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Politica Interna Gennaio 2003 |
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30/1/03 OPPOSITORI OFFESI PERCHE' IL CAVALIERE PARLA PRIMA CON BUSH CHE CON LORO. Nelle stesse ore in cui Silvio Berlusconi si accin geva ad intraprendere il viaggio che lo avrebbe portato nel giro di pochi gior ni ad incontrare Blair, Bush e Putin, si registrava in Italia molta irrequie tezza nelle file dell'opposizione. Ne' era sufficente, a mitigare i malumori, la notizia che la Cassazione aveva rigettato le istanze volte a chiedere il trasferimento dei processi milanesi riguardanti anche il Capo del Governo. L'irrequietezza si traduceva in una lunga serie di dichiarazioni da parte del la nutrita schiera di notabili del centro sinistra dalle quali si evinceva che l'irritazione era motivata dal fatto che il Premier era impossibilitato a re carsi in Parlamento per riferire prima della sua partenza. L'atteggiamento dell'opposizione, va pero' compreso: questa infatti assiste stralunata all'aumento del peso politico e diplomatico sullo scenario interna zionale dell'odiato avversario. Mai si era visto, in Italia, un capo del Gover no che godesse di cosi' ampio credito presso i grandi del pianeta. Cosi' co me e' sconcertante il fatto che egli riesca a coniugare gli impegni al mas simo livello con le inevitabili preoccupazioni per il dipanarsi di vicende giudiziarie che lo affliggono dal momento stesso in cui ha deciso di entrare in politica. Quasi quasi, si potrebbe sommessamente suggerirgli di fermare per un attimo la Storia per correre in Parlamento a riferire a Castagnetti ed Angius. Perbacco, di fronte ad un simile impegno, Blair, Bush e Putin possono atten dere. |
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I PARLAMENTARI "TENGONO FAMIGLIA". Dopo l'incredibile sentenza della cassa zione sui processi milanesi che riguardano anche Silvio Berlusconi, si e' re gistrato un immediato aumento della temperatura politica. La maggioranza che sostiene il governo, leale e coesa, si e' schierata a fianco del suo leader e ha detto a chiare lettere che, in caso di una sua eventuale condanna e a fronte di richiesta di sue dimissioni, la strada maestra da percorrere sarebbe unica mente quella dello scioglimento delle camere con elezioni anticipate. E' a questo punto e forse a fronte di questa coesione che a sinistra, parlo del la sinistra ufficiale e non dei girotondisti che rappresentano unicamente lo ro stessi, si e' levata qualche timida voce a sostenere che anche per il Pre mier dovrebbe valere cio' che vale per ogni cittadino: la presunzione di inno cenza sino all'ultimo grado di giudizio. Pur nell'apprezzare queste parole di moderazione, non ci si puo' esimere dal formulare un sospetto. Infatti, nella storia recente d'Italia, non si e' mai visto uno scioglimento delle Camere che avvenisse a meno di quattro anni dal loro insediamento. Il motivo e' molto semplice: il diritto alla pensione per deputati e senatori scatta unicamente se la legislatura supera i tre anni di vita. Ecco quindi che il Cavaliere dovra' temere un attacco piu' a fondo unicamente quando le Camere avranno superato il periodo minimo di legislatura per conferi re trattamenti pensionistici ai parlamentari. Le vie della politica passano anche attraverso il "tengo famiglia" di deputati e senatori. |
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27/1/03 SADDAM RINGRAZIA. Uno dei piu' potenti regimi politici mai esistiti, quello sovietico, e' caduto senza che fosse sparato un sol colpo di fucile. Stessa cosa potrebbe accadere al regime di Bagdad incalzato dalla pres sione militare esercitata dalle truppe americane ai suoi confini. Cio' potreb be infatti indurre il Rais ad accettare uno dei salvacondotti offertigli e ab bandonare l'Iraq. Questo scenario comincia ad essere preso in considerazione da molti osservato ri i quali rilevano che il Presidente degli Stati Uniti, parlando un giorno si e l'altro pure di un imminente attacco americano all'Iraq, potrebbe perseguire l'obiettivo di tentare di sbarazzarsi del regime iracheno, senza ricorrere ad interventi militari diretti, ma unicamente con la forte pressione psicologica esercitata sul Rais ed i suoi accoliti. A conferma di cio' valga l'esempio che non si e' mai visto un capo militare, quale e' Bush in questo momento, co municare all'avversario ogni invio di truppe nell'area di crisi. Ove questo scenario fosse plausibile, a mandare tutto all'aria ci avrebbero pensato Francia e Germania che, nel comunicato congiunto di Chirac e Schroe der dei giorni scorsi, prendono le distanze dalla posizione americana. Questa presa di distanza rappresenta un oggettivo indebolimento della posizione di Bush che, per esercitare il massimo di pressione psicologica sul regime irache no, deve poter contare sulla completa assonanza di idee con gli alleati. Questa, beninteso, e' solo una ipotesi. Ma, se le cose stanno cosi,' il Rais di Bagdad se la ride e la deprecabile eventualita' di una guerra, anziche' allonta narsi, si e' avvicinata. |
