"E' stato un onore darvi una mano, un contributo che continuero' a dare". Cosi' Silvio Berlusconi ha ringraziato don Piero Gelmini, per il premio che il responsabile della 'Comunita' Incontro' ha dato al Cavaliere per il suo contributo per la costruzione di infrastrutture destinate a bambini in difficolta' in Thailandia e Bolivia.
Il premio, una "Madonna del sorriso" di bronzo placcata in oro, e' stata consegnata nel corso di un incontro con i ragazzi della comunita' di recupero. Il leader della Cdl ha paragonato don Gelmini a un "imprenditore" il cui "fatturato si misura in migliaia di persone ai quali e' stata ridata speranza".
Nel dare il riconoscimento, don Gelmini ha chiesto a Berlusconi di continuare ad aiutare la sua attivita' ed ha fatto un riferimento che alcuni hanno letto come una critica agli alleati politici di Berlusconi: "Questa madonnina devi tenerla vicino a te alla faccia di chi ha avuto molto da dire e cioe' a quelle persone che hanno avuto una collocazione politica e sociale e si sono dimenticate di quello che hai fatto per loro e credono di avere in tasca i segreti della magia".
"Quella in arrivo sarà una stangata che andrà soprattutto a criminalizzare il ceto medio che rappresenta la ricchezza del Paese" è questo il giudizio di Maurizio Lupi, membro della Commissione Ambiente di Forza Italia alla Camera, sulla prossima manovra. "La coalizione di centrosinistra - prosegue Lupi - vuole mettere le mani in tasca ai cittadini aumentando le tasse invece di realizzare una politica di razionalizzazione della spesa e di proporre interventi strutturali per rilanciare lo sviluppo.
A rimetterci saranno anche gli Enti locali sui quali si abbatterà la scure di Prodi, come ha confermato oggi l'Anci dopo l'incontro a Palazzo Chigi". "Sulla legge Finanziaria - spiega il deputato di FI - lo spettacolo è sempre più desolante con le varie anime dell'Unione che litigano tra di loro.
Tra eclatanti marce indietro e precisazioni il governo Prodi sembra scontentare tutti.". "E poi ci si meraviglia - conclude Lupi - se la Cdl scende in piazza per opporsi alle iniquità della manovra fingendo di ignorare che con il governo Berlusconi l'Ulivo si è schierato con i sindacati che hanno fatto ricorso senza porsi troppi problemi allo sciopero generale".
* * *
"Questo governo ha dichiarato una guerra senza l'autorizzazione delle Camere. È una guerra strana ed incomprensibile e soprattutto inaccettabile, è una guerra fiscale agli italiani.
Tagli alla scuola, tagli alla sanità, tagli agli Enti Locali, tagli alla cultura, tagli alla ricerca, tagli alle pensioni e aumento dell'età pensionabile". Lo afferma Guido Crosetto, deputato di FI. "Ma non basta: tassa di successione - continua Crosetto - tassa di scopo agli Enti Locali, aumento dell'Irpef statale, regionale, provinciale e comunale.
Aumento dell'Ici, tassa su Bot e Cct e su ogni tipo di risparmio. Questo l'elenco di alcune delle armi con cui il governo ha deciso di attaccare i cittadini italiani e l'economia del Paese.
Il risultato è drammaticamente scontato: un iniziale aumento di entrate a fronte di una crisi certa dell'economia italiana nei prossimi anni. Infatti quali potranno essere le attese ed il futuro del mondo produttivo di fronte a un governo che considera la ricchezza privata e la produzione di reddito un male da combattere rubando soldi nelle tasche dei cittadini? Il ministro ombra Padoa Schioppa è da tempo sull'orlo di una crisi di nervi ed il vero ministro, Vincenzo Visco, sta scatenando anni di repressione contro qualunque partita Iva, qualunque imprenditore, qualunque persona abbia creato per sé e per la sua famiglia un minimo di ricchezza". "Di fronte a una Finanziaria come quella che si profila - conclude - rimane solo la fuga in un paese civile".
