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Speciale 11 Settembre

La guerra in Afghanistan

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Politica Interna

Maggio 2003

 
 

30/5/3 TELEKOM SERBIA: PER UN GIUDIZIO POLITICO NE SAPPIAMO GIA' ABBASTANZA.

Nella mia qualita' di comune cittadino non sono in grado, per ora, di capire se per la vicenda Telekom Serbia siano state pagate tangenti. Non so se il prezzo pagato fosse congruo cosi' come non sono in grado di sapere se "Mortadella, Cicogna e Ranocchio" abbiano ef fettivamente trafficato al fine di far giungere a determinate correnti poli tiche, tranches di queste tangenti. Come sempre accade in questi casi e' stato sollevato un polverone che rende difficile distinguere i confini reali della vicenda. C'e' una Commissione Parlamentare insediata e non rimane altro che attenderne le conclusioni. In attesa di conoscere dalla Commissione eventuali responsabilita' individua li per quanto attiene le ipotizzate tangenti, non ci si puo' tuttavia esimere dall'esprimere un giudizio politico. E il giudizio politico non puo' che essere severo: sono stati elargiti un migliaio di miliardi di vecchie lire ad un Milosevic contro il cui regime dopo poche settimane sarebbe partito l'attacco della Nato. Si e' rifornito di denaro fresco, di cui non si e' piu' trovata traccia , un dittatore che stava per essere travolto dall'ignominia internazionale. Aspettiamo pure sino a quando ne sapremo di piu' per dare giudizi sulla lice ita' dei comportamenti individuali. Ma non perdiamo gia' da ora l'occasione di esprimere un severo giudizio politico su tutta l'operazione.

 
 

29/5/03 LA NOTTE MAGICA DI MANCHESTER.

Quella che si e' consumata a Manchester e' stata una notte magica. Non e' stata una vittoria del Milan e nemmeno della Juve: e' stata una vittoria italiana. Niente arbitri contes tati, niente scontri tra diverse tifoserie. Niente botti, niente bottiglie lanciate in campo e niente liti tra giocatori. Solo una grande festa dello sport dove le uniche armi impiegate dalle diverse fazioni erano lo sfotto' e le battute in un clima di generale allegria. Una grande lezione, quella dell'Italia, ad una Inghilterra sbigottita per la correttezza in campo e fuori dal campo. Quella di Manchester e' l'Italia che dobbiamo esportare. Un'Italia solare ed allegra che soffre per centoventi minuti , ma che riesce a controllare le emozioni regalando la miglior immagine di se'.

 
 

28/5/03 E' IL LAVORO A DOVER CERCARE I DISOCCUPATI ?

Appare, sulla prima pagina di un quoti diano milanese del 28 maggio, un pezzo di Sergio D'Antoni scritto in quali ta' di vice segretario nazionale dell'Udc. E' una fotografia scattata al Paese dall'ex sindacalista dopo la consultazione amministrativa. Tra le tante cose condivisibili che dice D'Antoni, ve n'e' pero' una che, a parere di chi scrive, poco e' in sintonia con lo spirito di questo governo. Egli infatti, in una disamina sul mondo del lavoro, afferma che " e' il la voro a dover andare dove ci sono i disoccupati e non viceversa". Sulla enun ciazione teorica siamo tutti d'accordo, la pratica pero' e' altra cosa. La realta', purtroppo, e' quella che richiede sacrifici e spirito di adatta mento. Il lavoro servito sotto casa e' una utopia non piu' sostenibile. Si e' provato per decenni ad impiantare carrozzoni nel mezzogiorno per creare nuo vi posti di lavoro. I risultati li conosciamo tutti: debito pubblico alle stelle e fabbriche dismesse. Ora l'approccio del governo e' diverso e molto articolato. Sarebbe impossi bile concentrare in poche righe il progetto generale. Credo comunque che il cavalcare un vecchio slogan come quello che deve essere il lavoro a cercare i disoccupati, rappresenti una delle vecchie chimere sindacali che poco hanno giovato all'interesse generale del Paese.

 
 

28/5/03 RIFORME O MODERAZIONE ?

