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il Quaderno del 30 gennaio

Legge elettorale/Dibattito aperto, bipolarismo certo

Per valutare le reciproche aperture che Fini e Veltroni si sono scambiati nell'ambito del dibattito su un rinnovamento della legge elettorale, bisogna partire da una considerazione: entrambi hanno espresso singole e personali opinioni, senza concordare con le rispettive coalizioni una linea da seguire, e quindi non hanno né scelto di essere ambasciatori di una proposta concreta né hanno gettato le basi per un progetto compiuto. Questo presupposto è fondamentale per dare all'episodio il suo giusto peso e per non perdere il filo, su questo tema più che mai fondamentale, della discussione politica.

Discussione che deve necessariamente coinvolgere tutti i partiti delle due coalizioni: se è vero infatti che il "diritto di veto" da parte dei piccoli partiti di cui sia Fini sia Veltroni giustamente si lamentano è eccessivo, è anche vero che gli equilibri di un corretto e maturo bipolarismo nascono innanzitutto da un aperto e approfondito confronto all'interno delle coalizioni. Un confronto che, come si sa, risulterebbe assai più difficile per la sinistra a causa delle profonde lacerazioni ideologiche che ne dividono la parte moderata dalle estreme, sia per il peso notevole che la fazione "radicale" ha nell'attuale maggioranza.

Nel centrodestra, invece, la questione andrebbe studiata con attenzione per non penalizzare un alleato fedele e indispensabile come la Lega, ma non vi sono fortunatamente divisioni ideologiche paragonabili a quelle dell'altro schieramento. Oggi, dunque, la cosa più saggia da fare sembra non alimentare polemiche eccessive e sproporzionate ma cogliere dalle parole di Fini e di Veltroni i concetti più interessanti (come per esempio la possibilità di apportare qualche modifica alla Costituzione) per poi discuterne nelle sedi opportune e con spirito costruttivo.

Stipendi/Il fisco-vampiro di Prodi

Si fanno i conti e i raffronti, si girano e rigirano le cifre, ma l'analisi delle buste-paga del primo mese del 2007 conferma una realtà pesante: con la finanziaria il governo di centrosinistra ha messo le mani nelle tasche degli italiani, anche dei ceti medio-bassi, e ha prelevato molte più risorse di quante ne sarebbero state necessarie. Lo ha fatto per ossessione ideologica, per blandire la sinistra radicale mossa da pulsioni vendicative: col governo Prodi è tornato il fisco-vampiro, che prelevando più del giusto comprime la libertà dei cittadini di costruirsi il futuro.

Questo drenaggio di risorse impoverisce le famiglie e pone una seria ipoteca sullo sviluppo del Paese.

Era tutto previsto

Con un'analisi puntuale del progetto di finanziaria (pur partorita nella confusione, fra voltafaccia e retromarce) l'opposizione di centrodestra aveva denunciato nel Parlamento e nelle piazze il disegno oppressivo e predatorio del governo delle sinistre. La maggioranza ha reagito a questa corretta campagna d'informazione con bugie demagogiche.

Oggi si scopre chi ha detto il vero e chi ha mentito

Un solo dato: la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, per effetto dell'aumentata pressione fiscale, perde mensilmente, rispetto all'anno scorso, da 20 a 140 euro. Solo i pensionati e i lavoratori di reddito medio-basso (e non tutti, lo vedremo) guadagnano qualche euro al mese, che non basterà a sostenere altri gravami previsti dalla manovra.

Qualche esempio

Contribuenti con un reddito annuo lordo compreso fra i 25 mila e i 35 mila euro, avrebbero dovuto avere uno sgravio, secondo le promesse del governo, ma in realtà lo ha avuto (e modestissimo) soltanto chi ha moglie e figli a carico, per i single c'è stato un salasso medio aggiuntivo di circa 100 euro annui. Un pensionato che nel 2006 prendeva ogni mese un assegno di 1.189 euro, oggi ne prende 1.186: pochi euro in meno, d'accordo, ma dove stanno la socialità e l'equità decantate dal centrosinistra?

I precari traditi

Un altro punto sul quale insisteva la grancassa dell'Unione era la "tutela dei precari". Un'altra bugia, perché per questi lavoratori con contratti flessibili è stato deciso l'aumento dei contributi previdenziali. Conseguenza: un ricercatore universitario che percepiva 826,73 euro, ha subito una decurtazione di 18,82 euro. Anche questo contribuente deve essere considerato un "ricco"?

