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Politica Interna Aprile 2003 |
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30/4/03 PREVITI CONDANNATO: LA SORPRESA SAREBBE STATA L'ASSOLUZIONE. Chi ha buona memoria non ha dimenticato che, agli esordi di "Mani pulite", vi fu un grande consenso popolare rivolto verso quei magistrati che scoperchiavano le pentole di un malaffare diffuso . Le vie intorno al tribunale di Milano erano sempre gremite di gente che manifestava il proprio appoggio al lavoro che si svolgeva dentro le mura del Palazzo di giustizia. Per non parlare dei fax. Venne coniato addirittura un nuovo nome per definire un gruppo sociale. Nacque il "popolo dei fax" che scandiva ogni avviso di garanzia inviando messaggi di sostegno ai magistrati che li emettevano. A distanza di una decina d'anni da quei fatti, si svolge un'altra cerimonia che riguarda un ex potente : Cesare Previti. L'aula e' affollata e, alla lettura della sentenza, fioccano, puntuali, gli applausi. Ma tutto finisce li'. All'esterno non c'e' nessuno e le vie adiacenti il tribunale sono deserte. La folla che applaudiva i magistrati di "Mani pulite" si e' volatilizzata. Evaporata come le milizie scelte del rais di Bagdad. Ora c'e' solo vuoto e silenzio. La gente e il popolo dei fax si sono resi conto che la "rivoluzione giudiziaria" altro non era che un tentativo di mutare gli equilibri politici nel paese. La condanna di Previti era gia' ampiamente prevista. Alle gente comune di lui non importa nulla e di applausi non ce n'e' per nessuno. Cio' che si e' visto e' in realta' l'epilogo di Mani pulite che, nata a furor di popolo, e' finita nell'oblio. Di chi la colpa ? |
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29/4/03 DOPO L'IRAK LA SARS: L'EUROPA CONTINUA A LATITARE. Le recenti vicende riguardanti la crisi irachena hanno messo in evidenza l'attuale inadeguatezza della UE che, non solo non e' riuscita ad incidere in alcuna maniera sugli sviluppi della crisi, ma ha fatto registrare spaccature al suo interno tali da mettere in forse l'intera costruzione europea. A distanza di pochi giorni dalla crisi irachena si profila una nuova grave emergenza internazionale, questa volta in campo sanitario. Compare infatti un virus, quello della Sars, che potrebbe rappresentare un rischio di epidemie sul tipo di quelle che, nei secoli passati, hanno decimato l'umanita'. Ebbene, anche in questo caso, la UE latita. Il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, allarga le braccia e ammette che le competenze in campo sanitario sono prerogativa dei singoli Stati membri. Credo che a questo punto sia legittimo il sospetto del cittadino europeo che si chiede se non vi sia una sproporzione tra le ambizioni nella costruzione di una Europa Unita e le sue reali prerogative. |
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22/4/03 IL RITORNO DI FIAMMA. Pare che Romano Prodi, travolto da quel "demon du midi'" che interessa le generazioni meno giovani, abbia avuto un "ritorno di fiamma". Si dice infatti che, se gli riuscira',si candidera' nuovamente alla Presidenza della Commissione Europea. Appare quindi meno probabile un suo ritorno alla vita politica nazionale a capo di una coalizione di centro snistra nella perenne sfida a Silvio Berlusconi. Una sola cosa appare, allo stato delle cose, certa: se mai dovesse ritentare l'avventura per la riconquista di Palazzo Chigi, lo farebbe da solo. Nessun tandem e nessun vice-premierato. La cosa pone qualche problema a Sergio Cofferati che veniva dato come suo partner quasi certo. Il Cinese infatti in questo caso si troverebbe privo di quella copertura al centro indispensabile per nutrire qualche speranza di successo. Deve essere per questo che l'ex leader della CGIL pare essere meno aperto verso il Correntone e verso quei movimenti che si collocano a sinistra della Quercia. Mentre la distanza che ci separa dalle prossime elezioni politiche si misura in anni, paiono tramontare le ipotesi sino a qui emerse sulla leadership del centro sinistra. Non siamo che agli inizi: il seguito alla prossima puntata. |