Credo che, nella Cdl, debbano preoc cupare piu' i successi che le sconfitte. Se infatti il caso di Roma ha gene rato malumori in AN, e' paradossalmente l'affermazione dell'Udc che potrebbe rappresentare una mina vagante per la coalizione di centro destra. A questo successo elettorale infatti ha immediatamente corrisposto una ri chiesta, da parte dei leader centristi, di maggior "moderazione". Ed e' in questa lettura del dato elettorale che si annida qualche pericolo. Non va in fatti dimenticato che la Cdl ha conquistato il governo del Paese con un pro gramma di rinnovamento e di riforme. Ne' va dimenticato che esiste, all'in terno della maggioranza, la Lega che preme perche' queste riforme vengano rapidamente attuate Sarebbe una iattura una maggioranza di governo all'interno della quale una componente preme sul pedale dell'acceleratore e un'altra su quello del freno. Spettera', come al solito, a Silvio Berlusconi trovare un giusto punto di equilibrio che consenta di attuare le ormai indifferibili riforme senza per questo allarmare la componente centrista dello schieramento che va alla ricerca di qualche forma di moderazione.

 
 

26/5/3 L'ULTIMA OCCASIONE.

La recente consultazione amministrativa, anche se parziale, ha recato un dato politico che, paradossalmente, e' il seguente: nessuna novita' politica di qualche rilievo. Quanti speravano che dalle urne uscisse una sonora sconfitta per il centro destra, sono serviti. I rapporti di forza sono sostanzialmente invariati. Cio' e'tanto piu' significativo dal momento che, storicamente, elezioni che si svolgano a meta' di una legislatura rappresentano un momento di difficol ta' per la compagine di governo. E' quindi ragionevole ritenere il segnale di queste amministrative una dolo rosa sconfitta per la sinistra che, se non e' riuscita a far valere le sue tesi come efficente amministratrice, molto difficilmente potra' sperare di capovolgere la situazione alle elezioni politiche del 2006. Per la sinistra, insomma, si allontana sempre di piu' il governo del Paese. Dobbiamo quindi aspettarci un periodo di relativa tranquillita' dal punto di vista politico? Temo di no! La consapevolezza di questa situazione porte ra' la sinistra ad accentuare i tentativi per far cadere il governo Berlusconi con una spallata. Sfumata l'ipotesi di vederlo cadere per un verdetto popolare assisteremo ad un infittirsi di tentativi volti a farlo cadere per via giudiziaria, per il conflitto di interessi o per chissa' cos'altro ancora. La strada per una democrazia compiuta e' ancora lunga.

 
 

26/5/03 IL PROBLEMA DEL "TIRAMISU'" .

Siamo arrivati alla farsa ! Il Presidente del Consiglio deve infatti dare conto al tribunale di Milano dei suoi impegni al fine di consentire una valutazione sulla "istituzionalita'" dei medesimi. Se questi impegni saranno giudicati sufficentemente istituzionali, Egli po tra' rinviare le sue udienze al tribunale di Milano. In caso contrario no. L'esordio si e' avuto in occasione del suo recente incontro con il premier del Lussemburgo che si e' concluso con una colazione di lavoro. Pare che, in questo caso, un PM milanese abbia eccepito sulla lunghezza di questa co lazione di lavoro: infatti se fosse stata piu' breve avrebbe consentito al Cavaliere di presentarsi in giornata al cospetto degli inquirenti. Sembra quindi di capire che il problema sia quello del "tiramisu'" . Ovvero: una colazione di lavoro tra due capi di governo puo' comprendere an che il dessert con un inevitabile allungamento dei tempi di permanenza a tavola oppure no ?

 
 

26/5/03 GLI UOMINI DEL CAMBIAMENTO SOMMERSI DAI PROCEDIMENTI GIUDIZARI.

