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Politica Interna Marzo 2003 |
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31/3/02 "EFFETTI COLLATERALI" DELLA CRISI IRACHENA. Si chiama SARS (severe acute respiratory sindrome). E' la sigla di una nuova malattia che, da alcuni giorni, miete vittime in tutto il mondo. I morti sarebbero gia' alcune decine e i contagiati si contano a migliaia. L'agente infettante e' ancora sconosciuto: si parla di un virus che, in quanto tale, non sarebbe sensibile alle terapie antibiotiche. Tutto cio' ricorda quanto accaduto una trentina d'anni orsono, quando un misterioso batterio, allora ignoto, fece temere la possibilita' di una epidemia catastrofica. Si trattava della "Legionella" che venne poi identificata e per la quale si trovarono antibiotici efficaci. Ebbene, allora nessuno penso' a qualche forma di guerra batteriologica. Oggi invece, di fronte all'espandersi del contagio della "polmonite atipica" credo siano in molti a chiedersi, in cuor loro, se questa nuova minaccia provenga da qualche laboratorio segreto dove un dottor Stranamore impazzito potrebbe aver "inventato" questo nuovo agente infettante. Ci si chiede insomma se, dopo l'antrace modificato, e' in arrivo qualche nuova diavoleria batteriologica. Un altro effetto collaterale della crisi irachena. |
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31/3/02 LA SINISTRA "SPARA" SUI PARA' AMERICANI. L'attacco forsennato della sinistra al governo per la partenza dei paracadutisti americani dalla base Nato di Vicenza e' di quelli che lasciano il segno. Spiace rilevarlo ma, ancora una volta, un grave evento internazionale quale e' una guerra viene utilizzato per motivi di bassa cucina nazionale. Si dimentica infatti che i patti che regolano gli accordi Nato sono stati stipulati molti anni orsono e non certo da questo governo. Il "vietare" la partenza dei para' americani dalle nostre basi equivarrebbe all'automatica defezione dell'Italia dalla Nato. Cio' significherebbe, tra l'altro, che il Bel Paese dovrebbe dotarsi immediatamente di una struttura militare nazionale in grado di sostituire quella fornitaci sino ad ora dall'Alleanza atlantica. Non va infatti dimenticato che l'Italia ha goduto un lungo periodo di pace proprio grazie all'appartenenza alla Nato . Le intemperanze della sinistra volte a chiedere che il governo italiano impedisse di partire ai paracadutisti americani potevano avere, come logica conseguenza, proprio l'abbandono dell'Italia dalla Alleanza atlantica. E' cosi' che la sinistra difende gli interessi nazionali? |
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31/03/03 IL "SOLDATO RYAN" QUESTA VOLTA E' INGLESE. Cambia la nazionalita' ma la storia e' la medesima. Il capolavoro di Spieberg, "Salvate il soldato Ryan" che ha conquistato cinque premi Oscar si ripropone nella realta'. E' un marine inglese, questa volta, a tornare a casa dopo la morte in battaglia del fratello. La cruda realta' della guerra beffa la fantasia sostituendosi ad essa nelle pieghe di un conflitto che, da subito, ci mostra i suoi aspetti piu' duri. Cambia lo scenario che non e' piu' quello delle lunghe spiagge di Normandia, ma quello delle dune del deserti iracheni. Rimangono intatti i sentimenti umani che, nella realta' come nella fantasia, ci portano ad interrogarci su cosa e' giusto e cosa non lo e'. |
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26/3/03 SADDAM RINGRAZIA. Pare che il rais di Bagdad, in preda ad uno dei suoi accessi di delirante follia, abbia deciso di ripagare politicamene chi gli ha dato una mano. Non appena quindi avra' vinto la guerra in corso (cosa della quale egli e' profondamente convinto), provvedera' ad istituire delle succursali del suo partito, il partito baath, presso quei paesi che gli sono stati piu' vicini. Si inizia dunque con la Francia capolista indiscussa, seguita a ruota dalla Germania. Poi arriva la Russia di Putin che, a quanto pare, qualche "aiutino" in termini di armamanti al rais lo ha dato. Dulcis in fundo, qualcosa ci sara' anche per l'Italia. No, non per l'atteggiamento del governo, ma per tutti coloro che , manifestando contro la guerra in un tripudio di bandiere multicolori, gli hanno risollevato il morale nei difficili giorni dell'inizio delle operazioni militari. |