La verità sulla colossale predazione fiscale operata con la finanziaria emerge con forza da migliaia e migliaia di messaggi e documentazioni riversati sui forum e sui siti internet. Fra coloro che oggi protestano molti sono gli ex elettori del centrosinistra: la loro delusione è ancora più cocente perché avevano creduto alle promesse e alle bugie del governo.

La stangata delle addizionali

Il governo di centrodestra, con una norma varata da Giulio Tremonti, aveva cancellato la possibilità per Comuni e Regioni di aumentare le addizionali sull'Irpef. Il Governo Prodi ha reintrodotto questa facoltà, in base al principio che occorre tassare di tutto e di più. Comuni e Regioni, anche per compensare le riduzioni dei trasferimenti dallo Stato alle finanze locali, approfitteranno quasi tutti di questa opportunità. L'Ufficio studi della Uil ha calcolato che mediamente ogni italiano pagherà in più 54 euro per le accresciute addizionali. Così, anche quei pochissimi che hanno guadagnato qualche spicciolo con le nuove aliquote dovranno rimettere mano alla tasca e avvertiranno sul collo il fiato del fisco-vampiro. Sulla base di questa analisi proprio la Uil dà un giudizio nettamente negativo sulla finanziaria e sull'inasprimento fiscale: "A rimetterci - afferma il sindacato - non sono soltanto i benestanti".

E non ci sono soltanto le addizionali, c'è anche l'Ici. La revisione degli estimi catastali in base ai quali si calcola l'imposta comunale sugli immobili porterà a un ulteriore aumento del balzello. Quel balzello che il centrodestra si era impegnato ad abolire nel caso le elezioni non fossero state vinte, nel modo che sappiamo, dalle sinistre.

Tassa continua

Tenuto conto delle visioni illiberali, statalistiche e fiscalmente oppressive cui il governo si ispira, le prospettive per il Paese sono veramente grigie. L'esecutivo del Professore procura danni enormi al sistema Italia. Un'inversione di tendenza, finché c'è il governo delle sinistre non è ragionevolmente ipotizzabile. Ieri Visco ha illustrato il boom delle entrate fiscale nel 2006. Rispetto alle previsioni il gettito è cresciuto di 37,1 miliardi di euro. Un lascito consistente, prezioso del governo Berlusconi, perché le entrate hanno un carattere strutturale dovuto alla riforma del fisco che ha comportato anche un aumento della platea dei contribuenti. I liberali, in tutto il mondo sanno che la diminuzione della pressione fiscale genera sviluppo e maggior gettito, mentre l'inasprimento dei tributi fa lievitare l'evasione fiscale.

Ma nonostante l'eredità del centrodestra, il governo non prevede di ridurre le tasse. Visco nega che questi soldi possano essere restituiti agli italiani; Padoa Schioppa sostiene che forse si potranno abbassare le tasse a partire dal 2009. Forse. Un'altra bugia, come quella della finanziaria equa.

Stipendi/"Dalle tasche dei pensionati"

Lettera pubblicata su Il Manifesto di martedì 30 gennaio con il titolo "Dalle tasche dei pensionati" a firma Stefano Zaccarla

Desidererei sapere come si fa a sostenere un governo che per risolvere i problemi di finanza pubblica aumenta le tasse ai pensionati. Questo mese ho avuto una riduzione di 50 euro mensili netti, cioè 600 euro in un anno! State certi che non lo dimenticherò. Spazi di manovra contro gli evasori fiscali ce ne erano a iosa, bastava organizzarsi ma, per fare ciò, occorreva pestare qualche piede e allora si fa la cosa più facile: prendere a chi non può reagire. Bel coraggio! Se fossi un giovane mi industrierei per avere un lavoro più remunerativo, ma da pensionato… Complimenti anche a quelli che hanno votato per il finanziamento di missioni militari all'estero per pura smania di contare sul piano internazionale, prelevando le risorse dalle nostre tasche.

Economia/Più entrate, più meriti del passato

Grazie Tremonti: a Vincenzo Visco dev'essere costato molto dover ringraziare pubblicamente il ministro dell'Economia del precedente governo. Talmente tanto da doverlo nascondere con un giro di parole.