Non so se l'affermazione di Silvio Berlusconi secondo la quale, nel 95, Bossi fece cadere il primo governo del la Cdl perche' fu minacciato di pesanti conseguenze giudiziarie sul piano personale, risponda a verita'. So pero' un' altra cosa : senza nulla togliere agli altri leader della Cdl, e' l'alleanza politica tra Berlusconi e Bossi a fare la differenza. Il centro destra infatti vince, e alla grande, quando comprende la Lega. E' accaduto nel 94 e si e' ripetuto nel 2001. Si puo' dunque sostenere con certezza che, fatte salve le differenze di peso elettorale, l'elemento in grado di conferi re una svolta alla vita politica nazionale e' l'alleanza Berlusconi Bossi. Ebbene, qui' e' lo strano, su questi due uomini che hanno modificato il corso della storia italiana ribaltando equilibri politici consolidati e sini strorsi, pendono innumerevoli procedimenti giudiziari. Per Berlusconi ri guardano le sue precedenti attivita' imprenditoriali e per Bossi riguardano reati d'opinione quali frasi pronunziate durante comizi elettorali. Pare che, in totale, siano avviate contro di loro centinaia di azioni giudiziarie. Questa e' la vera anomalia italiana ! E cioe' il fatto che sul capo dei due leader (e solo sul loro) che hanno determinato una svolta nell'indirizzo po litico del Paese incomba la mannaia giudiziaria. Altro che il conflitto di interessi !

 
 

23/5/2003 LE PAROLE DEL PAPA ASCOLTATE SOLO QUANDO FA COMODO.

Il Pontefice e' tornato a parlare dell'aborto. Lo ha fatto da par suo, con il peso della sia autorita' morale e con parole chiare e inequivocabili: "la tutela della vita fin dal suo con cepimento e' condizione necessaria per costruire un futuro degno dell'uomo". Anche chi, come chi scrive, aveva a suo tempo votato a favore dell'aborto nel l'apposito referendum, ha oggi piu' di un motivo per interrogarsi su una leg ge che, pensata per sanare sia pur dolorosamente casi estremi, e' divenuta nel tempo poco piu' che un altro metodo di contraccezione. Cio' che stupisce non sono quindi le parole del Pontefice, ma il latitare di fronte alle sue parole di tutte le forze politiche che dell'aborto libero e garantito avevano fatto la loro bandiera. Nessun commento e nessuna reazione, solo un grande silenzio, Cio' e' tanto piu' grave dal momento che le parole del Papa sono frequente mente utilizzate come autorevole avallo di scelte politiche, cosi' come acca duto in occasione della recente crisi irachena. Insomma, per dirlo piu' chia ramente, accade che il Papa , in determinati casi, sia usato da una certa si nistra come testimonial pubblicitario: massima enfasi al suo pensiero e alla sua figura. Non appena pero'le sue parole sfiorano una legge, la 194, che e' un vessillo della sinistra, si registra questo fuggifuggi generale. L'unica reazione, per giunta clandestina, e' quella di bisbigliare a denti stretti: "l'aborto non si tocca".

 
 

22/5/03 ROSSELLA ACCUSATO DI AVER FATTO CRESCERE I CAPELLI A BERLUSCONI.

L'ordine dei giornalisti della re gione che e' considerata una delle locomotive economiche d'Europa, la Lombar dia, elargisce una tirata d'orecchi al direttore di Panorama, Carlo Rossella. Cosa avra' mai combinato di tanto grave il direttore del prestigioso settima nale per meritarsi l'accusa di falso? Solo questo: sulla copertina di Pano rama del quindici maggio appare di spalle Silvio Berlusconi, i cui capelli sulla nuca sono piu' folti di quanto appaia in altre fotografie. Ecco quindi che, dall'Ordine dei giornalisti, scatta l'accusa di aver taroc cato la foto per rendere piu'attraente la figura del Cavaliere. " Chi fa cio', recita l'accusa, arreca un vulnus all'immagine del giornale, della re dazione e dell'intera stampa italiana....." Dopo essermi rialzato da terra dove ero caduto in seguito al violento scop pio di risate cagionato dalla decisione dell'Ordine dei giornalisti, vorrei dare a Carlo Rossella un sommesso suggerimento: seguiti con le foto di belle ragazze in copertina, direttore. Nessuno creera' mai un problema se le lo ro grazie vengono ritoccate al computer. Diverso e' il caso di Silvio Berlusconi: anche la sola ipotesi di favorirlo attribuendogli qualche capello in piu', fa scattare l'inquisizione.

 
 

21/5/03 LA FORZA DELLA CRONACA RENDE SUPERFLUI I COMMENTI.