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24/1/03 IL RE E'MORTO: VIVA IL RE ! Si e' spento, nella sua casa sulle colline torinesi, Giovanni Agnelli. Se ne va con lui un pezzo importante del la nostra storia industriale assieme ad un pezzo della nostra storia piu' fri vola. Quella fatta di riflettori internazionali e di belle donne; di passioni sportive e di battute fulminanti. Fiumi di inchiostro sono stati versati per descriverne la complessa figura, ma la definizione piu' efficace mi pare sia anche la piu' breve: "re di una Ita lia repubblicana". In queste ore in cui tutti i piu' celebri giornalisti dell'universomondo stan no vergando pagine per commemorarlo, a me, uomo della strada, rimane una sola curiosita' che riguarda la sua vicenda umana. Questa: mi chiedo se il declino della FIAT e' iniziato a causa della malattia che lo ha costretto a distoglie re l'attenzione dalla fabbrica torinese, oppure se e' stato il dolore causato dalle difficolta' in cui si dibatteva la FIAT ad aprire un varco nella sua for te fibra consentendo al male di aggredirlo. Il tipo di risposta a questa domanda potrebbe fornire ulteriori elementi per completare il quadro della personalita' di questo straordinario personaggio che viene oggi consegnato alla Storia. |
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24/1/03 NOGLOBAL: NO ALLE PANINERIE SI A PORTO ALEGRE. La guerra dichiarata dai noglobal al le paninerie comincia a dare i suoi frutti. Sono infatti gia' piu' di una dozzina quelle che, solo in Italia, hanno abbassato le saracinesche. Per i dipendenti di queste paninerie non vi sara' cassa integrazione ne ammortizzatori sociali: sono quattro gatti e, per giunta, non politicamente corretti. Se rimangono a spasso e' solamente affar loro. Contemporaneamente si e' aperto a Porto Alegre, che e' divenuto il tempio dei noglobal, il Social Forum Mondiale. Vi partecipa anche una allegra brigata di nostri parlamentari sinistrorsi. Giova ricordare che, l'anno scorso, i personaggi politici italiani che parteciparono al Social forum di Porto Alegre, tornarono in Italia con un regalo: la scelta di Firenze come sede del Social forum europeo. Manifestazione questa che, pur conclusasi felicemente, tenne sui carboni accesi la citta' di Firenze e genero' una velenosa polemica sulla opportunita' di concedere una citta' d'arte per manifestazioni di questo tipo. Speriamo che, questa volta, tornino a mani vuote ! |
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22/1/03 MISTERI DI AREA EX COMUNISTA. Tra i tanti misteri che riguardano l'ex PCI, ve n'e' uno piccolo piccolo, ma non per questo meno intrigante. Sto par lando dell'Unita'. Il quotidiano fondato da Gramsci che , a causa di bilanci perennemente in sintonia cromatica con il colore del partito, fu praticamente costretto a chiudere. Manco' per un certo periodo dalle edicole e poi ricom parve diretto da Furio Colombo. Il neodirettore, affiancato da Padellaro, applico' le piu' elemenari ricette liberiste: riduzione di organici e rigido controllo delle spese. Cio' fatto impresse al quotidiano una linea radicaleggiante e meno in sintonia con quel la cultura di governo che, in qualche misura, stava lentamente entrando nel DNA degli ex comunisti. Ebbene, qui' e' lo strano, il quotidiano ha ripreso fiato e pare che soddisfi la proprieta' in ordine al numero di copie vendute. Detto in parole povere gli stessi lettori che avevano abbandonato l'Unita' quando era piu' vicina alla segreteria del partito, ritornano ora quando la sua linea politica e' molto meno ortodossa. E il bello e', se di bello si puo' parlare, che gli stessi lettori si impe gnano ad inviare al quotidiano numerose lettere per contestarne la linea po litica di apertura a girotondisti e noglobal. Insomma, il motivo apparente per il quale la base ex comunista si e' riavvi cinata all'Unita', e' quello di contestarne le tesi di fondo. Chi ci capisce e' bravo ! |
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21/1/03 LA RICONOSCENZA SECONDO GLI EX COMUNISTI. Anno 1992: il PDS di Occhetto, nato dal vecchio PCI, entra a far parte dell'Internazionale Socialista. Cio' e' re so possibile dall'atteggiamento favorevole a questo ingresso da parte del PSI di Bettino Craxi. Anno 2003: il "Nuovo Psi" non viene ammesso ai lavori dell'Internazionale So cialista riunitasi a Roma. Non viene concesso di partecipare e nemmeno di as sistere in qualita' di osservatori. Gli artefici di questa esclusione sono co loro i quali , grazie alla perorazione di Craxi, furono a suo tempo ammessi all'Internazionale: gli attuali diessini. Per chi avesse delle curiosita' in ordine alle motivazioni di questa incredi bile esclusione vi sono un paio di risposte. La prima colpa e' quella di es sersi alleati con la Casa delle Liberta'. La seconda, ancora piu' grave e an cora bruciante, e' quella di aver, nella CDL, vinto le elezioni confinando gli ex comunisti alla opposizione. |