Il vice ministro ha riconosciuto che parte del merito del buon andamento delle entrate deriva dalle misure "una tantum" del precedente governo. Una formula che, se tradotta, significa appunto "Grazie Giulio".

Fra le misure che hanno favorito il forte aumento delle entrate a cui fa riferimento Visco (+10% nominale rispetto alle previsioni, + 5% reale), ci sono i condoni fiscali. I tanto vituperati, condannati, dileggiati, condoni tributari.

Le sanatorie fiscali (tutte le sanatorie fiscali) producono due fenomeni: uno immediato, uno dilatato nel tempo. Nel brevissimo periodo fanno fare un salto alle entrate, in quanto i contribuenti che non si sentono in ordine con il Fisco, sanano le mancate dichiarazioni del passato. Nel medio periodo, producono un costante e strutturale aumento del gettito in quanto viene allargata la cosiddetta base imponibile, cioè il numero dei contribuenti che dichiarano redditi maggiori allo Stato. E, quindi, pagano più tasse.

Questo secondo effetto è alla base dell'aumento di buona parte di quel 10% di incremento del gettito: allargando la base imponibile attraverso i condoni, la Casa delle Libertà ha messo ordine sul pianeta tributario, ed i risultati vengono ora raccolti da Visco e Prodi.

Il fenomeno era noto all'attuale governo, ma voleva tenerlo nascosto per incamerare come suo il merito di aver favorito il gettito. Nonostante questo, ha messo in piedi una legge finanziaria sbilanciata per due terzi su maggiori imposte. Il motivo di questa scelta appare evidente a tutti solo oggi.

I problemi della politica economica del governo vengono quindi al pettine. Paradossalmente sono proprio le maggiori entrate a denunciare il fallimento delle scelte fatte con la finanziaria. E con l'incapacità politica del ministro dell'Economia di garantire una linea coerente, fatta di rigorismo a fasi alterne.

Un giorno dice che non serve la riforma delle pensioni, il giorno dopo dice che bisogna farla in tempi rapidi. Un giorno dice che le tasse verranno ridotte solo a partire dal 2009, ed il suo vice che verranno abbassate il prima possibile.

La schizofrenia tecnica e politica di Visco e Padoa Schioppa, per fortuna, non produce gravi effetti sui conti pubblici (anche se i tassi sui titoli pubblici sono in aumento) grazie al salvadanaio del maggior gettito, lasciato in eredità da Berlusconi. Fino al punto che Visco rende omaggio anche ai vituperati, condannati, dileggiati condoni di Tremonti.

Famiglia/Pacs, cosa divide la sinistra

Spiegando il suo disaccordo sul fatto che sia il governo, e non il Parlamento, la sede propria per un confronto sulla questione delle coppie di fatto, Mastella ha ricordato che nell'ultima Finanziaria era stato introdotto, senza consultare i ministri, un emendamento che estendeva ai conviventi alcune provvidenze destinate alle famiglie. In cambio dell'abbandono di questo emendamento fu poi presentato un ordine del giorno, peraltro successivamente decaduto, nel quale si impegnava il governo a presentare un testo sui Pacs entro gennaio.

Quell'orientamento - secondo il Guardasigilli - non è mai stato sottoposto alla verifica di un voto in Parlamento, ed è dunque singolare che il governo chieda di rispettare un patto che in realtà non sarebbe mai stato sottoscritto.

Mastella avverte la maggioranza che non è disposto a subire il peso di un'imposizione, né di accettare "un'impropria disciplina di coalizione", ma ieri sera a Porta a Porta ha subito precisato che, in caso di fiducia sui Pacs, lui voterà disciplinatamente sì. Non solo a Ceppaloni, ma in tutta la sinistra, le poltrone valgono molto di più dei valori.

Il presidente del Senato Marini, da parte sua, si è iscritto all'albo dei "cattolici adulti", dicendosi favorevole ad "imporre con forza la necessità di dare risposte ai diritti essenziali delle persone, che non possono essere discriminati". E questo sarebbe "un fatto di civiltà per il nostro Paese".