La cronaca e', per definizione, im pietosa. Capita talvolta che, oltreche' impietosa, possa divenire anche bef farda. Assistiamo infatti, in questi giorni, a due episodi di cronaca che, trovando contiguita' nello spazio loro dedicato dai quotidiani, fanno appari re il paradosso di alcune notizie. La prima vicenda e' quella di un tabaccaio milanese che, oggetto dell'ennesi ma rapina, reagisce a pistolettate freddando un rapinatore. Per lui vi e' un concreto rischio che si aprano le porte delle carceri. Le stesse porte delle carceri, e siamo alla seconda notizia, si sono aperte per far uscire Enzo Brusca, reo confesso di un atroce delitto per il quale e' stato condannato a trent'anni di reclusione. Dopo soli sei anni guadagna una semiliberta' con gli arresti domiciliari. Inutili i commenti. Provvede gia' la cronaca che, accostando i due episodi, ne mette in luce le laceranti contraddizioni.

 
 

21/5/2003 LE RICHIESTE DI AUMENTO DI STIPENDIO DELLA MAGISTRATURA.

Alcuni giorni orsono e durante l'ennesimo scontro tra le cosiddette toghe rosse e il potere politico di cen tro destra,il ministro Castelli, tirato per la giacca e richiesto di un suo commento sulla vicenda, ebbe a dire con fare sornione: " quando si sapra' quanto hanno chiesto di aumento di stipendio, i magistrati non avranno piu' tanto da ridere". Ora sono note le richieste dei magistrati al governo per un "ritocco" sala riale: si parte dai ventiduemila euro per gli uditori giudiziari (il gradi no piu' basso dell'ordinamento giudiziario), sino ad arrivare ai sessantacin quemila euro di aumento per gli ermellini della Cassazione, ovvero il gradi no piu' alto. Se questi aumenti verranno concessi occorrera' allo Stato italiano una mag gior disponibilita' di denaro che si aggira intorno ai 500 milioni di eu ro e cioe' un migliaio di miliardi delle vecchie lire. Piu' o meno l'impor to di una delle svariate "una tantum" appioppate negli anni passati agli italiani nelle pieghe di qualche "finanziaria". Credo con questo di capire l'aria sorniona del ministro Castelli.

 
 

19/5/3 IL BOOMERANG DEI PROCESSI A CARICO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.

La decisione di Silvio Berlusconi di andare al tribunale di Milano a raccontare i particolari della vicenda Sme che lo vede imputato e che, evidentemente, i piu' non conoscevano, ha gia' prodotto un risultato. La magistratura infatti, dopo le parole del Cavaliere, si ritrova in un sol colpo ad arretrare di ben dieci punti percentuali nella fiducia in essa riposta dagli italiani. Dopo un periodo durante il quale le variazioni nel gradimento erano pressoche' insignificanti, si registra questo crollo che porta solo ad un terzo la percentuale degli italiani che ancora ripongono fiducia nella Istituzione giudiziaria. Se tanto mi da tanto e' da ritenere che se il Cavaliere, confortato da questi dati, seguitera' a far conoscere "urbi et orbi" i risvolti delle sue vicende giudiziarie, quando si addiverra' ad una conclusione dei suoi processi si registrera' una ben singolare condizione: ad essere delegittimato dalle eventuali sentenze di reita' non sara' tanto l'oggetto dei progetti medesimi, ma la magistratura che li ha emessi.

 
 

16/5/03 TREMATE, TREMATE LE "PALOMBELLE BOLSE" SON TORNATE.

I girotondisti son tornati. Meno numerosi del solito hanno manifestato per le vie di Roma con il consueto corollario di saltelli, e slogan scritti con lo spray rosso. Chi pensasse che la loro manifestazione fosse rivolta contro gli ignobili e perduranti attacchi al leader della Cisl, Savino Pezzotta, sarebbe in errore. A loro, evidentemente, poco o nulla importa se contro un leader sindacale parte una contestazione di tipo terroristico che, dati alla mano,potrebbe preludere ad epiloghi drammatici. Niente di tutto questo! Il loro nemico e' sempre e solo uno: Silvio Berlusconi. E' lui il bersaglio perenne e costante di tutte le manifestazioni girotondiste. Il Cavaliere inoltre, e' come la Sars: contagia chi lo avvicina. E' accaduto anche con Savino Pezzotta che, da quando ha firmato con il governo il "Patto per l'italia" e' divenuto un nemico del popolo al pari del cavaliere medesimo. Se viene quindi minacciato non e' altro che il legittimo rigetto di quanti non condividono la sua scelta di concordare con un governo democraticamente eletto alcune scelte di politica economica e salariale. Quello sopra descritto e' un luminoso esempio di socialismo reale.

