Milano 1987.L'appellativo di "la Grande" glielo ha rubato la Caterina imperatrice di Russia, ma molto grande lo fu anche quella de Medici. Solo che a lei ha nuociuto tanta cattiva pubblicità di "vedova nera" derivatale da molti frettolosi biografi e da tanti romanzi storici, in cui era necessario farla apparire come cattivissima - e persino avvelenatrice - per far risaltare la bontà di eroine più giovani e belle (come Maria Stuarda) di lei. Inoltre, sebbene praticamente fosse lei a governare la Francia dietro i suoi tre figli succedutisi sul trono di Francia coi nomi di Francesco II, Carlo IX ed Enrico III, ufficialmente non fu mai altro che regina consorte di Enrico II (e allora governavano - come é spesso accaduto nella storia di Francia - la favorita del re, la bella Diana di Poitiers, e la sua fazione) o reggente o regina madre, praticamente quindi una posizione come quella dell'attuale regina madre d'Inghilterra. Ma, a parte che i tempi sono molto cambiati da allora e che la monarchia francese era assoluta anche se non ancora solidificata, era anche una grande donna politica, seguace del suo conterraneo Machiavelli, e non poteva, quindi, accontentarsi di stare a cincischiarsi con ricami, apparizioni di rappresentanza e poesia, quando sul trono regnavano i suoi amatissimi figli, quasi tutti deboli o stravaganti. Così fu lei, Caterina dé Medici, a governare la Francia per circa trent'anni nel burrascoso periodo delle interne guerre di religione e delle esterne continue lotte e rivalità con la potente Spagna di Filippo II e l'ascendente Inghilterra di Elisabetta I, soprattutto. Opera ancor più ardua in un paese dove vigeva la legge salica, dove lei era straniera e per giunta non di sangue reale.
A Caterina de Medici é dedicata la monumentale, omonima biografia dello storico francese Jean Orieux, che é recentemente stata pubbblicata anche in edizione tascabile italiana. Una biografia, questa, che riabilita la figura della "Florentine", pur riconoscendone alcuni lati negativi, tra i quali il suo consenso all'eccidio degli ugonotti (calvinisti) nella notte di San Bartolomeo (24 agosto 1572) o la sua eccessiva superstizione. Altre biografie, specialmente nel nostro secolo, lo avevano già fatto, ma nessuna in modo così grandioso come questa di Orieux. Monumentale biografia sia per il numero delle pagine che per l'altissimo livello. E per di più fastosa, scorrevole come un romanzo e mai noiosa. Di fronte a un'opera del genere vien da chiedersi - ancora una volta - perché in Italia siano così rari gli esempi di siffatte biografie. I personaggi interessanti non mancano certo nella storia italiana! Possibile quindi che siano ben pochi i biografi italiani che riescono a mettere insieme più delle duecento paginette d'obbligo, senza cadere nel "riservato" agli addetti ai lavori? Questo detto e reso il più che dovuto omaggio alla "grandeur" dell'opera di Orieux, ci pare doveroso dissentire da lui quando scrive "...[I figli di Caterina] erano tutti alquanto cagionevoli di salute. Nessuno di essi aveva ereditato la costituzione atletica del nonno e del padre: aveva prevalso piuttosto l'inquietante eredità medicea. Bisogna ammetterlo gli ultimi Valois portavano una pesante tara...". Proprio tutti malaticci non lo erano, a meno che non si considerino malattie l'omosessualità (Enrico III morì pugnalato a trentotto anni) e la lussuria (la regina Margot morì di morte naturale sulla sessantina). Ed entrambi ebbero una vita assai movimentata e non menomata da imperfezioni fisiche. Ma, più importante, non é un rigurgito di nazionalismo gallico il tener conto dell'eredità medicea (senza dubbio pesante: lo stesso padre di Caterina era morto giovanissimo di tubercolosi e di "mal francese") e dimenticare quella dei Valois (l'atletico nonno, Francesco I, era morto anche lui di tubercolosi e di "mal de Naples")? A meno che Orieux non voglia continuare la secolare tradizione, secondo la quale i francesi consideravano e chiamavano la sifilide il "mal di Napoli" e gli italiani il "mal francese".
CATERINA DE MEDICI
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INDICE
Enrico II
Diana di Poitiers
STORIA E STORIE
by bard842

Giuseppe Serpagli                                  Mail: bard842@yahoo.com
Invece di riferire per sommi capi la vita di Caterina (1519/1589), ci pare più stimolante soffermarci sui perché della sua grandezza. Innanzitutto perché fu merito suo se la Francia non si sfaldò nelle guerre di religione tra cattolici e ugonotti, dove - naturalmente, com'é sempre successo - la religione era spesso un pretesto per vendette private e interventi stranieri. Non sempre i suoi sforzi furono coronati dal successo, spesso dovette ricorrere a compromessi e soluzioni dolorose, tanto più per lei che, fondamentalmente, era donna di pace. Ma essenzialmente riuscì nel suo intento e alla sua morte il reame era ancora integro, anche se non del tutto pacificato. Il peggio era comunque passato e i frutti della sua semina li continuarono a coltivare Enrico IV, Richelieu e Mazarino per poi farli cogliere maturi a Luigi XIV. Poi va sottolineata la grande tolleranza di Caterina, cattolica (ma forse la sua vera religione fu l'astrologia) ma rispettosa di altre forme di culto in un secolo di fanatici, austera ma comprensiva verso altre scelte di vita, anche le più dissolute. Orieux riporta una frase illuminante di Caterina "Sarà possibile essere cittadino pur senza essere cristiano, e persino essendo stato scomunicato" e aggiunge "La frase potrebbe essere attribuita ad un tribuno della Convenzione del 1793. Era firmata: Caterina de Medici, 17 gennaio 1562".
Giuseppe Serpagli
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