Come se il dettato costituzionale sulla centralità della famiglia fosse un gradino sotto la soglia della civiltà. Ma il grande nervosismo a sinistra sulla questione dei Pacs è solo l'ennesima spia di una difficoltà a governare che era già tutta scritta nel programma "impossibile" uscito dall'Officina di Prodi. E inevitabilmente, la scadenza di gennaio verrà spostata di quindici giorni nel tentativo disperato di trovare una linea comune. Ma il fatto che la mediazione di Napolitano abbia trovato al di là del Tevere un atteggiamento diplomaticamente più che gelido non aiuta certo la sinistra ad uscire dal tunnel in cui si è cacciata.

La rigida posizione dei vescovi mette in grande difficoltà i cattolici dell'Unione, che trovano sempre meno sponde anche nell'ala "progressista" della Chiesa, e non a caso Fassino ieri si è detto "molto sorpreso" della risposta della Cei al Capo dello Stato. Prodi promette di tenere sempre conto delle posizioni della Chiesa, ma lui e il suo ministro Rosy Bindi rischiano di finire fra gli scomunicati per aver istituito, sotto mentite spoglie, il ministero per la distruzione della famiglia. Un istituto da tutelare e rafforzare nel momento in cui il multiculturalismo sta portando alla ribalta forme di organizzazione familiare diverse da quella della nostra tradizione. E i presunti passi avanti nel campo dei diritti civili - vedi la decisione di Padova di aprire surrettiziamente le porte alla poligamia - rappresentano spesso una regressione e non una conquista.

Famiglia/Pacs, cosa dire

La tutela della famiglia, prevista dalla Costituzione, non è una scelta confessionale o ideologica, né volta ad imporre a qualcuno degli stili di vita.

Essa nasce semplicemente dalla convinzione che alla società nel suo complesso quel tipo di famiglia sia utile: che cioè la famiglia tradizionale (al di là delle scelte morali di ciascuno, che sono libere) svolga una funzione socialmente utile, sia per quanto riguarda la mutua assistenza fra i suoi membri, sia soprattutto per quanto riguarda la crescita e l'educazione dei figli.

Queste sono le ragioni per le quali lo Stato accorda alla famiglia tutele giuridiche ed economiche. Lo stesso discorso non è, a rigor di logica, applicabile né alle coppie di fatto eterosessuali, né alle coppie omosessuali.

Le coppie di fatto eterosessuali, se vogliono accedere alle tutele legali previste per il matrimonio, possono sposarsi con rito civile. La scelta di non contrarre matrimonio significa non volersi assumere determinati obblighi. La cosa è perfettamente legittima, e attiene alle scelte di vita di ciascuno. Ma è implicitamente contraddittoria con la richiesta di garanzie proprie della vita coniugale. In effetti secondo l'Istat, su circa mezzo milione di coppie di fatto eterosessuali esistenti in Italia, solo poche migliaia sarebbero interessate ai Pacs.

Per quanto riguarda le coppie omosessuali, il loro rapporto può essere profondo e stabile sul piano affettivo, ma questo non riguarda la legge. Dal punto di vista della funzione sociale, la famiglia omosessuale non è in grado di far nascere bambini, e comunque non è l'ambiente adatto per educarli. La distinzione fra la figura materna e quella paterna è fondamentale nello sviluppo dei figli. Quindi viene meno la primaria funzione sociale della famiglia.

La scelta in sé di due (o più) persone di vivere sotto lo stesso tetto, sulla base di legami affettivi, è una scelta privata che riguarda i rapporti fra privati.

Noi non siamo contrari a prevedere strumenti legislativi che evitino alcune situazioni di disagio legate a queste situazioni (il subentro nell'affitto, il diritto di essere informati su trattamenti ospedalieri ecc.). Ma tutto questo deve riguardare esclusivamente liberi accordi di privati fra loro. Al contrario di quello che chiede la sinistra.

Nel centro sinistra vi è un visibile disagio. I cattolici dell'Ulivo questa volta sono in palese, esplicita contraddizione con le indicazioni della Chiesa. Certo, lo Stato laico dev'essere sovrano in queste decisioni, ma la Chiesa è una realtà importantissima in Italia e nessuno le può vietare di esprimere i propri convincimenti e i propri orientamenti. Essi non sono vincolanti per nessuno, ovviamente, ma chi si dice cristiano avrebbe un obbligo morale di coerenza.

Il programma dell'Ulivo prevedeva i Pacs, in questo hanno ragione l'estrema sinistra e i radicali. La linea di Mastella, che aveva firmato il programma con un'esplicita riserva su questa materia, è palesemente ipocrita.