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21/1/03 TICKET PRODI COFFERATI: PROVE TECNICHE. Il professore bolognese, presente a Firenze per l'inaugurazione dell'anno accademico, incontra anche una delegazione di esponenti della CGIL. Grandi sorrisi e pacche sulle spalle. Prende sempre piu' corpo l'ipotesi del ticket Prodi Cofferati ( lo stesso Cof ferati che aveva giurato di non avere alcun progetto poltico), in previsione delle elezioni del 2006. I partiti del centro sinistra paiono quindi intenzio nati a ripetere quanto fecero con esito positivo nel 1996: accodarsi dietro il faccione pacioso di Prodi per tentare di sedurre l'elettorato moderato. A differenza di allora i comprimari potrebbero non essere piu' D'Alema e Veltro ni, ma Cofferati e Moretti. Rimane un solo problema: quello del torpedone usato da Prodi per la campagna elettorale del 1996. Potrebbe essere utilizzato per un altro tour promozio nale caricando, oltre a Prodi, una nutrita rappresentanza del variopinto mon do dei noglobal che, a quanto pare, parteggeranno per lui. Gia', ma in questo caso l'elettorato modera caso l'elettorato moderato potrebbe non condividere. Niente paura ! Sara' sufficente oscurare i vetri dei finestrini per non farli vedere dall'esterno. Nel frattempo pare che il torpedone in questione sia gia' in officina per dare una ripassata al motore. |
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20/1/03 L'INDULTO E LA PERORAZIONE DEL PAPA. Da una rilevazione di Renato Mannheimer si evince che la maggioranza degli italiani e' sfavorevole al provvedimento d'indulto. Le forze politiche dovranno quindi votare su questo argomento aven do da una parte i paletti posti dal Pontefice che ha chiesto al Parlamento provvedimenti di indulgenza. Dall'altra i paletti posti dalla gente comune, cattolici compresi, che vede l'indulto come fumo negli occhi. La dicotomia potrebbe pero' non essere tale. Piu' apparente che reale. Il richiamo del pontefice e' infatti il grido che nasce dalla speranza di un mon do migliore nel quale il perdono sia pratica quotidiana. La diffidenza della gente comune nasce invece dal timore , non del tutto infondato, che eventuali provvedimenti di indulgenza potrebbero peggiorare ulteriormente la sicurezza. Al Parlamento quindi il difficile compito di coniugare alti moti dello spiri to e pragmatismo del vivere quotidiano . La maggior parte delle forze politi che pare orientata a lasciare liberta' di voto. Saranno quindi i singoli par lamentari a dare la non facile risposta. Magari ricordando che esistono sem pre due piani: quello teorico e quello pratico. Anche il Vaticano, ad esempio, e' indulgente nelle parole del suo massimo esponente, ma e' severissimo con i ladruncoli scoperti nel suo territorio. |
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17/1/03 IL CAVALIERE E I TELEFONINI. Dopo i ripetuti inviti del Capo dello Stato a ridurre gli attriti tra maggioranza e opposizione, abbiamo finalmente avuto un esempio felicemente bipartisan. E' accaduto quando il Presidente del Consiglio, nell'inaugurare una mostra fi latelica a Montecitorio, ha invitato i giovani a "liberarsi dalla dittatura del telefonino". Ecco che, come d'incanto, maggioranza e opposizione concordano: "ha pienamente ragione". Eh si, non se ne puo' piu' di questo totem continuamente sfruculiato tra le ma ni dei piu' giovani dividendo il loro tempo tra "messaggini inviati" e "mes saggini ricevuti". E poi, diciamo la verita', lo scambio dei primi messaggini faceva sentire un poco carbonari e rappresentava una botta di originalita'. Ora non rappresenta altro che la ripetizione all'infinito di un cerimoniale che esaurisce il suo significato nella ritualita' del gesto. Il tutto in una prospettiva di ulteriore allontanamento dalla capacita' di esprimere il pro prio pensiero con carta e penna, sostituita da un linguaggio da spot pubblici tario Il Cavaliere insomma, con una semplice battuta, ha individuato un argomento sul quale concordano maggioranza e opposizione. Non solo: avra' forse scon tentato i produttori di telefonini, ma ha ottenuto il plauso da tutti quei genitori che si debbono confrontare quotidianamente con le richieste da parte dei figli del denaro occorrente per far funzionare i telefonini. E scusate se e' poco ! |
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17/1/03 LA UE HA COLPITO ANCORA. Affaticata per le cospicue energie spese al fine di stabilire quale fosse la curvatura ammissibile per le "euro banane", la UE ha deciso che, per il cioccolato, non e' necessario specifi carne l'esatta composizione. L'Italia vede quindi respingere un suo ricorso volto a tutelare il cioccolato doc. Quello prodotto esclusivamente con burro di cacao. Per i golosi estimatori di questo alimento si profila quindi la necessita' di imparare a destreggiarsi tra il "burro d'illipe'", "il burro di karite'", il "grasso di nocciolo di mango" e la "stearina di shorea". Ingredienti, tut ti questi, ammessi per l'eurocioccolato. Mi pare che, ancora una volta, Eurolandia abbia dato modesta prova di se'. |
