EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA
(TESTA DI FERRO) - 1528/1580
Milano 1994. Ho accostato la biografia "Emanuele Filiberto di Savoia", scritta dall'ex-regina d'Italia Maria José di Savoia e recentemente pubblicata in Italia, con una certa diffidenza mista a un pò di timore, per così dire, reverenziale. Temevo fosse un'operina agiografica, magari con molti difetti che comunque sarebbero stati perdonati a una così augusta autrice. E invece, man mano che procedevo nella lettura, il libro mi ha preso fino a farsi leggere con interesse e piacere fino all'ultima pagina: ben strutturato, scritto con chiarezza (si tratta comunque di una traduzione dal francese), dotato di un buon ritmo narrativo e di altri pregi ancora. Inoltre, la figura del personaggio oggetto della biografia ne emerge con vigore e nitidezza, attorniata da tanti altri protagonisti e comprimari e ben collocata nella sua epoca storica: il Cinquecento.
Malgrado le sue importanti realizzazioni come condottiero prima e come capo di stato poi, Emanuele Filiberto (1528/1580), duca di Savoia dal 1553 alla sua morte, non é tra i personaggi più conosciuti o biografati. Probabilmente, gran parte di ciò é dovuta al fatto che egli governò uno "staterello" ibrido, le cui parti più importanti ora appartengono a due nazioni diverse: la Savoia (e Nizza) alla Francia e il Piemonte all'Italia (per non dire di quei lembi che ora fanno parte della Svizzera). Ne consegue che forse gli italiani moderni lo considerano troppo savoiardo e i francesi troppo italiano. Poi, forse c'é anche il fatto che nella sua vita non abbondano gli intrighi e le storie d'amore e morte, come avvenne invece per tanti altri grandi di quel secolo, splendido ma anche eccessivo in tutto. Quando Emanuele Filiberto venne al mondo, lo stato sabaudo si trovava (come successe tante altre volte) stretto nella morsa dei vicini più grandi o forti, soprattutto la Francia. Era il tempo delle interminabili lotte tra Francesco I e Carlo V e dei loro rispettivi successori Enrico II e Filippo II (per la Spagna), con tutti i quali Emanuale era imparentato a vario titolo.
Di fisico gracile, con la massima parte dei possedimenti di suo padre occupati dai francesi, nulla avrebbe lasciato presagire che Emanuele Filiberto sarebbe passato alla storia con il soprannome di "Testa di ferro". E invece, grazie alle sue doti, egli seppe poco a poco non solo riavere il pieno possesso dell'eterogeneo ducato (a cavallo delle Alpi occidentali) ereditato dal padre, ma anche riorganizzarlo da cima a fondo in ogni settore (dalla giustizia alla pubblica istruzione, dall'agricoltura al commercio) facendone uno stato centralizzato e moderno (per quei tempi). All'inizio della sua ascesa ci fu la scelta di mettersi al servizio degli Asburgo, sotto i quali si dimostrò valente condottiero nello scacchiere centroeuropeo, prima nella lotta contro la lega di Smalcalda e poi contro la Francia, sulla quale riportò (tra l'altro) la celebre vittoria della battaglia di San Quintino. Dopo essere stato governatore dei Paesi Bassi (storici) e a seguito della pace di Cateau-Cambrésis, Emanuele Filiberto rientrò in possesso della quasi totalità del suo ducato e sposò Margherita di Valois, sorella del re di Francia Enrico II. Malgrado la natura politica del matrimonio, Margherita si dimostrò una moglie appropriata per il duca sabaudo e, non solo gli diede un erede (al momento del matrimonio s'avvicinava alla quarantina, un'età già avanzata per l'epoca), ma gli fu anche valida consigliera nella sua opera di statista, soprattutto in fatto di tolleranza religiosa. Di spiccate simpatie protestanti, la duchessa di Savoia é la meno celebre delle tre Margherite di Valois, divise solo da una generazione, ma anch'essa fu donna di grande talento, solo che il suo operato é meno vistoso o romanzesco di quello delle altre due: la sorella di Francesco I, autrice dell'"Heptaméron" e grande umanista rinascimentale, e la figlia di Enrico II, la famosa "regina Margot".
Uomo medioevale e rinascimentale al tempo stesso, Emanuele Filiberto é considerato da Maria José il secondo fondatore della casa di Savoia, dopo Umberto Biancamano (XI secolo). Oltre alla sua opera di riorganizzazione dello stato, fu lui a capire il destino italiano della sua dinastia e, infatti, trasferì la capitale del suo ducato da Chambéry a Torino. Valoroso condottiero in guerra, abile capo di stato in tempo di pace, molto stimato da tanti suoi più famosi contemporanei (come Carlo V, Caterina de Medici e Filippo II), Emanuele Filiberto va ricordato anche per appartenere "alla nostra epoca per l'apertura mentale in campo religioso e per lo spiccato senso della giustizia" e per essere stato "uno dei sovrani più straordinari del suo tempo".
Giuseppe Serpagli
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