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22/4/03 BANDIERE DELLA PACE E SMOG. Oramai e' finita da parecchi giorni. Sto parlando della guerra irachena. C'e' una cosa, tuttavia, che resiste imperterrita alla fine della guerra medesima: la voglia di ostentare a finestre e balconi la bandiera multicolore della pace da parte di quanti ritengono , con quella bandiera, di metteresi la coscienza a posto e di guadagnare un posto in paradiso. Accade pero' che, nel caso di Milano, queste bandiere esposte da settimane, comincino a risentire dell'aria inquinata che si respira in questa e nelle altre grandi citta'. Questa esposizione protratta fa si' che le bandiere multicolori comincino ad ingrigire e a presentare i segni di rivoletti grigiastri causati dalla combinazione di pioggia e smog . Va rilevato che queste bandiere cosi' come sono ora,sporche ed ingrigite, rappresentano al meglio la contraddizione pacifista. Una grande e nobile idea, quella della pace universale, sporcata dallo smog di essere divenuta una idea di parte. Il che e' esattamente l'opposto di cio' che occorre per salvaguardare realmente la pace universale. |
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22/4/03 ELEZIONI AMMINISTRATIVE: NESSUN RIFLESSO SUL GOVERNO. Aumenta il numero di quanti, all'interno della sinistra, intendono dare un significato politico con inevitabili ripercussioni sul governo, alle ormai prossime elezioni amministrative. Viene a questo proposito ricordato il precedente del 2000 allorche' D'Alema, capo del governo, diede le dimissioni dopo la batosta alle regionali. Trascurando il non piccolo particolare che i sondaggi piu' recenti accreditano la CdL di un netto vantaggio sulla coalizione avversaria, esiste un altro aspetto che fa la differenza. In quella occasione infatti, un Massimo D'Alema mal consigliato ritenne di portare il peso di palazzo Chigi e della sua persona direttamente nella competizione elettorale. L'esito infauso lo costrinse quindi (e gliene va dato atto) alle dimissioni pressoche' immediate. Non poteva essere diversamente. Molto differente e' invece la situazione attuale della Presidenza del Consiglio che non solo si tiene lontanissima dalle scaramucce della campagna elettorele, ma e' in tutt'altre faccende affaccendata e intenta a definire e consolidare un nuovo ruolo dell'Italia sullo scenario politico internazionale. Nessuna confusione quindi tra le amministrative che rinnoveranno la guida di una parte di Comuni, Province e Regioni, mentre il governo seguitera' a lavorare per realizzare il programma sul quale ha ottenuto la fiducia degli elettori. |
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17/4/03 CUBA LIBRE ? Chi lo conosce bene sostiene che in questo frangente sia un poco depresso: sto parlando del Leader Maximo. Pare infatti che Fidel Castro sia amareggiato dal fatto che, mentre egli produce il massimo sforzo per edificare a Cuba l'ultimo paradiso comunista, si registra qualche critica da parte dei compagni italiani. Questi infatti non hanno compreso che la fucilazione di tre fuoriusciti e la condanna di 78 dissidenti altro non e' che una parte del progetto di fare dell'isola caraibica un fulgido esempio di socialismo reale del terzo millennio. Avrebbe sopportato di buon grado le critiche di Liberazione e del Manifesto; avrebbe accettato la probabile rinuncia di Bassolino a fargli visita in un tripudio di baci ed abbracci. Ma cio' che lo ha ferito piu' profondamente sono state le parole dell'amico Gianni Mina'. Questi infatti, pur specificando che e' in atto da oltre un anno una sporca guerra di Bush per mettere Cuba con le spalle al muro,ha espresso amarezza per l'uso della pena di morte come strumento di difesa da una aggressione..... |