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16/1/03 ART.18 E PICCOLE AZIENDE, UNA MINA VAGANTE PER LA SINISTRA. E' arrivata come una bomba la notizia che la Consulta ha dichiarato ammissibile il quesito referendario voluto da Bertinotti per estendere l'art. 18 alle piccole aziende. Una bomba per la maggioranza che dovra' decidere se dare battaglia o se inventare qualche formula per evitare uno scontro lacerante. Una bomba per l'arcipelago della sinistra che dovra' gestire una situazione dove, gia' sin d'ora, si intravedono posizioni diverse e mille distinguo. E' ovviamente troppo presto per azzardare ipotesi su come potra' andare a finire. Una sola certezza: la filosofia del "tanto peggio tanto meglio" seguita ad ispirare le mosse di questa sinistra. Ne e' prova il fatto che il ricorso ad un simile quesito referendario non e' solo dannoso per la maggioranza di governo e per l'intero Paese. E' dannoso anche e soprattutto per una sinistra che, da una parte e' alla disperata ricerca di elementi che la uniscano, mentre dall'altra deve fare i conti con una realta' che, piu' che rischiare di dividerla, rischia di polverizzarla. Credo di capire la motivazione del successo della fraseologia morettiana. Quando dice ai compagni" seguitiamo a farci del male", sa molto bene di che cosa parla. |
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16/1/O3 I LIB-LAB E I CATTOCOMUNISTI. Probabilmente non e' stato casuale il concomitare del terzo anniversario della dipartita di Bettino Craxi con la comparsa in edicola di una rinnovata edizione dell'"Avanti" che, nella sua nuova veste, si definisce "quotidiano liberalsocialista". Proprio questa definizione, "liberalsocialista", mi fa tornare alla memoria quello che, probabilmente, fu l'ultimo progetto politico di Craxi. Ovvero la creazione di un Polo Liberal-Laburista che, per brevita' venne poi chiamato Polo Lib-Lab. In parole povere il progetto consisteva nella aggregazione dei partiti laici minori e cioe' Pri, Psdi e Pli che, unitamente al Psi, avrebbero dato luogo ad una forza politica che poteva contare di partenza su un consenso elettorale intorno al 20%. Cio' avrebbe consentito al Psi e ai partiti laici minori di poter meglio reggere l'attacco delle forze cattocomuniste che, come si e' visto in seguito, volevano a tutti costi mettere il piombo nelle ali del Craxismo. Le idee, come si sa, camminano sulle gambe degli uomini. Finito Craxi nessuno piu' si occupo' di quel progetto Lib-Lab che avrebbe potuto modificare il quadro politico generale e, con esso, una parte della storia d'Italia. |
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15/1/03 SGARBI SANREMESI. Ho sempre ritenuto Pippo Baudo un presenta tore "normale". Niente voli e calma piatta. Insomma, una garanzia di tranquil lita'. Ora mi debbo ricredere. L'aver affidato a Sgarbi la conduzione del "Dopofestival" rappresenta una scelta coraggiosa che rompe una tradizione di scarsa digeribilita' del polpettone sanremese. Vittorio Sgarbi, del resto, e', assieme a Giuliano Ferrara, uno dei rarissimi personaggi che sanno fare televisione e che bucano il video. Una televisione colta e riflessiva, una televisione che sa coniugare divertimento e ironia, una televisione che non si accontenta di conciliare il sonno, ma e' capace di tenere ben svegli a suon di provocazioni. Una televisione, insomma, che vorremmo avere e che non abbiamo. E' per questo che ho definito come coraggiosa la scelta di Baudo di affidare agli sgarbi di Sgarbi la conduzione di un pezzo importante del programma. Questa scelta potra' causargli applausi o seccature. Magari entrambi. Di certo non sara' un viatico per l'addormentamento. |
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14/1/03 LA DOTE DI COFFERATI. I diessini, e' cosa nota, hanno rinunciato da tempo alla falce ed al martello. L'ironia della sorte vuole pero' che lo stesso martello si riproponga. Questa volta assieme all'incudine. E' infatti tra l'incudine del proprio elettorato storico e il martello dei girotondisti e noglobal che i diessini, loro malgrado, si vengono a trovare. E' probabilmente in questo senso che va letto il cedimento di Fassino alle ri chieste di Cofferati volte a far partecipare ai prossimi vertici dell'Ulivo anche Moretti e Agnoletto. Vi e' molto da dubitare sul fatto che la cosa ral legri la dirigenza querciaiola. Ma tant'e'. Le porte dei prossimi vertici uli— visti si apriranno per Cofferati che si presentara' con la sua dote rappresen tata dai rispettivi leader di girotondisti e noglobal. Oddio, come dote non sara' un granche'. E' tuttavia grazie ad essa che Sergio Cofferati e' riuscito, senza uno straccio di investitura popolare, ad entrare nel santasantorum del centro sinistra. E' quindi a lui che questa sinistra spaventata dalle piazze affidera' il difficile compito di tentare di tenere unite forze politiche che vanno dalla Margherita ai comunisti di Bertinotti. Quest'ultimo, peraltro, ha gia' fatto sapere di considerare Sergio Cofferati poco piu' di un neoliberista. Il che, dal suo punto di vista, equivale quasi ad un insulto. |
