Alessandro Alessandro ed Efestione
ALESSANDRO IL GRANDE
(ALESSANDRO MAGNO)
Milano, 1989.[In linea nel luglio 2004]  Dopo l'infanzia e l'adolescenza, la sua breve vita fu un susseguirsi di battaglie e conquiste. In pochi anni, partendo da un piccolo regno balcanico, sottimise gran parte del mondo allora conosciuto. Fu senza dubbio il più grande conquistatore dell'antichità classica. Si tratta naturalmente di Alessandro III di Macedonia, detto il Grande o Magno, a cui é dedicato l'omonimo saggio scritto dallo studioso francese Paul Faure e pubblicato in Italia dalla Salerno Editrice.
L'affascinante personaggio, che non cessa di destare la meraviglia dei posteri specialmente in Occidente, stavolta é ripreso con una tecnica abbastanza inconsueta. Abbastanza perché ci sono altri esempi di biografie del genere, anche se solitamente non portati alle estreme conseguenze come in questo caso. Invece di scrutare e riferire del personaggio dalla  nascita alla morte - la solita parabola del "rise and fall" - , Paul Faure liquida l'evolversi della vita nelle prime cento pagine ("I fatti" ) e dedica il resto delle circa quattrocento pagine ad analisi specifiche del personaggio sotto altre angolazioni: l'uomo, l'eroe, l'antieroe, il dio o l'angelo, ecc. Il risultato é contradditorio: se da un lato la figura del grande macedone ne scaturisce molto più circostanziata che non in una biografia di stampo tradizionale, dall'altro lato il ritmo narrativo s'inceppa talvolta, anche per via delle ripetizioni diventate inevitabili per non aver seguito il classico taglio cronologico. In definitiva, però, l'affresco é così ancora più completo e nitido. Anche perché l'autore é riuscito a mantenere una difficile posizione di neutralità nei pro e i contro Alessandro, laddove la maggior parte dei biografi occidentali si era lasciata prendere la mano dall'apologia, un po' anche per una istintiva vena di razzismo vero le "barbare" popolazioni asiatiche sottomesse da Alessandro: la luce contro le tenebre, l'allievo di Aristotele incaricato di diffondere la cultura greca (la più alta del momento, ma non necessariamente la migliore) in tutto il mondo (se la morte non lo avesse colto alla soglie dei fatidici trentatre anni), il leggendario eroe imbevuto di Omero, il fondatore di innumerevoli città portanti il suo nome, il fondatore della civiltà ellenistica, ecc.
La vita di Alessandro é piuttosto lineare nei suoi dati salienti: una crescita continua verso la gloria (decretata più dai posteri che non dai suoi contenporanei) dalla piccola corte di Pella in Macedonia (dove nacque nel 356 a.C.) alla fondazione e al continuo espandersi del più grande impero che la storia avesse fino allora conosciuto. Figlio di Filippo II, grande politico e capo militare ma anche gran libertino e alcolizzato, e di Olimpia, grande intrigante e isterica (andava a letto con un biscione e si vantava di aver generato Alessandro da una sua unione carnale con Zeus), Alessandro non conobbe mai requie nella sua sete di conquiste e nella sua corsa verso l'ignoto. Cosa quest'ultima che non doveva dispiacere ai tanti poetici apologisti che ne hanno mitizzato la figura, quasi che le sue Battriane e Sogdiane equivalesero all'Harar di Rimbaud...
Un personaggio del genere si é sempre prestato ad ogni sorta di esagerazione: dai libri di scuola che ci hanno mostrato un eroe puro e asettico tutto proteso a unire la Grecia e poi a proteggerla dagli eterni nemici persiani - e tanto che c'era a spingersi un po' più in là della Persia ... fino all'India e all'Afghanistan! - a "La Giovinezza di  Alessandro" di Roger Peyrefitte con le sue reiterate frenesie omoerotiche. Se Faure ha esagerato é semmai  nel descrivere i lati negativi del personaggio, ma non tanto per una sua deliberata scelta, quanto per il fatto che é il lettore comune a percepirne maggiormente la  portata, non avendone prima avuta alcuna o scarsa conoscenza.
Ma più che rivangare nei tanti lati  affascinanti delle sue personalita e realizzazioni, perché non soffermarsi - una volta tanto - sul resto? A cominciare dalla sua crudeltà? Se la sua magnanimità nei confronti del vinto Dario di Persia e la sua giusta condanna del satrapo Besso, che aveva vilmente assassinato Dario credendo di fare cosa gradita ad Alessandro, é sempre stata citata a suo onore, non altrettanto é avvenuto per le sue collere (anche assassine) e per i tanti morti lasciati sulla scia del suo lungo viaggio conquistatore. Meno che mai, per le migliaia di Cassiti uccisi nella sua repressione conro gli abitanti delle montagne del Luristan. Quasi un sacrificio umano offerto agli dei di Grecia e di Persia in memoria dell'amato Efestione, compagno di letto e di bagordi, morto qualche tempo prima a Ecbatana.
Quanto alla sua vita sessuale, così accuratamente trascurata dai libri scolastici - e non solo da quelli - e così  trionfalmente sbandierata dai sostenitori della causa omosessuale, pare proprio che la sua bisessualità non fosse soltanto quella classica del periodo in Grecia, ma molto più tendente all'omosessualità vera e propria. I suoi tanti matrimoni furono una necessità politica, talvolta consumati forse soltanto per assicurarsi una discendenza. La morte di Efestione, che stranamente assomiglia nelle modalità alla sua nemmeno un anno dopo, lo getta nel più grande sconforto. Lo strappano a fatica dal cadavere dell'amato (che pare nientemeno avesse il ruolo attivo nei loro rapporti) e Alessandro non solo gli fa attribuire i funerali più solenni, ma fa anche impiccare il medico che non ha saputo salvarlo. Dopo la morte dell'amato, Alessandro non é più lo stesso, come folle non sembra anelare altro che raggiungere l'amato nell'aldilà. Ed Efestione non era che l'amante del cuore, per veloci diversivi c'erano probabilmente tanti altri giovani greci e persiani.
Faure analizza anche un aspetto piuttosto prosaico delle conquiste del grande macedone: quello economico e finanziario.Tra l'altro, i commercianti greci avevano grande interesse ai prodotti di molte terre asiatiche, tra cui gli idrocarburi (che  già allora servivano per impermeabilizzare imbarcazioni, rivestire case e scaldare forni) e l'oro.
Giuseppe Serpagli
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Del resto a quell'epoca ormai, l'ultimo anno della sua vita, il grande condottiero era ormai continua preda degli eccessi di alcool, sesso, guerra e successo. La causa della sua morte quasi improvvisa, a Babilonia nel 323 a.C., potrebbe essere stata l'alcool, come anche la malaria o più probabilmente la leptospirosi o il tifo. Comunque sia, la sua vita fu tutta un'intemperanza nel bene come nel male. La sua inestinguibile sete di grandezza l'aveva persino portato a concepire i progetti più insensati, come, tra l'altro, la conquista del Mediterraneo occidentale (e questo passi, perché umanamente fattibile) o la trasformazione del monte Athos in un'immensa statua che lo rappresentasse (cosa improbabile anche con le tecnologie di oggi, tenuto conto che tale montagna é alta 2.033 metri). Evidentemente il successo gli aveva dato alla testa.
Film "Alexander",
meglio quello con Richard Burton del 1956.
Almeno  quello era dignitoso...