* * *
"Lo spettacolo che sta dando il governo di centrosinistra nella elaborazione della Finanziaria assomiglia a quello di un circo Barnum": e' il commento di Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia. "Il nocciolo duro della sinistra - prosegue - vorrebbe una Finanziaria lacrime e sangue per il ceto medio e i redditi medio alti, una sorta di grande punizione per il lavoro autonomo, gli imprenditori, chi ha reddito superiore a 70 mila euro, una sorta di podrom sociale.
A sua volta il Ministro Padoa Schioppa vorrebbe una finanziaria di lacrime e sangue per tutti. Invece il Ministro Mastella, che e' buono di natura, vorrebbe una finanziaria di lacrime e sangue per nessuno. In questa confusione - continua - e' evidente che abbiamo un governo ed una maggioranza che non hanno nulla di omogeneo al proprio interno ne' sul terreno della politica economica ne' su quello della politica estera. L'unico punto in comune e' quello di 'passare la nottata' ad ogni seduta del Senato con il voto di qualche senatore a vita. Poi - conclude - chi vivra' vedra' ".
Così il giornale della Margherita titola in prima pagina sulla manovra economica: "Finanziaria al rush finale. Malumori, assalti, tensioni".
All'interno dello stesso articolo la nota politica prosegue: "A 24 ore dal varo della Finanziaria da parte del governo, intanto, si moltiplicano allarmi e richieste di parti sociali ed enti locali, che saranno ricevuti oggi pomeriggio a palazzo Chigi. Mentre gli autonomi parlano di accanimento fiscale qualora fosse confermato l'innalzamento dei contributi previdenziali a loro carico, i sindacati chiedono più risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e il finanziamento del fondo e la non autosufficienza…C'è spazio per i malumori soprattutto nell'ala riformista…Ieri il leader della Margherita e vicepremier Francesco Rutelli ha rappresentato le preoccupazioni del suo partito soprattutto per ciò che riguarda le misure del fisco…"
La spalla in prima pagina insiste: "Una finanziaria faticosa….Se non si ribadisce con coerenza anche davanti alle categorie che sono il cuore del proprio elettorato la logica del decreto Bersani si rischia di dar ragione alla destra che nelle scelte dell'Unione vede logiche di parte e non d'interesse nazionale…Fare una legge finanziaria è un compito che non si augurerebbe al peggior nemico. Quindi va dato credito a chi vi sta lavorando. Però per onestà occorre anche restituire l'impressione di un riformismo che fatica un po' troppo".
Segue così pag.5: "Malumori riformisti…La Margherita preoccupata: non appariamo come il governo delle tasse…Fassino e Rutelli spengono i fuochi polemici ma chiunque abbia girato ieri per il Transatlantico può testimoniare che nella maggioranza il malessere per come sta venendo fuori questa Finanziaria c'è ed è palpabile".
Non usa toni più morbidi il quotidiano diretto da Paolo Franchi:
"Riformisti amareggiati: hanno vinto Prc e sindacati…La Finanziaria deve essere centrata sui tagli alle spese, non su aumenti delle tasse. Confindustria è tornata a ribadirlo nero su bianco in un comunicato diffuso al termine del primo direttivo dopo la missione in Cina e il caso Telecom…
"…Le cifre del resto cambiano di ora in ora e ad oggi si capisce solo che le numerose barricate sui tagli alla spesa pubblica stanno facendo lievitare il capitolo entrate…Un autorevole parlamentare dei ds racconta di furibonde telefonate ‘dai miei elettori in Piemonte, che hanno la percezione netta che questa sarà solo una finanziaria di tasse, che nulla sarà fatto per tagliare la spesa pubblica e che Rifondazione e i sindacati hanno vinto su tutta la linea…".
Il progetto fiscale contenuto nella legge finanziaria è falsamente redistributivo. Non è vero che a pagare saranno soltanto i ricchi (a parte il fatto che i redditi intorno a 50-70 mila euro non sono classificabili fra i "ricchi"). La nuova progressività imposta dal riordino delle aliquote Irpef, ed il ripristino delle detrazioni al posto delle deduzioni, peseranno anche sui redditi più bassi.