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14/1/03 LA STRADA DELLA DEMOCRAZIA E' SEMPRE IN SALITA. "Non condivido le tue idee, ma sono pronto a dare la mia vita affinche' tu possa esprimerle liberamente". Questa massima, che se non ricordo male appartiene a Montesquieu, e' alla base di ogni sistema democratico. Ebbene, mi risulta particolamante difficile condividerla oggi, apprendendo che e' stata conferita una protezione a tale Adel Smith. Il che, detto in pa role povere, significa che questo "signore" circola con una scorta conferita gli dallo Stato italiano. Quello stesso Stato che egli svillaneggia quotidia namente dalle tribune televisive che gli vengono improvvidamente offerte. E mi risulta ancora piu' difficile metabolizzare il fatto che la stessa scorta alla cui protezione e' stato affidato, sia stata, a suo tempo, negata ad un giovane e brillante docente universitario che collaborava con il Ministero del Lavoro: il suo nome e' Marco Biagi. Ma tant'e'. Le ragioni dell'intelletto debbono prevalere sugli umori viscera li. Certo e' che la strada della democrazia e' difficile da percorrere. Parti colarmente in casi come questo dove, il personaggio in questione, fa del suo meglio per indurci a regredire al suo livello privilegiando gli istinti peg giori. |
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14/1/03 LO SCIOPERO E' UN DIRITTO O UN DOVERE ? "Quanto mi ami?", era sino a qualche tempo fa la domanda che, in uno spot televisivo, rivolgeva una ragazzina al suo innamorato con il quale parlava al telefono. A parere di alcuni analoga domanda andrebbe rivolta ad Enrico Mentana magari cosi' modificata : "quanto sei di sinistra"? Gia', perche' anche l'esser di sinistra va dosato. Non e' infatti sufficente una "modica quantita'" come per gl oppiacei. Occorre esserlo a tutto tondo. Lo ha capito molto bene il direttore del TG5 che si e' beccato dalla Federa zione nazionale della stampa un denuncia all'autorita' giudiziaria per "com portamento antisindacale", per aver mandato in onda il notiziario di Media set nonostante lo sciopero proclamato dal sindacato dei giornalisti per la giornata del 20 dicembre. Visto che siamo in un clima che prelude a modifiche del Dettato Costituziona le, vorrei sommessamente suggerire di apportare una modifica la' dove si parla del diritto di sciopero. A quanto pare, in questo strano Paese, quello di aderire ad uno sciopero non e' un "diritto". E un "dovere". |
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10/1/03 CHE FINE FANNO LE LETTERE INVIATE ALL'UNITA' ? La polemica, questa volta, e' tutta interna alla sinistra. Piu' precisamente interna agli organi di stampa della sinistra. Ed e' il nuovo foglio di area dalemiana, il Riformista, a condurre le danze. Pare infatti che all'Unita' pervengano molte lettere di militanti delusi dalla linea politica di apertura verso girotondisti e noglobal attualmente prati cata dal quotidiano diessino. Sembra quindi che all'Unita', nella miglior tra dizione tartufesca, queste lettere, anziche' prendere la strada della tipo grafia per essere pubblicate, prendano una strada molto piu' breve: quella del cestino. Ecco allora che alcuni militanti, di quelli tosti, inviano le stesse lettere, mai pubblicate sull'Unita', al Riformista che, polemicamente, le pubblica. Accade insomma che il pensiero della base diessina non trovi posto sull'or gano ufficiale del partito e venga invece raccolto da un giovane quotidiano che, pur appartenendo all'area della sinistra, poco ha a che fare con gli organismi ufficiali del partito. La cosa non deve essere di poco conto se ad accorgersene sono stati anche i tiggi' Rai che, tra imbarazzi e mezzi sorrisi, hanno dato la notizia. Cio' che si profila all'orizzonte non e' quindi solo uno scontro tra le diverse forze politiche del centro sinistra. E' uno scontro frontale che attraversa anche e forse soprattutto il maggior partito d'opposizione. |
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9/01/03 "IL MIGLIORE", "I MIGLIORISTI" E I "PEGGIORISTI". C'era una volta Palmiro Togliatti. Fu a lungo segretario del PCI e autorevole esponente del comunismo internazionale. Veniva soprannominato "Il migliore". Vennero poi, e siamo agli inzi degli anni 60, i "miglioristi". Nulla a che ve dere con "il migliore". Rappresentavano, anzi, l'ala destra del partito. Quel la, per intenderci, che era piu disponibile a trovare accordi con il PSI, il partito del garofano. Il termine miglioristi veniva sovente utilizzato in sen so spregiativo. Ora, e abbiamo girato la boa del secolo e del millenio, fanno capolino " i peg gioristi". E' Giuseppe Caldarola, ex direttore dell'Unita', ad affibbiare ques to titolo a Sergio Cofferati il quale, con il suo continuo prendere le distan ze dalla segreteria diessina, configura un vero e proprio partito del no. Insomma, questo pezzo di sinistra che fa capo agli ex comunisti, e' sostanzial mente immobile nel progetto politico di fondo, ma si e' imbattibile nella vi vacita' dell'inventare nuove definizioni per amici e alleati. Da qualche tempo a questa parte si fa un gran parlare di satira e qualcuno, in nome della satira, ha avuto cadute di buon gusto. E pensare che, frequente mente, la satira piu' graffiante e' quella fornita dalla realta' dei compor tamenti quotidiani ! |