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16/4/03 LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO HA TRAVOLTO GLI EQUILIBRI PREESISTENTI. C'e' una frase di tre parole che fa sobbalzare sulle sedie i progressisti e una umanita' varia che guarda a sinistra. La frase e'la seguente: "nuovi equilibri mondiali". Al solo udirla scattano le difese e partono raffiche di accuse di un nuovo imperialismo nade in Usa e di una ricerca, sempre a stelle e strisce, di una volonta' di egemonia planetaria. Questo riflesso condizionato della sinistra che non vuole sentir parlare di "nuovo ordine mondiale", deriva probabilmente da una sorta di rifiuto del prendere atto della fine di una leadership mondiale bipolare determinata dalla scomparsa di una delle due superpotenze: l'Unione Sovietica. Pur comprendendo l'allergia che suscita il concetto di nuovo ordime mondiale evocante immagini di varie "Spectre" che tramano per assicurarsi poteri planetari, credo non si possa prescindere da una considerazione. Il momento stesso in cui e' caduto il muro di Berlino si e', di fatto, creata una situazione di squilibrio come risultato della esistenza di una sola superpotenza. E' di tutta evidenza che, finito l'equilibrio preesistente, se ne determineranno di nuovi. Si tratta ora di decidere unicamente se vogliamo partecipare alla costruzione di questo nuovo ordine mondiale basato su democrazie e valori occidentali, o se preferiamo aspettare che il nuovo ordine ce lo imponga qualcun'altro. |
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16/4/03 INVIO CONTINGENTE ITALIANO IN IRAK: CENTRO SINISTRA SPACCATO. La votazione in Parlamento riguardo l'invio di militari italiani in missione di pace in Irak, ha spaccato il centro sinistra. Lo strappo, questa volta, non e' frutto del caso ma di una deliberata scelta di D'Alema, Fassino e Rutelli che decidevano, con l'astensione, di avallare l'operazione mentre Verdi e Cossuttiani votavano la mozione di Rifondazione. Lapidario il commento di D'Alema prima del voto: l'Irak rischia di divenire la tomba dell'Ulivo. Occorre comunque rilevare che, in questo caso, la componente riformista dei DS e la Margherita davano prova di senso dello Stato. Cio' non deve pero' esimere da una riflessione : il significato dell'astensione e' stato, contingentemente, platonico dal momento che la maggioranza aveva gia' ampio margine per ratificare da sola le scelte dell'esecutivo. Ben diversa sarebbe la situazione ove fosse il centro sinistra ad essere al governo del Paese. In quel caso infatti avremmo assistito alla desolante paralisi di una importante iniziativa umanitaria internazionale causata dalle divisioni interne del governo italiano. |
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14/4/03 MOHAMMED SAID AL SAHAF: UN NOME UNA GARANZIA. Anche in guerra occorre trovare la forza di un sorriso. Nel conflitto iracheno, a far sorridere, ci ha pensato Mohammed Said al Sahaf, il ministro iracheno che ci intratteneva dal video dicendo amenita' sul conflitto in atto e minacciando gli americani di "fargli un mazzo cosi'". Disse che l'Irak stava vincendo anche quando sullo sfondo si vedeva la polvere degli edifici crollati e il fumo degli incendi causati dall'aviazione Usa. Ora e' scomparso pure lui, assieme agli altri notabili del regime. La differenza e' nel fatto che Mohammed Said al Sahaf, che molti chiamano gia' confidenzialmente MSS, ha lasciato il segno. Gli hanno gia' dedicato un sito Internet e le sue frasi minacciose vengono stampate su magliette e maioliche. A ben pensarci un simile personaggio potrebbe trovare estimatori e ospitalita' anche dalle nostre parti. Potrebbe andare in televisione a raccontar fole sulle cose della politica di casa nostra. Uno di piu' o uno di meno non fa gran differenza. |