L'eliminazione della no tax area, sostituita dall'abbassamento dell'aliquota al primo scaglione Irpef dal 23 al 20%, farà pagare la tassa sul reddito anche a chi oggi era totalmente esentasse. Il beneficio della no tax area sui redditi più bassi era rappresentato dalla flessibilità della no tax area al nucleo familiare. Vale a dire che il tetto di 7500 euro al di sotto del quale non si pagavano imposte sul reddito veniva alzato in funzione di moglie e figli. Fino ad arrivare ad un massimo di 12.500 euro.
Ora questo principio è destinato a scomparire con il progetto di Visco. Significa che chi dichiara redditi così bassi pagherà ugualmente un'aliquota del 20%, mentre con la riforma Berlusconi non pagava nulla.
Ovviamente chi pagherà di più, e sopporterà l'onere di una riforma falsamente redistributiva, saranno i redditi medi. Quelli compresi fra i 50 ed i 100 mila euro all'anno. Stiamo parlando di stipendi mensili che vanno dai 2 mila ai 4 mila euro. Per queste fasce di reddito l'impatto della controriforma Visco costerà fra i mille ed i 2 mila euro all'anno. Cioè fra i 70 ed i 150 euro al mese.
Non è finita. L'85 per cento degli italiani vive in casa di proprietà. In attesa della revisione degli estimi catastali, che potrebbe anche far parte di questa finanziaria, dalla quale scatterà anche un aumento delle tasse sulla casa, il governo concederà autonomia impositiva ai comuni per l'introduzione di "tasse di scopo", applicate a chi abita nelle aree di maggior pregio delle città. Oppure in quelle meglio raggiunte dai servizi pubblici. Con il risultato che chi abita in periferia, ma raggiunta dalla metropolitana, pagherà più tasse sulla casa; come un proprietario che vive in centro.
E per tutti arriverà l'addizionale Irpef regionale. Nel migliore dei casi servirà soltanto a compensare i minori trasferimenti pubblici; nella peggiore delle circostanze per finanziare il buco della sanità regionale.
E poi era Berlusconi che non manteneva le promesse. Prodi, nel suo farfugliare pre-elettorale, una cosa sola aveva detto e proclamato, chiara e concisa: "Taglieremo il cuneo fiscale di cinque punti, tutti e subito". Non sarà così.
Per stessa ammissione di fonte governativa (D'Antoni) l'ipotesi allo studio è di un intervento in due tranche, di uno slittamento a marzo o a giugno. Ma Confindustria ha confermato: "Non è possibile nessun passo indietro". In realtà non di slittamento o di spalmatura si tratterebbe, ma di un forte ridimensionamento (da 9 a 6 miliardi) della cifra originaria. Perché proprio al cuneo fiscale il Governo guarda per recuperare quei tre miliardi di tagli che mancano alla Finanziaria.
Confindustria ha dato fiducia a Prodi, ora i tamburi di guerra fatti rollare dai piccoli e medi imprenditori del Nord a Vicenza risuonano rumorosamente nelle orecchie dei vertici, che tanto improvvidamente avevano sfiduciato Berlusconi.
Perché la verità è ancora peggiore di quel che appare. Alle imprese andrà meno di quanto promesso e, in sovrappiù, questo governo si prepara a togliere con una mano (quella fiscale) quel poco che mostra di voler dare con l'altra.
L'aumento dei contributi per i lavoratori a progetto e per tutte le altre figure professionali della legge Biagi; la revisione dei piani di settore con automatismi sganciati dal giro di affari reale; l'innalzamento dell'asticella delle tasse locali; la revisione degli estimi catastali (non solo abitazioni, ma anche esercizi commerciali); la revisione delle aliquote Irpef. "Sarebbe clamoroso - scrive il Sole 24Ore - che il finanziamento del cuneo fosse assicurato da nuovi aggravi fiscali".