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9/01/03 I TRASTULLI DELL'UNITA'. L'Unita' ha aspettato la fine delle fes tivita' natalizie per proporre un gioco ai propri lettori. Il gioco e' quel lo dell'Oca in una versione modernizzata. Ovvero: il Grande Gioco dell'Oca. Extracomunitaria. Rappresenta le difficolta' che deve superare un extracomu nitario per conquistare l'ambito permesso di soggiorno dopo l'entrata in vigore della legge BossiFini. Poiche' l'idea del Gioco dell'Oca e' meno inelegante delle usuali attenzioni riservate dall'Unita' al centro destra becero e razzista, vorrei qui' suggeri re alla premiata ditta "Colombo & Padellaro" che attualmente gestisce il quo tidiano fondato da Antonio Gramsci, di seguitare sulla linea dei giochini. Uno di questi, mi permetto di suggerire, potrebbe essere un antico gioco lombardo il cui nome e' "Ciapa el tram balurda". Potrebbe essere dedicato a quanti, nella galassia della sinistra, non si decidono a saltare sul carro comune sul quale sono gia' saliti Cossutta e Mastella, la Bindi e Rutelli. |
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9/01/03 LA RIVINCITA DI TREMONTI. E' andata avanti per mesi la critica al l'operato di Tremonti. Da tutti i settori dell'opposizione e da qualche setto re della maggioranza si e' seguitato a lungo a sparare contro il Ministro dell'Economia. La sua colpa ? Quella di tenere stretti i cordoni della borsa in una situazio ne di congiuntura econonica pesantemente sfavorevole per tutti i Paesi occi dentali. Il tutto in una realta' che vanta un debito pubblico stratosferico e con un buco di bilancio, regalo del precedente governo, valutabile in decine di migliaia di miliardi di vecchie lire. Ora, finalmente, arriva un dato positivo: la riduzione del 25% del fabbisogno, fa ben sperare in ordine alle prossime valutazioni del Fondo Monetario Interna zionale che, a fronte di questa notizia, potrebbe rivedere il rapporto tra de ficit e Pil. Dinanzi a questo dato che premia la tenacia di Tremonti l'opposizione, anziche' prendere atto con soddisfazione, seguita a criticare puntando il dito sulla pre carieta' della situazione. Quella stessa opposizione che pensava di risolleva re le sorti economiche d'Italia con il Bingo (che peraltro va maluccio), non riesce a darsi pace del fatto che, per la prima volta da molti anni a questa parte, si registra una inversione di tendenza. All'opposizione insomma, poco o nulla importa della situazione economica del Paese. Cio' che importa e' che le cose vadano male al fine di poter attaccare il Ministro, il Governo e, naturalmente, il Premier. |
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RISCHIO TERRORISMO NELLA RELAZIONE DEL MINISTRO DEGLI INTERNI. 'allarme sul rischio terrorismo lanciato dal ministro degli interni Giuseppe Pisanu, rappresenta un ulteriore elemen to di riflessione sulla situazione attuale del "Bel Paese". Non e' di conso lazione il fatto che, anche l'opposizione, abbia manifestato timidi segnali di apprezzamento. Il dato piu' impressionante riguarda il numero degli attentati incendiari e di namitardi, ben 119, che hanno interessato il territorio nazionale nel 2002. Cosi' come non tranquillizza la ragionevole previsione che, in caso di conflit to con l'Iraq, vi sarebbe il rischio di un aumento esponenziale di attentati di questo tipo. Parimenti non va sottovalutata l'ipotesi che, in un clima generale di guerra internazionale, i gruppi terroristici legati al fondamentalismo islamico si saldino con gruppi del terrorismo nostrano da tempo alla ricerca di una "nobi le causa" per scatenare vere e proprie azioni di guerriglia. E' in questo quadro generale che occorre, fin da subito,una netta ripulsa di quelle zone grigie all'interno delle quali allignano gruppi eversivi. E' da auspicare che tutte le forze politiche che in qualche modo sono vicine ad am bienti che si sono distinti nell'esprimere frange violente, prendano le oppor tune distanza, pesino le parole e non forniscano avalli di sorta. |