 
 

13/5/03 I RIPENSAMENTI DI PRODI E LE GIRAVOLTE DI COFFERATI.

Il Godot del centro sinistra pare aver cambiato idea ancora una volta. Cio' che pareva acquisito sino ad alcuni giorni orsono, e cioe' il suo disinteresse per concorrere alla Presidenza del consiglio italiana, ora non lo e' piu'. Il Presidente della Commissione europea, Romano Prodi, sembra infatti nuovamente interessato a Palazzo Chigi. Deve essere questo il motivo che ha indotto Sergio Cofferati ad una giravolta clamorosa staccandosi dalla sinistra piu' estrema per avvicinarsi alle posizioni meno oltranziste che sarebbero rappresentate dal ritorno di Prodi. Infatti, dopo aver cavalcato l'art. 18 basando su questo le sue ambizioni politiche, ha detto "no grazie". Si e' quindi allineato alle posizioni della segreteria diessina nel non riconoscere all'art.18 alcuna utilita'. Non andra' a votare al referendum promosso da Rifondazione dal momento che " e' sbagliato, non risolve i problemi e divide anziche' unire". Inutile dire che la sinistra del centro sinistra, Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi e Correntone grida al tradimento. L'epiteto piu' gentile che gli viene rivolto e' quello di "alleato dei padroni". Il che, per un ex sindacalista, non e' mica robetta! Gongola invece Prodi che, dopo le preoccupazioni per le rivelazioni sulla vendita della Sme, vede, nella metamorfosi di Cofferati, una stampella per un suo ritorno alla vita politica nazionale.

 
 

12/5/03 LE COLPE DELLA DC.

Sono certamente in molti a chiedersi come mai, in Italia, il governo non riesca a governare senza che l'opposizione scateni, ogni giorno, feroci polemiche e scontri devastanti. Il tutto, a ben vedere, sempre finalizzato a mettere in discussione la legittimita' del governo medesimo e il buon diritto del suo leader a governare. Credo che cio' derivi da quanto e' accaduto nei cinquant'anni di governi democristiani che hanno retto il Paese nel secondo dopoguerra: infatti, nell'ultima parte di quel periodo , la DC lascio' che la sinistra, anno dopo anno, occupasse i gangli vitali del Paese. Dalla stampa alla giustizia, dai sindacati alla scuola. Il momento in cui la mannaia giudiziaria si abbatte' sulla DC polverizzandola, la sinistra era praticamente pronta a ricevere direttamente dalle sue mani il governo del Paese , avendo i suoi uomini gia' saldamente insediati nelle strutture dello Stato. Accadde invece che , nel 94, la "gioiosa macchina da guerra" predisposta da Occhetto fu travolta dal ciclone Berlusconi che mando' in fumo gli ambizioprogetti governativi della sinistra. Ecco quindi che, e siamo ai nostri giorni, abbiamo un governo che rappresenta il volere popolare, ma abbiamo alcune strutture dello Stato che erano state pensate per ben altri governi. E' quindi da temere che, sino a che non vi sia stato un avvicendamento interno a queste strutture, si manterra' saldo il loro legame con l'opposizione finalizzato a rendere difficile la vita a governi che non siano "sinistri". Tutto cio' con buona pace della democrazia !

 
 

6/5/3 LA PRESENZA DEL CAVALIERE NELLE AULE DI GIUSTIZIA NON E' UNA NOTIZIA.

Se un cane morde un uomo non e' una notizia. Se e' un uomo a mordere un cane, quella si che e' una notizia. Questo abusato concetto e' alla base degli insegnamenti impartiti agli allievi dalle scuole di giornalismo. Deve essere a quelle scuole che hanno formato il loro sapere i giornalisti del TG3. Per loro infatti la notizia non era quella del presidente del Consiglio che, al tribunale di Milano, rendeva pubbliche una serie di manovre tra poteri dello Stato e un imprenditore privato per aggiudicare a quest'ultimo, a prezzi di saldo, aziende di Stato. No, la notizia che veniva data con maggior enfasi era quella di un isolato e solitario contestatore che, all'interno del palazzo di Giustizia, tendeva un agguato verbale al Cavaliere. Forse pero', a ben vedere, quei giornalisti non hanno completamente torto. Infatti, da quando e' entrato nell'agone politico, la presenza di Silvio Berlusconi nelle aule di giustizia non rappresenta piu' una notizia.