Un condizionale che non ci trova d'accordo, perché è proprio così.
L'ultima mazzata arriva con l'ipotesi, più che probabile, di incamerare da subito il 65% del Tfr che non viene destinato ai fondi pensione, il cosiddetto "inoptato".
La bellezza di nove miliardi di liquidità che ci si prepara a sottrarre alle imprese, alle quali solo dal 2008 verrà riconosciuto un esonero del versamento dei contributi sociali sui lavoratori. Cavalcare la ripresa? Si avvera l'auspicio del sottosegretario Cento, fervido sostenitore di una politica della "decrescita". Detto, fatto.
La legge finanziaria che le sinistre cercano di partorire non senza travaglio è un pasticcio politico che colpisce, sì, gli italiani, ma non risparmia i suoi confusi ideatori. E' un coro di polemiche e di proteste che si levano da tutta la società italiana (dalla scuola alla sanità, dagli enti locali ai sindacati, dalle organizzazioni professionali ai rappresentanti dei lavoratori autonomi) e raggiungono la stessa dirigenza dell'Unione, lacerata da veti contrapposti e propositi incoerenti.
Ma prima ancora di essere una politica dichiarazione d'insipienza e d'impotenza - i tagli e il rigore si sono persi per straada - il progetto finora noto di finanziaria è la certificazione di un disastro culturale, la prova dell'incapacità di questo governo e di questa maggioranza di interpretare la società italiana, di valutarne le dinamiche sociali ed economiche. Una suprema dimostrazione d'ignoranza, al fondo, e ci si chiede se occorrevano un Professore e un tecnico come Padoa Schioppa per proporre un simile intruglio.
Mario Deraglio su La Stampa sottolinea la pochezza dell'ispirazione e la meschinità della visione prospettica in cui la legge sta prendendo corpo, per cui fa discutere la decisione di voler tracciare a 70 mila euro lordi di reddito annuo il crinale fra "ricchi" e "poveri". Ma veramente può essere considerato ricco, e quindi da colpire, chi guadagna circa 3 mila euro netti al mese e deve vivere a Milano, Torino, Brescia, Treviso?
Alberto Statera su "La Repubblica" sommerge il Professore e il Tecnico di dotte citazioni con le quali si dimostra che i citati sapienti non sanno nulla delle società moderne, né comprendono i rischi che si corrono a deprimere (o a sopprimere) il ceto medio. E, da più parti, emerge il timore che torchiando ulteriormente la fascia di reddito oltre i 70 mila euro si mette a rischio la ripresa economica, che dovrebbe essere sostenuta e tonificata anche da una crescita dei consumi.
Certamente Romano Prodi conosce queste considerazioni, ma si allinea al dilettantismo e all'avventurismo dei suoi alleati estremi. Con cinismo rinuncia a ogni sforzo riformistico, perché per lui il principale obiettivo è quello di durare.
Dà mano libera alla sinistra radicale che lo ricatta, ne avalla i livori, l'ignoranza e l'ansia di vendetta sociale. Piangano pure i poveri ricchi da tremila euro al mese. E con essi il Paese, che diventerebbe sempre più diverso dal resto del mondo occidentale.
Nel corso degli ultimi quindici giorni della scorsa campagna elettorale il prodigioso recupero di Berlusconi si è intrecciato ed ha beneficiato degli errori compiuti dalla sinistra, in particolare sulla questione delle tasse.
L'annunciato ripristino della tassa di successione, l'aumento dell'imposizione sui risparmi bancari e sulla proprietà degli immobili, hanno spaventato una parte dell'elettorato che, pur critico nei confronti del centrodestra, negli ultimi giorni di campagna elettorale si è recato alle urne per votare a favore di Berlusconi. Se la campagna elettorale fosse durata una settimana in più, Berlusconi avrebbe vinto con un distacco netto.
Ora tutte le decisioni annunciate da Prodi durante la campagna elettorale, e rivendicate con forza dalla sinistra radicale, diventano programma di governo e scelte vincolanti della prossima Finanziaria.