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BRESCIA O MILANO ? Siamo ormai ad un tiro di schioppo da una data importante: il 27 gennaio. Tranquilli ! Non e' la data di qualche profezia di Nostradamus. E' semplicemente la data in cui e' previsto il pronunciamento della Cassazione sul trasferimento a Brescia di processi che, in maniera piu' o meno diretta, riguardano anche Silvio Berlusconi. Politologi e opinionisti sono gia' scatenati a evocare scenari su cio' che po trebbe accadere ove il trasferimento fosse negato e i processi rimanessero a Milano con conseguente previsione di una condanna. Si va dallo scioglimento delle Camere con conseguenti elezioni anticipate, sino all'ipotesi di un cambio a Palazzo Chigi con altri esponenti del centro destra. Dico subito che questi scenari lasciano il tempo che trovano. Non va infatti dimenticato che abbiamo, in Italia, una riforma elettorale a meta'. L'unica cosa certa e' che il Premier non e' a Palazzo Chigi per alchimie delle segre terie dei partiti; e' a Palazzo Chigi perche' vi e' stato mandato da chi ha la titolarita' del potere democratico: il suffragio popolare. Dopo di cio' si entra nell'ambiguita' di cio' che non e' stato definito dalla parziale riforma elettorale. Un eventuale scioglimento delle Camere, ad esempio, porrebbe piu' problemi di quanti ne risolve. Uno per tutti: quale tipo di governo potrebbe avviare il Paese ad elezioni an ticipate? Un Governo di garanzia? Un Governo ponte? Un governo dalle larghe intese? Dio ce ne scampi! Non si vede, tra l'altro, un solo motivo per il qua le le garanzie previste per ogni cittadino, che deve essere considerato inno cente sino all'ultimo grado di giudizio, non debbano valere anche per il Capo del Governo in carica. |
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SE RINASCO FACCIO IL PENTITO ! C'era un tempo lontano, portavo ancora i calzo ni corti, in cui mi si chiedeva spesso cosa avrei fatto da grande. Ora che la canizie ha conquistato buona parte dei miei capelli, questa domanda, purtrop po, non me la rivolge piu' nessuno. Ed e' un peccato perche', a differenza di allora quando mi capitava di sovente di non aver la risposta pronta, ora quella risposta ce l'avrei. Credo infatti esista una condizione che puo' essere giudicata attraente e foriera di vantag gi per se' e per la propria famiglia: sto parlando dei pentiti. La paga, a quanto pare, e' tutt'altro che malaccio e di lavoro non ci si ammaz za. Lo Stato protegge te e tutta la tua famiglia e se, per combinazione, hai una insopprimbile antipatia per qualcuno, non devi fare altro che bisbigliare un paio di paroline all'orecchio di chi sai tu e quel signore e' belle che sistemato.. Vuoi mettere con il rag. Rossi che ha passato la vita nella sfida quotidiana del rimbalzare tra casa e ufficio? Combattendo con targhe alterne, scioperi dei mezzi pubblici e inflazione programmata. Condannato a questa vita senza nemnmeno un giorno d'indulto. No, no! Molto meglio fare il pentito. |
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7/1/03 PER L'OCCIDENTE, DOPO L'URSS IL FONDAMENTALISMO ISLAMICO. L'occidente e' uscito da pochi anni da una situazione che lo vedeva contrapposto alla galassia sovietica. Sono stati decenni di reciproca deterrenza a suon di armamenti nucleari e guerra fredda. L'implosione dell'URSS simboleggiata dalla caduta del muro di Berlino pareva essere l'inizio di una nuova era di pace all'interno della quale il vecchio nemico, assunte le sembianze di Putin, si andava trasformando prima in un amico e poi, addirittura, in un alleato. Purtroppo pero' l'illusione di una pace stabile durava poco giacche'un nuovo nemico si andava appalesando: il fondamentalismo islamico. Un nemico piu' subdolo e pericoloso giacche' non possiede eserciti ne' sofisticati armamenti. E' forte unicamente del fanatismo dei sui adepti che non esitano a darsi la morte per provocare lutti e devastazioni al "nemico occidentale". Nemico occidentale che, peraltro, e' considerato tale dal fondamentalismo islamico proprio in virtu' dei principi sui quali si regge: liberta' e tolleranza. Checche' se ne dica il confronto e' regredito dal piano del "collettivismo contro capitalismo" al piano di un confronto di culture, di religioni e di etnie. Temo che, per l'occidente, sia iniziato un periodo turbolento che non sara' ne' facile ne' breve. |
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MISTERI ITALIANI. Sono ormai parecchi mesi che la crisi Fiat troneggia nelle prime pagine dei quotidiani e nei servizi di apertura dei tiggi'. Naturalmente e' giusto cosi'. E' giusto che vi sia un grande interesse per la sorte della principale industria italiana e per la sorte di 8000 dei suoi dipendenti che rischiano il posto di lavoro. Cio' che non si comprende e' il motivo per il quale altrettanta cassa di risonanza non vi sia per un altro settore, quello bancario, che rischia di avere conseguenze parimenti infauste. Si parla infatti di esuberi per 12.000 dipendenti, 8.000 dei quali riferiti ad un solo Istituto. Si potrebbe obiettare che la crisi Fiat e' piu' grave dal momento che, dietro il colosso torinese, vi e' un indotto che rischia, a sua volta, di finire a catafascio. Gia', ma anche gli Istituti bancari, stante la difficile congiuntura internazionale, sono in crisi per la riduzione della vivacita' e delle operazioni di quelle piccole e medie imprese che costituiscono la vera spina dorsale dell'economia italiana. Il problema, dunque, non e' questo. C'e' qualcuno in grado di diradare le nebbie che avvolgono questa apparente contraddizione ? |