E' bene ribadire, comunque, che noi non abbiamo nulla contro le scelte diverse dalla famiglia tradizionale. Ognuno ha il diritto di fare le scelte che vuole. Ma non vogliamo creare un'imitazione del matrimonio, che renda simili o equivalenti cose che sono diverse fra loro, come la convivenza e la famiglia.

Sondaggi/Oggi stravinceremmo

"Storico sorpasso" lo definisce il Corriere della Sera: quello delle intenzioni di voto a favore di Forza Italia (28,3%) contro il Partito democratico (27,9%), che tuttavia ancora non esiste ma è potenzialmente formato dagli elettori della Margherita e dalla maggioranza di quelli dei Ds.

Solo il 20% degli intervistati ritiene che il centrosinistra possa vincere alle prossime elezioni politiche contro il 57,9% che attribuisce la vittoria al centrodestra. Anche se, per quanto possano far piacere o impaurire questi risultati, il fatto è che le elezioni sono ancora lontane.

Più importanti risultano quindi gli spostamenti che riguardano l'area di centrosinistra, dove sono in calo Rifondazione e Verdi, rispettivamente al 7,2% e all'1,7%: flessioni causate da scelte politiche che non sono accettabili per l'elettorato della sinistra radicale, antiamerikano e pacifista, che non perdona a Prodi l'ampliamento della base di Vicenza e il rifinanziamento della missione in Afghanistan. Nodi politici di difficile soluzione che aumentano la difficoltà della coesistenza tra le due anime dell'Unione. Anche se la tendenza negativa è limitata dalla crescita dei comunisti italiani all'1,6%.

Il test è ritenuto affidabile dalla maggioranza stessa perché realizzato da una società demoscopia a cui l'Unione commissiona da anni le ricerche per tastare il polso dell'elettorato: i dati, quindi, risultano - per la sinistra - allarmanti quanto veritieri.

E se la sinistra piange, il centrodestra sorride di fronte alle prospettive future: gli appuntamenti di primavera per il rinnovo di alcune amministrazioni possono offrire la conferma del fallimento di un governo ad appena un anno dal suo insediamento, con il recupero anche di quell'elettorato più resistente.

Un risultato a portata di mano che non permette errori e necessita di un'attenzione particolare anche nella presenza sul territorio e nella scelta dei candidati. Se a livello nazionale basta Berlusconi, a livello locale sono proprio gli uomini e le donne incaricati di rappresentare la coalizione a fare la differenza. Una scelta sbagliata fa saltare il botteghino e fa perdere la scommessa anche quando il vincente è dato 13 a 1.

Sondaggi/…ma è meglio non dirlo

I sondaggi forniscono la fotografia della situazione e confermano come ben oltre la metà del Paese non si senta rappresentata da Prodi e dal suo governo. Sono bastati sei mesi di governo Prodi per dimostrare a tutta l'Italia come la maggioranza sia incapace, dilettantesca, pittoresca, mossa solo da interessi economici e dalla conquista del potere, tenuta insieme esclusivamente dall'antiberlusconismo, di certo distante dai reali problemi del Paese. Se però questo dato esalta Forza Italia e il centrodestra, allo stesso tempo rappresenta un altro, fondamentale, elemento di coesione per la sinistra. Tutti, dai Ds alla Margherita, dal Pdci ai Verdi, dallo Sdi al Prc, sanno bene che se si tornasse a votare per la sinistra non ci sarebbe scampo. E non solo per una singola tornata elettorale, ma per parecchi anni, come ebbe ad avvertire qualche mese fa lo stesso Romano Prodi.

La paura di perdere potere e poltrone, quindi, è più pressante dell'antiberlusconismo. Se è vero che ogni singolo ministro ha avuto 3 miliardi da spendere e spandere per accontentare le clientele, se è vero che Prodi sta ricreando l'Iri a palazzo Chigi, non c'è un solo rappresentante della maggioranza che voglia perdere questa posizione di privilegio. Quindi, più sono negativi - per la sinistra - i sondaggi, più l'Unione si compatta, fa squadra (non a parole ma nei fatti), si attacca al potere e non c'è nulla che glielo fa mollare. I sondaggi possono anche demoralizzare, ma sono mastice per la sinistra. E più ne vengono diffusi di lusinghieri per Berlusconi, più sono negativi per Prodi, più questo presidente del Consiglio rischiamo di tenercelo a lungo.

