narranti, le pagine più intense del suo diario segreto, il Bucato più intimo. Grandi rettangoli di stoffa bianca raccolgono, senza un ordine apparente, riquadri di carta, brandelli di stoffa, pennellate di colore, sfoghi dirompenti e catartici: " Così come i legami universali, anche le testure costruiscono dinamiche ragnatele di segni e, come loro, a volte hanno dei cedimenti. I conflitti, le scelte, le rotture (dolorose, ma talora inevitabili), complicano e sconvolgono il già tortuoso equilibrio dei percorsi (…) basta quella dissonanza, anche se piccola, per sfocare l’intera composizione e generare nuove traiettorie, nuove strade, nuovi incontri. Così, come accade spesso nella vita, anche qui l’equilibrio si è rotto, quel cordone ombelicale tra interno e esterno si è momentaneamente spezzato, ma, da questi cocci, da quei mutati rapporti, ancora una volta, ha origine un giovane cosmo gravido di emozioni e pensieri, una nuova vita" 1.

Solo il tempo, l’inesorabile padrone del mondo, renderà giustizia a questo viaggio. Per il momento culliamoci nell’illusione di averlo imprigionato in piccoli barattoli di sabbia (ipotetiche e commuoventi clessidre), i cui granelli, raccolti da tante mani di donna nei quattro angoli del mondo e travasati di vaso in vaso, ricordano gli affanni e le gioie del nostro breve passaggio sulla terra.

Lorella Giudici

 

1. L. Giudici, Donne di casa…donne di mondo, Corsico 1999