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26/3/03 UN NEMICO IN PIU' PER GLI USA: IL CLIMA DEL DESERTO. l sesto giorno di guerra le truppe angloamericane si trovano a dover affrontare una tempesta di sabbia. La sabbia, come e' noto,oltre ad essere oltremodo fastidiosa per gli uomini e' micidiale per i mezzi militari. Mette infatti facilmente fuori uso apparati meccanici e congegni elettronici. Puo' quindi stupire che, malgrado la tempesta di sabbia, le operazioni militari siano proseguite esponendo a gravi rischi uomini, mezzi meccanici e apparati elettronici. Cio' significa due cose. La prima: gli alleati vogliono concludere il piu' rapidamente possibile le operazioni militari. La seconda:si puo' immaginare l'irritazione americana verso la Francia che e' stata la prima patrocinatrice dei continui rinvii delle operazioni militari in attesa delle deliberazioni dell'Onu. Le truppe alleate erano gia' pronte in loco da febbraio. Sono state tenute ferme sino a pochi giorni fa in attesa di un "via libera" dell'Onu che non e' mai arrivato. E arrivata invece una tempesta di sabbia che prelude l'arrivo dei grandi caldi. I marines si trovano quindi a dover fronteggiare, oltre al rais e i suoi scherani, la durezza del clima desertico che gioca a loro favore. Temo che i rapporti franco-americani, rimarranno a lungo burrascosi. |
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25/3/03 NON SARA' UNA GUERRA LAMPO E TANTOMENO UNA PASSEGGIATA. I primi giorni di guerra in Irak hanno gia' mostrato chiaramente che non sara' una passeggiata. Quella immagine di "guerra lampo" che era nella speranza di molti sta lasciando il posto a quella di una guerra tradizionale con il suo corredo di orrori e patimenti. Chi ha ha i capelli bianchi non ha certo dimenticato il nome del generale Westmoreland, comandante in capo delle forze Usa in Vietnam, che non riusci', trent'anni fa, ad avere ragione dei guerriglieri vietcong malgrado la schiacciante superiorita'numerica e tecnologica delle truppe Usa. Perche' questo ricordo? Perche' ora come allora il piu' forte esercito del mondo rischia di impantanarsi in un confronto che, piu' che con la guerra, ha a che fare con la guerriglia. E' infatti questo il rischio che corrono le truppe alleate: una frammentazione dei fronti con la dilatazione dei pericoli di imboscate e attacchi alle retrovie. Credo non vi possano essere dubbi sul risultato finale di questo conflitto. Tuttavia occorre fare molto presto per ridurre i rischi di causare ulteriori focolai di guerriglia nel mondo arabo. Il procedere in fretta espone pero' le truppe angloamericane a pericoli infinitamente maggiori. Si tratta di comprendere sino a che punto l'America, di fronte al ritorno in patria dei corpi dei suoi ragazzi avvolti nella bandiera a stelle e strisce, seguitera' a mantenere alto il consenso per la guerra irachena. |
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24/3/03 GLI ANGLOAMERICANI COMBATTONO CON UNA MANO LEGATA DIETRO LA SCHIENA. Ridurre al massimo il rischio di fare vittime civili; salvaguardare i servizi essenziali quali acquedotti e centrali elettriche per evitare difficolta' alla popolazione; non "umiliare" militarmente le forze armate irachene ma indurle con la ragione alla defezione; tenere costantemente d'occhio i pozzi petroliferi ad evitare che vengano incendiati; usare con parsimonia i bombardamenti a tappeto al fine di non provocare eccessive devastazioni che renderebbero difficile la ricostruzione. Questi sono solo alcuni dei postulati che le forze anglo-americane debbono osservare nelle operazioni militari in territorio iracheno. Aggiungiamo che, a causa delle intemperanze della Turchia, non vi sara' un attacco a Bagdad condotto da nord. L'attacco alla capitale irachena sara' portato solo da sud: il che significa piu' o meno che, per raggiungere il fronte principale di questa guerra, le truppe alleate dovranno attraversare centinaia di chilometri di deserto. Non sono un esperto di cose militari ma credo di poter dire che, stanti queste premesse, le truppe alleate combattono con una mano legata dietro la schiena. |
