CARLOTTA DEL BELGIO
(e del Messico)
Milano 1993. Poche dinastie regnanti hanno dovuto subire un "Goetterdaemmerung" denso, oltre che di sconfitte militari o politiche, di tragedie familiari come gli Asburgo d'Austria. Il fato non risparmiò quasi nulla a Francesco Giuseppe, praticamente l'ultimo imperatore austroungarico, durante il suo lunghissimo regno. L'infausta serie fu inaugurata nel 1867 dalla fucilazione di suo fratello Massimiliano in Messico. Una ventina d'anni dopo (1889) Rodolfo, suo figlio ed erede, si suicidò a Mayerling dopo aver ucciso la giovane amante Maria Vetsera. Neanche un decennio dopo (1898) la moglie dell'imperatore, Elisabetta (Sissi), morì a Ginevra, uccisa dalla lama dell'anarchico italiano Lucheni. Poco più di quindici anni dopo (1914), il nuovo erede al trono, Francesco Ferdinando, morì nell'attentato di Sarajevo, la scintilla che infiammò la polveriera europea. Fra tante tragedie (e queste non sono che le maggiori) che hanno fatto colare ettolitri di lacrime e inchiostro, ci si dimentica quasi di un'altra: la pazzia di Carlotta, la moglie di Massimiliano. A porre in primo piano (una volta tanto) e a rendere un pò più simpatica e meno legnosa del solito questa donna, che ebbe una parte storica per solo un breve periodo della sua lunga vita, ci ha pensato la storica belga Mia Kerckvoorde con la sua bella e tradizionale biografia "Carlotta del Belgio" (Il tragico destino di un'imperatrice), recentemente pubblicata anche in italiano.
Carlotta di Sassonia-Coburgo-Gotha (1840/1927) era figlia di Leopoldo, il primo re dei Belgi, e nipote del re di Francia Luigi Filippo. Sposata giovanissima all'arciduca d'Austria Massimiliano, sarebbe rimasta una delle tante figure più che secondarie (nella già tanto affollata corte di Vienna) della storia se il destino suo e del marito (a cui l'univano molto rispetto, se non proprio amore, e una comune grande ambizione) non si fosse a un certo punto incrociato con le megalomanie di Napoleone III. Prima di questo punto, l'unico incarico importante ricoperto da Massimiliamo era stato quello di governatore del Lombardo-Veneto, poco prima che la Lombardia passasse al Piemonte. La residenza preferita dalla coppia era comunque Trieste, nelle cui vicinanze Massimilano fece costruire il fastoso castello di Miramare. Fu proprio qui che nel 1864, dopo tanti patteggiamenti (anche col fratello Francesco Giuseppe) e indecisioni, Massimiliano accettò, spinto anche da Carlotta, la malferma corona imperiale del Messico offertagli per iniziativa di Napoleone III che, approfittando del caos che regnava nel paese centroamericano, intendeva crearvi uno specie di protettorato, soprattutto economico, francese.
Malgrado l'appoggio di un esercito francese, volontari belgi e le forze dei conservatori messicani e malgrado tante loro buone intenzioni, l'impresa imperiale di Carlotta e Massimiliano fu un disastro in un paese che nel suo primo mezzo secolo d'indipendenza aveva avuto ben cinquantatre diversi capi di stato! Arrivati nel 1864, già nel 1866, quasi tutto era perduto per loro: bancarotta finanziaria, continui guadagni territoriali dei guerriglieri dell'ex-presidente Benito Juarez (sostenuto dagli U.S.A), ritorno in patria dell'esercito francese. Coraggiosamente, Carlotta, che all'inizio aveva attivamente partecipato al governo del paese e poi era stata messa in disparte, nel 1866 partì per l'Europa per chiedere aiuti soprattutto a Napoleone III e a sua moglie Eugenia. Ma, anche perché gli equilibri tra le grandi potenze europee erano cambiati dopo la sconfitta dell'Austria-Ungheria nella guerra contro la Prussia conclusa proprio quello stesso anno, a nulla valsero le sue preghiere. La coppia imperiale francese la ricevette con sufficienza e non poté - o non volle - far nulla per la sempre più insofferente e isterica Carlotta. Le sue crisi di nervi si tramutarano in vera pazzia a Roma, dove si era recata a cercarvi il sostegno di Pio IX. Quando la notizia che Juarez aveva catturato e fatto fucilare Massimiliano (1867) a Queretaro giunse in Europa sollevando una marea di indignazione (le solite lacrime di coccodrillo!), per Carlotta era già inesorabilmente incominciato il lungo periodo dell'infermità mentale che trascorse da reclusa prima a Miramare e poi nel castello di Bouchout, vicino a Bruxelles. Pur riconoscendo la parte di colpa di Carlotta nell'incredibile avventura messicana (il cui fallimento fu la causa scatenante - ma non l'unica - della sua difficilmente spiegabile forma di pazzia), la Kerckvoorde é meno severa verso di lei dei tanti biografi di Massimiliano, le cui ambizioni erano altrettanto smodate (ma meglio dissimulate, anche per via del suo carattere introverso e indeciso) di quelle della moglie. Carlotta e Massimiliano non ebbero figli, ma mentre lui potrebbe averne avuto qualcuno da una delle sue amanti messicane, a lei alcune fonti attribuiscono, senza molta fondatezza, la maternità del grande generale francese Maxime Weygand.
Giuseppe Serpagli
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