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14/4/03 LA GUERRA IRACHENA SI POTEVA EVITARE . rima doveva essere Bagdad, poi doveva essere Tikrit ma, ne' in un caso ne' nell'altro, si e' avuto lo scontro con le milizie scelte del rais. Il regime si e' sostanzialmente liquefatto e la"guardia nazionale" che doveva essere la sua gelosa custode e' evaporata. La constatazione che il regime iracheno e' crollato con relativa facilita' e soprattutto senza quella "Madre di tutte le guerre" che Saddam preconizzava gia' nel 91, e', una volta di piu', un atto d'accusa verso la Francia. Credo infatti non si possa fare a meno di pensare che se, sin dall'inizio della crisi irachena, l'Europa si fosse schierata compatta al fianco di Bush e Blair, c'erano concrete possibilita' di evitare il conflitto. Il satrapo di Bagdad ha invece tratto giovamento dai distinguo franco-tedeschi e il suo regime si e' sfaldato solo il momento in cui e' iniziata l'offensiva militare angloamericana. Ci sono molte buone ragioni per ritenere che il regime si sarebbe dissolto anche solamente di fronte alla minaccia di intervento militare diretto, se questa fosse stata proferita all'unisono dagli Usa e da tutta la vecchia Europa. Un vero peccato! Si e' probabilmente persa l'occasione di veder implodere un regime, cosi'come accaduto in Unione Sovietica, senza sparare un sol colpo di fucile. |
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14/4/03 CARABINIERI IN IRAK: LA SINISTRA TRACCHEGGIA. Le posizioni di quanti, e stanno tutti a sinistra, traccheggiano sull'invio di un contingente di carabinieri in Irak con compiti di polizia sono, quantomeno, singolari. E' come se ad un naufrago che sta per annegare si inviasse, anziche' un salvagente, una serie di dotte disquisizioni sulle migliori modalita' di lancio del salvagente medesimo. Credo non si possa, in alcuna maniera, subordinare l'invio di un nostro contingente alle deliberazioni dell'Onu. Se queste vi saranno, tanto di guadagnato! In caso contrario occorre il coraggio delle proprie scelte nella consapevolezza che, la' dove occorre aiuto, i contingenti di pace italiani hanno sempre operato con equilibrio ed efficacia. E' gia' accaduto in Libano, nei Balcani, in Afghanistan e a Timor Est. Non si vede un solo motivo per rinviare queste operazioni persi nel bla-bla che, come al solito, non e' altro che un vano tentativo per mettere in qualche difficolta' il governo italiano. |
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10/4/03 BAGDAD CADE, LA SINISTRA MANIFESTA. L'immagine della statua di Saddam Hussein che cade trascinata a terra da un blindato americano tra l'esultanza della folla, e' di quelle che si prenotano un posto nella storia. Prepariamoci quindi a rivederla all'infinito cosi' come seguitiamo a rivedere le immagini delle prue dei due jet che fendevano come il burro le strutture portanti delle torri gemelle. Le riprese televisive della statua che cade testimoniano la fine del regime iracheno e fanno il giro del mondo suscitando emozioni e commozioni. Arrivano anche in Italia dove forse qualcuno non si aspettava di vederle cosi' presto. Da una certa parte politica, che poi e' la solita sinistra, si rilasciano dichiarazioni volte a distillare apprezzamento per l'avvicinarsi della fine della guerra, ma operando dei distinguo sul come ci si arriva. La pace, insomma, non e' per loro un bene universale: lo e' unicamente in funzione di come viene conquistata. Se a conquistarla sono i marines americani, non va bene. Prova ne sia che la manifestazione pacifista prevista a Roma per Sabato 12 aprile, si terra' egualmente. Si e' manifestato prima che iniziasse la guerra; si e' manifestato quando la guerra era in corso; si seguita a manifestare a guerra praticamente finita. Una volta che la macchina propagandistica della sinistra & soci e' in moto, e' molto difficile lanciare il "contrordine compagni"! Molto meglio andare avanti come se nulla fosse. Per qualcuno e' come se la statua di Saddam Hussein campeggiasse ancora, nella sua lugubre imponenza, in piazza Del Paradiso, in quel di Bagdad. |