Rischi/Porte aperte ai clandestini

La sinistra, soprattutto quella radicale, in campagna elettorale prometteva che, una volta al governo, avrebbe smantellato tutte le riforme del governo Berlusconi, che avrebbe restituito all'Italia l'ordine che il centro destra aveva alterato mettendo mano riparatrice sul sistema giustizia, sul mercato del lavoro, su quello radiotelevisivo e fiscale, e tra i primi bersagli indicava anche la Bossi-Fini sul tema dell'immigrazione.

Infatti, mentre il lenzuolo delle liberalizzazioni copre goffamente e con scarso successo le vergogne di una maggioranza che litiga dai Pacs alla base-USA di Vicenza, proprio in questi giorni si consuma silente ed inesorabile un processo di distruzione della famigerata Bossi-Fini.

La regolamentazione del fenomeno dell'immigrazione, con particolare attenzione a quella clandestina, era stato uno dei raggiunti obiettivi di maggiore vanto per il governo Berlusconi; partendo dall'assunto che si tratta di un tema estremamente delicato e che non può essere affrontato se non valutando tutti gli effetti, sia sociali che economici, la Bossi-Fini era stata una risposta seria e decisa all'esplosivo ed incontrollato fenomeno d'ingresso nel nostro Paese di immigrati clandestini (di cui la maggioranza di fede Islamica).

Ma, coerentemente con quanto detto in campagna elettorale (le promesse, quando c'è da cancellare qualcosa, loro le rispettano sempre) uno dei primi colpi ad una riforma che produceva sin dalla sua approvazione buoni risultati è stato assestato due giorni fa con un emendamento presentato dal governo e che oggi sarà sottoposto al voto alla Camera. In forza di tale emendamento verrà sostanzialmente abolito il permesso di soggiorno e contemporaneamente consentito all'extracomunitario il permesso di entrare in Italia a due condizioni: se in possesso del semplice visto e se si impegna a rimanere meno di tre mesi in Italia.

La gravità del fatto, purtroppo, pare non sia così evidente agli occhi del governo. L'effetto di tale scellerato provvedimento, non è tanto quello di un'incondizionata e per nulla selettiva apertura delle nostre frontiere, come dire, il problema non è tanto il prius quanto il posterius, ovvero l'impatto, non necessariamente immediato, che sul piano sociale avrà siffatta politica.

Idea-giovani/Come valorizzare i talenti

Al Senato è in programma un'audizione del ministro Fioroni sullo stato della scuola in Italia confrontato ai sistemi educativi degli altri paesi europei. E' singolare che questo accada contestualmente alla pubblicazione del rapporto dell'UE "Eurydice" (la rete istituzionale che raccoglie e diffonde dati o informazioni comparate sui sistemi educativi di trenta paesi europei), sulla promozione e la valorizzazione dei talenti. Secondo il rapporto, il nostro Paese è particolarmente fortunato circa l'esistenza di menti eccellenti. Si stima un potenziale compreso tra il 3 e il 10% della popolazione, cioè tra 100 e 300.000 unità di "piccoli geni". Il problema, però, è che mancano strategie di individuazione dell'ingegno. Lo stimolo della loro creatività è troppo spesso affidato all'esclusiva discrezionalità degli insegnanti, e lo studente particolarmente sveglio, se ha la fortuna di incontrare un insegnante "illuminato", può esprimersi, altrimenti, rischia di addirittura di essere affossato.

L'unica misura positiva, riportata dal rapporto europeo, è la possibilità di poter stilare piani di studio personalizzati, come previsto dalla Riforma Moratti. Ancora una volta, quindi, emerge il concetto che la valorizzazione dell'individuo è imprescindibile dalla possibilità di potersi realizzare. A questo si contrappone la smania di smantellamento del ministro Fioroni che, tipica di una certa sinistra egualitarista, avrà anche l'effetto negativo di appiattire l'espressione dei talenti. Ancora una volta l'Europa traccia la strada del percorso formativo del futuro, un percorso flessibile, in cui devono poter trovare approdo le aspettative e le passioni del singolo. Con la scuola sindacalizzata di Fioroni, invece, in cui persino le scelte dei libri di testo si avviano ad essere frutto di compromessi al ribasso, si sta procedendo in una direzione diametralmente opposta.

   

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