GIOVANNA I D'ANGIO' (NAPOLI ECC.)
Milano 1992. Pare che anche un figlio di Santa Brigida di Svezia non abbia resistito alle grazie dell'esuberante regina di Napoli, suscitando le ire della madre, la quale in una lettera al vescovo di Napoli non esitò a definire "comportamento da prostituta" quello dell'augusta peccatrice. Bella, intelligente, spregiudicata, Giovanna I d'Angiò (1326/1382), regina di Napoli e contessa di Provenza, ha tutti i numeri in regola per essere considerata una femminista ante litteram, per essere attaccata o difesa, per dar adito a leggende romanzesche d'amore e morte con tutti gli ingredienti di quel tardo Medioevo mediterraneo in cui visse. Ma, occorre metterlo subito in chiaro, ha anche un posto di un certo rilievo nella storia vera e propria, sia per le numerose e importanti vicende prettamente storiche di cui fu coprotagonista, sia per il ruolo politico da lei giocato. A questa donna, forte e controversa, é dedicata la recente biografia "Giovanna I d'Angiò" del giornalista Felice Froio.
Il fatto stesso che il nonno Roberto la nominò erede al suo trono, a scapito dei nipoti maschi, i duchi di Taranto e di Durazzo, pose Giovanna in una difficile situazione di odio e risentimento nel seno stesso della sua vasta parentela. Una situazione che l'accompagnò tutta la vita, in cui lei seppe barcamenarsi spesso anche con successo, ma che alla fine doveva essere una delle cause della sua tragica morte. Salita al trono all'età di diciassette anni, alla morte del nonno, vi rimase per circa quarant'anni e cioé fin quasi alla sua morte. Oltre alle difficoltà interne al suo regno (economiche, sanitarie - durante il suo governo si ebbe la famosa epidemia di peste di quel secolo -, la Sicilia non poté essere tolta agli aragonesi, ecc.) e a quelle intestine alla sua parentela, Giovanna si trovò a dover affrontare gli sconvolgimenti provocati dal papato di Avignone che - facendo parte della Provenza - si trovava in un territorio che le apparteneva. Una delle maggiori colpe che le si attribuiscono é l'assassinio del primo marito, il giovane Andrea d'Ungheria, a cui era stata unita da bambina. Non ci sono prove che Giovanna abbia ispirato la congiura contro il marito (Croce la condanna, Petrarca e Boccaccio l'assolvono). Certo é che il matrimonio non era ben riuscito e che Giovanna non si curò troppo delle apparenze, passando a nuove nozze, con il cugino Luigi di Taranto, poco dopo la morte d'Andrea.
Il periodo del secondo matrimonio di Giovanna coincise con l'invasione del regno di Napoli da parte di re Luigi d'Ungheria, fratello d'Andrea, e con la fuga di Giovanna in Provenza. In questo periodo, papa Clemente VI la proclamò innocente della morte di Andrea e lei gli vendette Avignone. Riconquistato il suo regno meridionale, Giovanna poté rientrare a Napoli nemmeno un anno dopo la fuga, ma il suo secondo marito fece di tutto per tenerla lontana dal potere finché egli non morì di morte naturale nel 1362. Il terzo marito di Giovanna fu l'avvenente, ma psichicamente instabile, Giacomo di Maiorca, che poi fortunatamente si tolse di mezzo morendo in Spagna, dove si era recato per vendicarsi dei torti subiti in gioventù. Il quarto matrimonio di Giovanna, con il condottiero tedesco Ottone di Brunswick, le provocò l'inimicizia dell'erede designato al trono di Napoli, il cugino Carlo di Durazzo. Temendo di perdere il diritto di successione (malgrado Giovanna ormai sulla cinquantina non potesse più avere figli) e in riacuttizzarsi dell'antica faida familiare angioina mai veramente sopita, Carlo si alleò con l'eterno nemico di Giovanna, l'ex-cognato Luigi d'Ungheria. A complicare la disputa angioina, intervenne il fatto che in quegli anni esistevano due papi, uno a Roma e uno ad Avignone, ognuno riconosciuto da diversi stati europei. Giovanna stava con quello di Avignone e così quello di Roma non esitò a concedere l'investitura del regno di Napoli a Carlo di Durazzo, che con l'aiuto ungherese conquistò il regno e depose Giovanna. Dopo una breve ma dura prigionia, Giovanna fu assassinata per ordine di Carlo e col consenso del re d'Ungheria. Lo storico Emile Lònard, forse il maggiore esperto su Giovanna, scriveva una sessantina d'anni fa "Pensiamo che ci sia lecito credere che questa sovrana, continuamente ostacolata nel suo regno e nella sua vita perché donna, non sarebbe stata affatto un cattivo re. Il che é proprio la caratteristica di questa metà del XIV secolo, nella quale i re cavalieri - come Filippo VI, Giovanni il Buono, Edoardo III e Luigi di Taranto - furono generalmente tanto inconsistenti che le donne vi sostennero, in bene e in male, una parte determinante."
Giuseppe Serpagli
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