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9/4/03 QUESTIONE IRACHENA: UNA TRAPPOLA PER LA SINISTRA. Il centro sinistra, come sempre accade nei momenti difficili, si e' presentato in ordine sparso al grave appuntamento sulla crisi irachena, riuscendo ad esprimere almeno due distinte posizioni. La prima e' quella dell'antiamericanismo viscerale. No global, Disobbedienti e Correntone che, quasi quasi, tifavano per Saddam. Non potendo farlo apertamente per evidente infamia del dittatore, inventavano allora la formula del "ne' ne'". Ne' con Bush ne' con Saddam. La seconda e' quella espressa dai riformisti diessini e dalla Margherita ed e' una posizione piu' sfumata: si all'America che e' una grande democrazia verso la quale abbiamo debiti di riconoscenza. Ma non a questa America. Non all'America di Bush che viene considerato poco piu' che un abusivo alla Casa Bianca. Alla luce di queste posizioni intrise di ostilita' verso gli Usa,emerge chiaramente un dato: poiche'non e' ipotizzabile in nessuna maniera un governo italiano che non esprima piena lealta' verso il suo principale alleato, il centro sinistra, dopo aver provato alcuni anni orsono l'ebbrezza d'essere al governo, difficilmente potra' candidarsi nuovamente alla guida del Paese. La guerra irachena quindi non ha solamente travolto il regime del rais. Ha minato anche alla base le ambizioni governative del centro sinistra italiano. |
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8/4/03 LA FRANCIA SI INTERROGA SULLA SUA POLITICA ESTERA. L'avvicinarsi all'epilogo della guerra irachena provoca effetti anche a distanza proponendo una rilettura degli eventi recenti in casa europea. In Francia infatti si registra un imponente calo nella popolarita' del primo ministro, Raffarin, che, in una sola settimana, arretra di una decina di punti percentuali. Gli fa buona compagnia il ministro degli esteri De Villepin, che e' stato, assieme a Chirac, il piu' acceso oppositore della politica anglo-americana nella crisi irachena. A rivelare questi dati e' il quotidiano parigino "Liberation", aggiungendo che i sondaggi premiano invece il ministro degli interni, Sarkozy, sostenitore di un maggior rigore per la sicurezza interna del Paese. Da questi dati emerge che i nostri cugini d'oltralpe si stanno interrogando sul significato della loro scelta di affidare la guida del Paese a questo centro destra. Che senso ha, infatti, un governo di centro destra che,non pago di non riuscire a raddrizzare la pesante situazione economica, entra anche in rotta di collisione con America e Gran Bretagna ? |
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7/4/03 SADDAM E L'ATOMICA. Una manciata di anni orsono l'Irak si stava dotando dell'arma nucleare. Progetti, materiali e tecnici gli erano stati gentilmente forniti da un Paese europeo (mi pare fosse la Francia). A bloccare quel progetto ci penso' Israele che, con un raid aereo guidato dalle informative del Mossad, provvide a distruggere le basi irachene e con esse le ambizioni nucleari del rais. Vi furono innumerevoli polemiche contro Israele per quell'azione militare. Oggi tuttavia possiamo affermare con ragionevole certezza che, senza l'intervento israeliano, Saddam Hussein sarebbe in possesso dell'arma nucleare. Credo sia legittimo chiedersi come sarebbe oggi la situazione, da un punto di vista militare, se il rais fosse riuscito , come era nei suoi progetti, a dotarsi dell'arma atomica. |
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7/4/03 PIU' VELOCI I MARINES CHE LA SINISTRA A DECIDERE. Le operazioni militari in Irak paiono aver avuto, negli ultimi giorni, una forte accelerazione. Non e' quindi da escludere che la guerra in corso veda il suo epilogo, con la caduta del regime iracheno, in tempi piu' stretti di quanto potessero far supporre le piu' ottimistiche previsioni. Cio' puo' dare una mano per cercare di comprendere la posizione di quanti, all'interno della sinistra, manifestavano la loro preferenza per una guerra lunga e sofferta. Costoro infatti, evidentemente, paventavano quanto sta accadendo ora e cioe' che le truppe anglo-americane fossero piu' rapide ad avere ragione delle milizie del regime iracheno, rispetto ai tempi della sinistra italiana che non e' ancora riuscita a trovare una posizione univoca riguardo il conflitto in atto. |