 
 

5/5/03 CHI PAGA I DANNI ?

La recente assoluzione di Giulio Andreotti da parte della corte d'appello di Palermo merita una riflessione. Tutta la vicenda dei sospetti di "mafiosita'" riguardanti la persona del senatore a vita, ha generato processi che sono durati un decennio. Cio' ha avuto un costo economico imponente: si va dai compensi e dai costi delle protezioni elargite ai collaboratori di giustizia, sino alle mille trasferte degli inquirenti. Per non parlare dei costi di aule di giustizia speciali di ingenti mobilitazioni di forze dell'ordine e quant'altro. Senza dimenticare che i magistrati che si occupavano di queste inchieste non potevano, evidentemente, occuparsi d'altro. La vicenda ha avuto quindi costi economici molto rilevanti. Tuttavia il costo piu' alto e' stato certamente quello che l'Italia ha pagato in termini di credibilita' internazionale. Il sottoporre a lunghi ed estenuanti processi Andreotti, ha certamente generato all'estero molteplici perplessita'. Non va infatti dimenticato che il divo Giulio, oltre ad essere stato per ben sette volte Presidente del Consiglio, e' stato anche a lungo ministro degli esteri. Non e' quindi azzardato ritenere che egli fosse l'uomo politico italiano piu' noto. Il fatto che questa personalita' sia stata inquisita cosi' a lungo per accuse infamanti non ha certo giovato all'immagine dell'Italia nel mondo. Ebbene, di fronte a questo doppio danno, economico e di immagine, e' mai possibile che nessuno ne risponda ?

 
 

5/5/03 L'ANDREOTTEIDE.

La corte d'appello di Palermo ha assolto Giulio Andreotti dalle accuse di contiguita' con la mafia. Cade quindi il castello del teorema accusatorio che vedeva Andreotti colluso e intento a scambiare effusioni con i mammasantissima. Il Paese non puo' che essere sollevato nell'apprendere dell'innocenza di un uomo che, in qualita' di capo del Governo, per ben sette volte ha giurato fedelta' alla Repubblica Italiana davanti al capo dello Stato. Rimane una sola curiosita': se Andreotti non era colluso (come acclarato dalla corte d'appello di Palermo), come poteva indurre "i picciotti" ad eseguire materialmente l'omicidio del giornalista Pecorelli per il quale lo stesso Andreotti ha subito una condanna in qualita' di mandante cosi' come si evince dalla sentenza emessa dal tribunale di Perugia ? Credo che il questito meriti una risposta.

 
 

2/5/03 PROGRESSITI O REGRESSISTI ?

' opinione diffusa che l'attuale sinistra italiana nulla abbia a che fare con i progressisti. Le sue posizioni sono infatti piu' che altro da ricondurre a qualche forma di neoconservatorismo. Vi e' infatti una sinistra, una sua cospicua parte, che si oppone a qualsiasi ipotesi di rinnovamento preconizzando un sostanziale mantenimento dello statusquo. Basti pensare agli atteggiamenti riguardo l'ipotesi di riforma della giustizia. Per non parlare di un ritorno al "tanto peggio, tanto meglio". Non si puo' infatti leggere in altro modo la scelta di andare ad uno scontro frontale con il referendum sull'art 18. Ebbene, su questa tesi del "non" essere progressista dell'attuale sinistra viene a trovarsi anche il condirettore dell'Espresso Giampaolo Pansa. Egli infatti, proprio sull'Espresso di questa settimana, elenca una serie di motivi per i quali la sinistra e' tutto fuorche' progressista. Si va dalle contestazioni a Pezzotta sino alle battaglie di retroguardia come quella di attaccare un quotidiano che e' una voce solista tra la stampa di sinistra: Il Riformista. Conclude, Pansa, paventando che questi ex progressisti vadano lentamente traformandosi in "regressisti". Non si puo' che essere d'accordo con lui !

 
 

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