PIETRO IL GRANDE |
Milano 1992. Nel 1697, alla partenza per il primo lungo viaggio ("La grande ambasceria") in Europa occidentale, Pietro fece incidere su un sigillo la frase "Sono uno scolaro e ho bisogno d'essere istruito". Un'umile ammissione che la dice lunga sull'intelligenza e sul pragmatismo di un personaggio come Pietro il Grande (1672/1725), zar di Russia dal 1682 alla sua morte. Del tutto degna di un uomo del suo calibro, la splendida biografia omonima dello storico americano Robert K. Massie che recentemente é stata pubblicata per la prima volta anche in edizione tascabile. Una perfetta biografia storica che, tra i tanti pregi, ha quello di unire altissimo livello a leggibilità, scorrevolezza, oltre a grande chiarezza, pur nella sua rilevante mole. Imparziale e definitiva (il personaggio naturalmente é troppo appetitoso perché altri non si cimentino a rivisitarlo o a romanzarlo), questa biografia offre un'accattivante "full immersion" non solo su tutti gli aspetti della vita di Pietro, ma anche sulla Russia del suo tempo e sulla storia dell'Europa del nord e del nord-est durante i frenetici anni di attività di questo colosso (il caso gli aveva dato anche una statura fisica del tutto superiore alla norma: 2 metri) della storia. |
Gran parte della grandezza di Pietro derivò dal suo desiderio di colmare il divario tra il suo stato e quelli più evoluti dell'Europa occidentale. Quando Pietro salì sul trono, la Russia si trovava ancora in uno stato pressoché medioevale in tutti i settori. Rinchiusa in se stessa, non era stata toccata dai grandi movimenti (o anche terremoti) politici, economici, scientifici, culturali e religiosi che negli ultimi secoli avevano interessato quasi tutti gli altri paesi europei. La Russia era un gigante povero (sebbene potenzialmente ricchissimo), le mani legate dai suoi anacronismi, snobbato dalle corti europee per le sue usanze "barbare" e le sue debolezze. Nel trentennio circa di effettivo potere, Pietro, innamorato dell'occidente e delle sue realizzazioni, cercò in tutti modi di fare della Russia un paese forte e moderno. Guerreggiò soprattutto contro la Svezia, allora padrona quasi assoluta del mar Baltico, sulla quale alla fine ebbe la meglio strappandole importanti regioni del Baltico orientale, in un angolo delle cui coste - alla foce della Neva - fece costruire la sua nuova, splendida capitale San Pietroburgo ("La Venezia del nord"). Viaggiò lungamente per due volte in Europa occidentale per imparare personalmente (specialmente la costruzione di navi). Diede impulso all'industria, alla marina, all'esercito (sul modello tedesco), al commercio e alle vie di comunicazione con la costruzione di canali che, sfruttando la grande ricchezza russa in fiumi e laghi, permisero, tra l'altro, di collegare il mar Caspio al Baltico. Riformò in quasi ogni campo: dal calendario alla struttura dello stato. |
La maggiore tragedia nella vita dell'instancabile, irascibile, determinato e implacabile Pietro fu l'angoscioso rapporto con il figlio Alessio (il suo esatto opposto: mistico, reazionario, pigro, ecc.) che avrebbe dovuto succedergli. La lunga lotta tra padre e figlio si conluse con la misteriosa morte del secondo in carcere nel 1718. Probabilmente, Alessio morì a seguito di torture inflittegli su ordine (e forse anche in presenza) del padre. Un'orribile macchia che appanna non poco la figura di Pietro. Forse anche a seguito dei dissidi col figlio, Pietro modificò la normativa di successione e si attribuì il diritto di designare il suo erede. La nuova pratica, che restò in vigore meno di un secolo, permise l'elevazione al trono anche di donne, tra cui la tedesca Caterina la Grande. Idolatrato come eroe nazionale o condannato come tiranno crudele a seconda dei pulpiti e dei tempi (particolari problemi Pietro ha posto agli storici sovietici!), la grandezza di Pietro ci pare inconfutabile se si va al sodo in almeno due punti. Primo, fu lui a fare della Russia una grande potenza europea. Secondo, parte del suo operato in campo interno alla lunga non ebbe successo, molte sue riforme erano affrettate o troppo arbitrarie o non tenevano conto della realtà o dell' "anima" russa. D'accordo... ma la bacchetta magica non l'aveva nemmeno lui e, soprattutto, erano i suoi successori che avrebbero dovuto perfezionare, consolidare, modificare quello che lui aveva varato. Del resto - misteri della profonda Russia o ricorrenze della storia? - quasi tre secoli dopo Pietro, l' "occidentalizzazione" della Russia é ancora una questione d'attualità e dagli esiti incerti. Giuseppe Serpagli |
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