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4/4/03 LA SINDROME DEGLI ORFANI. Alcuni personaggi storici della sinistra, da Ingrao a Cossutta sino a Pintor, operano una scelta di campo. Si augurano infatti che il popolo iracheno resista sino in fondo all'aggressore: l'imperialismo made in Usa. Tutto questo non deve stupire piu' di tanto. Esiste infatti una generazione di post-comunisti che si sente orfana. Orfana di una Unione Sovietica che per ottant'anni e' stata la stella polare di quanti, anche in Italia, volevano edificare il comunismo. Ora l'Unione Sovietica non c'e' piu'. Si puo' quindi comprendere lo scoramento di quanti si trovano ad aver perso un fondamentale punto di riferimento politico. Ed e' qui' che scatta la trappola ideologica dell'antiamericanismo a tutti i costi: finita l'Unione Sovietica, a contrastare gli Usa rimangono solo gli "Stati canaglia". Per essere antiamericani occorre quindi, in qualche maniera, stare con questi Stati. Dal lugubre fascino della Unione Sovietica si passa ai regimi da operetta come quello iracheno. A non cambiare e' solo lo scenario di fondo che, in entrambi i casi, trabocca di morti ! |
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3/4/03 IL "CORRENTONE" IN MEZZO AL GUADO. Sara' la voglia di sedere al tavolo dei vincitori o sara' la voglia di sedere al tavolo di chi si occupera', a guerra finita, della ricostruzione dell'Irak. Sta di fatto che , negli ultimi giorni,le posizioni franco-tedesche di contrasto agli Usa si sono notevolmente attenuate. Questa rapida conversione dei due principali Paesi europei che si erano energicamente opposti all'avvio delle operazioni militari, propone un paio di riflessioni. La prima: Se Francia e Germania, anziche' polemizzare, avessero da subito schierato almeno simbolicamente le loro truppe a fianco degli anglo-americani ai confini iracheni, si sarebbe forse potuta evitare la guerra in atto togliendo al rais la speranza di "farla franca" contando proprio sulle divisioni tra Europa e America. La seconda: questo riposizionamento di Francia e Germania rischia di divenire molto scomodo per una parte della sinistra nostrana. Questa infatti , tutta presa a differenziarsi da Tony Blair per inseguire Chirac e Schroder, rischia di rimanere sola soletta in mezzo al guado. Mentre la sinistra riformista italiana si posiziona al fianco di Blair e Francia e Germania tentano di recuperare il rapporto con lo Zio Sam. |
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1/4/03 COREA E VIETNAM. ERA MEGLIO SE GLI AMERICANI RIMANEVANO. Gratta gratta, dietro le manifestazioni pacifiste, spuntal'antiamericanismo storico della sinistra che accusa , alle solite, gli Usa di imperialismo. Mi pare quindi utile ricordare le due principali avventure militari degli americani nel secolo appena passato. Corea: quando intervenne l'armistizio si crearono, di fatto, due paesi distinti: la Corea del Sud e la Corea del Nord. La prima, sotto l'egida americana, e' divenuta una grande potenza industriale. L'altra, la Corea de Nord, sotto l'influenza russo-cinese e' afflitta da carestie, epidemie e scarsita' di cibo. Anziche' affrontare questi problemi, il paese dilapida le sue scarse risorse dotandosi dell'arma atomica. Vietnam: dopo il ritiro delle truppe americane la regione e' divenuta interamente "socialista". La poverta' e' molto diffusa, al punto che la principale fonte nutrizionale della popolazione per quanto attiene l'apporto proteico e' dato dalla carne di ratto (il comune topo, sic!). Credo che gli antiamericani di lungo corso, quelli che scrivono America con la kappa, prima di lanciare campagne di odio verso gli Usa, dovrebbero interrogarsi sul come sono le situazioni in Corea e Vietnam e come avrebbero potuto essere se gli americani non se ne fossero andati. |
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