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3/1/03 LA TV DI STATO SI ERA "DIMENTICATA" DI GIORGIO GABER. Le esequie del Signor G sono state un un grande momento di struggente raccoglimento. Dapprima con la folla che, numerosissima, sfilava commossa davanti al feretro in quel vecchio Piccolo Teatro che lo vide protagonista. Piu' tardi con la cerimonia funebre celebrata all'Abbazia di Chiaravalle dove si sono mescolati volti noti e una moltitudine di persone che, con gli occhi lucidi, tributavano l'ultimo saluto ad un loro beniamino. Tutto questo a testimoniare quanto fosse amato dal pubblico questo straordinario personaggio che era cantante, compositore, poeta e molte altre cose ancora. Stupisce quindi che un artista cosi' sentito dal pubblico sia stato ignorato per molti anni dalla TV di Stato. Che io ricordi, le sue ultime apparizioni furono in qualita' di ospite fortemente voluto da Adriano Celentano e, qualche tempo prima, da Gad Lerner nei rispettivi programmi. Per il resto niente di niente. Quella stessa televisione di Stato il cui nocciolo duro non si stanca di parlare di pluralismo, aveva evidentemente in uggia il Giorgio Gaber dimenticando il suo talento ed il feeling con il pubblico. Se ne e' ricordata all'improvviso nel giorno della sua dipartita rabberciando un paio di servizi sul personaggio. Tutto sommato, una pagina non esaltante nella storia della TV di Stato. |
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IL "CASO" SANTORO. Le piazze italiane si debbono preparare a ricevere altri manifestanti. Dopo i noglobal, i sindacati e i girotondisti vi e' qualcun altro che si accinge a convogliare fiumane di persone nelle piazze cittadine. Questo qualcuno e' Santoro che, ringalluzzito da una sentenza di un giudice del lavoro, si accinge a creare una nuova categoria dello spirito: quella degli orfani di "Sciuscia'". Gente che non riesce a prendere sonno se prima non si becca un paio d'ore di acrimonia verso il governo ed il suo leader, Esulta la sinistra che non vede l'ora di tornare a spintonarsi per accedere al teatrino santoriano. A nessuno di loro viene in mente che dopo Moretti, Pardi, Cofferati e qualche altro, anche Santoro , partendo dalle piazze, potrebbe accingersi a tentare la scalata al trono vacante della leadership dell'Ulivo. Un ulteriore pretendente che potrebbe rendere ancora piu' lacerante il momento delle scelte. Non importa! Tutto fa brodo. L'importante e' non mollare quella scatola magica che troneggia nei salotti degli italiani e dalla quale si puo' seguitare ad irradiare melodie che inebetiscano il pubblico convincendolo che, meglio della sinistra, non c'e' nessuno ! |
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DIVERTISSEMENT: SE NON CI FOSSE BERLUSCONI.......... Sia consentito ad un comune cittadino di immaginare quale potrebbe essere la situazione attuale se, nel 1994, Silvio Berlusconi non avesse deciso di scendere in prima persona nell'arena politica sbancando il botteghino elettorale. "Saremmo nell'ottavo anno dell'era Ulivista (la gioiosa macchina da guerra predisposta da Occhetto sarebbe gia' in soffitta per far posto all'Ulivo). Avremmo al Quirinale Fausto Bertinotti che, subentrato a Scalfaro, sarebbe perfettamente a suo agio tra golfettini di cachemire, erre arrotate e velluti Quirinalizi. A Palazzo Chigi avremmo un triumvirato perennemente in lotta con se stesso costituito da D'Alema, Veltroni e Rutelli. AN e la Lega, unici partiti d'opposizione rimasti, sarebbero costretti alla clandestinita' dopo esser stati messi fuori legge da un comitato misto composto da politici e psichiatri che ne dichiaravano l'insania mentale e la pericolosita' sociale. A presiedere le Camere, le cui riunioni si terrebbero nelle piazze cittadine, Agnoletto e Casarini. L'inno nazionale sarebbe stato sostituito da "Bella ciao" nella ormai famosa versione cantata da Santoro. Agli Interni avremmo Livia Turco alle prese con la sanatoria "Turco Napolitano ter", mentre agli Esteri siederebbe Angius agghindato con la kefiah d'ordinanza per tutti i dipendenti di quel Ministero. La televisione di Stato consterebbe di sei reti nazionali piu' un numero imprecisato di emittenti locali: tutte rigorosamente con i bilanci in rosso. Dulcis in fundo, la piu' grande impresa nazionale, la Fiat, sarebbe stata nazionalizzata. La produzione di auto sarebbe pero' solo un fatto secondario. Gli ampi spazi degli stabilmenti sarebbero infatti utilizzati per democratici e oceanici dibattiti sul radioso futuro dell'Ulivo nel cono di luce del Sol dell'Avvenir." Mah, tutto sommato meglio l'anomalia di Berlusconi ! |
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