A questo punto però la Margherita e in parte i Ds si trovano alla mercé della sinistra massimalista, con un Prodi che si rivela ancora una volta indifferente ai contenuti di una politica di governo e attento solamente a salvaguardare il suo potere, che si fonda in gran parte sul rapporto di reciproca garanzia con Rifondazione Comunista.
A questo punto però si aprono infinite praterie per l'azione dell'opposizione che può e deve rappresentare quella parte del Paese, soprattutto il ceto medio, cioè il cuore pulsante della nostra economia e della nostra democrazia, colpito dalle misure del Governo.
Fra non molto, se il Governo continua così, sarà maturo il momento di chiamare il popolo del centrodestra a scendere in piazza con una prova di forza che, tenendo conto della debolezza numerica e politica del governo, potrebbe dare il primo scrollone a questo incerto quadro politico.
Esiste all'interno della maggioranza, rinfocolata dal caso Telecom, una sorta di partito antiprodiano che mira per ora a condizionare il premier e lavora, in tempi medi, per una sua sostituzione?
Quella che poche settimane fa sarebbe stata una provocazione irrealistica oggi è una ipotesi credibile. Rutelli e una buona parte della Margherita, D'Alema, i riformisti diessini e adesso lo stesso Fassino si sono collocati in una posizione di attesa e di "condizionamento" del premier, segno di una crescente diffidenza nei suoi confronti di cui la stampa non parla.
La doppia mossa della benedizione (prima) della fusione Intesa-San Paolo e poi la vicenda Telecom, al di là della difesa di rito del presidente del Consiglio, hanno suggerito ai maggiori partiti di governo di stringere il cerchio su Prodi.
Diesse e Margherita hanno capito che il Professore ha deciso di sfruttare al massimo in chiave personale i primi mesi del suo mandato per imprimere al governo un marchio che lo renda riconoscibile indipendentemente dai partiti che lo sorreggono. Non avendone uno suo, Prodi non vuole correre il rischio del '98 quando furono proprio i partiti a mandarlo a casa.
Tuttavia qualche eccesso nelle sue mosse nel gotha economico del Paese e l'approssimarsi di una Finanziaria troppo spostata sulla sinistra antagonista hanno ridato spinta al trasversalismo contro di lui.
I riformisti diessini e i popolari della Margherita hanno frenato la corsa al Partito Democratico che dovrebbe dare a Prodi quella struttura organizzativa e quella forza personale che adesso non ha.
A ben vedere queste diffidenze tra i suoi principali alleati di governo si stanno sposando in queste settimane di scandali annunciati e di tormenti legati dall'affaire Telecom, con i fastidi nei confronti di Palazzo Chigi di buona parte dei cosiddetti poteri forti.
La capacità e la sensibilità politica di Forza Italia consistono nell'approfittare di questa oggettiva situazione sfavorevole al premier. Non possiamo aspettare che siano gli editori dei giornali, che pure molto si sono raffreddati rispetto all'entusiasmo delle prime settimane di governo, a registrare la nuova e crescente debolezza di Prodi.
L'occasione da cogliere si intreccia con i sacrifici enormi che la finanziaria varata già domani offrirà per trovare nell'opinione pubblica supporto alle nostre ragioni e alla denuncia che avevamo fatto sulla circostanza che questo governo avrebbe messo le mani sulle tasche di tutti gli italiani.
Da questa stangata fiscale non si salverà nessuno. Nel mirino del governo Prodi e della sinistra che lo sostiene ci sono:
Quando per una busta paga intorno ai 3 mila euro mensili (questa è l'area maggiormente colpita dalla riforma Visco), aumenta l'Irpef, vengono introdotte le addizionali comunali, provinciali e regionali, aumenta l'Ici sulla prima casa, il reddito disponibile viene ridotto. Il reddito disponibile viene concentrato sulle spese essenziali e vengono ridotte quelle voluttuarie. Il risultato è una stretta a tutta l'economia del Paese.