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24/3/03 LE BUGIE "SINISTRE". I leader della sinistra ringraziano ogni sera i loro santi in paradiso. Li ringraziano per non essere al governo del Paese in questo difficile frangente in cui occorre coniugare la lealta' verso gli alleati, America in testa, e l'attenzione verso i sentimenti pacifici di tanta parte degli italiani, Chiesa Cattolica dinanzi a tutti. Inutile dire che, se fossero state al governo le sinistre, il governo sarebbe gia' caduto da un pezzo. Travolto dalle mille posizioni e dai mille distinguo che attraversano il centro sinistra. L'esempio delle due distinte manifestazioni tenutesi Domenica a Roma e' molto eloquente. Accade pero' che il centro sinistra, non pago del regalo divino di non essere al governo, cerchi di sfruttare l'occasione per mettere il difficolta' l'esecutivo. Partono quindi raffiche di accuse che riguardano prevalentemente la mancata benedizione dell'Onu sulle operazioni belliche in corso in Irak. Qualcuno fa subito notare che, anche il centro sinistra, si comporto analogamente per la guerra di Serbia. Le operazioni miltari iniziarono senza l'avallo delle Nazioni Unite. E' a questo punto che si dispiega la capacita' dialettica dei massimi rappresentanti del centro sinistra: questi infatti spiegano pazientemente che quella volta non vi fu il via libera dell'Onu perche vi era gia' il parere favorevole della Nato. Capito? Come se la Nato e l'Onu fossero la stessa cosa ! Come se la Nato non fosse unicamente una alleanza militare ! Come se la Nato si potesse definire, come l'Onu, una organizzazione "sovranazionale". I commenti sono superflui. |
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23/3/03 D'ALEMA FA UN ESEMPIO SBAGLIATO. Nel suo forsennato attacco al governo sulla questione irachena, Massimo D'Alema dice tra l'altro: "credo vi sia una frattura tra il nostro popolo ed il governo. Non e' casuale che contro il governo abbiano votato uomini come Cossiga, Scalfaro, Andreotti e Colombo. Uomini che esprimono la tradizione moderata di questo Paese...." L'esimio D'Alema, con questo esempio, si tira la zappa sui piedi. Cita infatti personaggi che sono in parlamento in qualita' di Senatori a vita. Non rappresentano cioe', in questo momento, espressione di un voto popolare, ma unicamente figure dall'augusto passato alle quali e' stato conferito l'onere e l'onore del laticlavio a vita. La domanda da porsi e' quindi la seguente, ed e' molto piu' stimolante per la riflessione che ne deriva: esiste un Paese reale che si identifica con il governo e ne condivide le scelte ed esiste un Paese virtuale con una nomenklatura che procede in direzione opposta del sentire comune del governo e di chi lo ha eletto ? Proprio l'esempio della condotta di voto dei senatori a vita citata come esempio da D'Alema, potrebbe far pensare che le cose siano esattamente in questi termini. |
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LA "GUERRA PREVENTIVA" E' LA GIUSTA RISPOSTA ? Credo che, se avessero potuto scegliere, gli Usa non avrebbero optato per rimanere l'unica superpotenza planetaria. Cio' comporta una serie di problemi, non ultimo quello di rappresentare, almeno simbolicamente, il nemico da battere. Un Golia grande e grosso ed esposto alle insidie di mille David che vogliono colpirlo. Questo e' quanto accaduto con l'apparire del fenomeno del terrorismo internazionale. Il primo bersaglio e' stato proprio lo Zio Sam. Si arriva quindi al paradosso che la prima potenza militare del pianeta si trova ad avere come nemici dei terroristi che possono infliggere danni enormi e ingenti perdite umane. Cio' che non era mai riuscito ad alcuna potenza militare, ovvero la violazione del territorio americano, risulta invece facile per "cani sciolti". Questa premessa per dire che gli Usa si trovano a dover fronteggiare una situazione nella quale, a dispetto della propria forza militare, possono essere battuti da minuscoli gruppi terroristici armati ed addestrati in altri Paesi Credo che in questa constatazione stia il nocciolo attuale del problema. Per difendere il proprio territorio la forza militare serve unicamente per colpire quei Paesi dai qual il terrorismo proviene. Questa nuova fase degli equilibri mondiali e' caratterizzata dalla obsolescenza del concetto di "deterrenza" che sino ad ora ha consentito lunghi periodi di pace. Puo' anche darsi che la "guerra preventiva" non sia la risposta migliore. In questo caso occorre pero' inventare rapidamente delle alternative che, per ora, non ci sono. |
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20/3/03 ARMI E POLITICA. Non ricordo piu' chi fosse a dire che la guerra e' la prosecuzione della politica. Certo e' che questa affermazione pare oggi essere piu' attuale che mai. E' infatti in seguito al fallimento della politica che la parola e' passata alle armi, con l'aggravante che, a guerra finita, la situazione politica non sara' piu' quella di prima. La crisi irachena ha infatti gia' causato vittime illustri: il sogno di una UE forte e coesa, l'illusione che l'Onu fosse sufficentemente autorevole per sedare le risse. E' con questa situazione che, una volta conclusa la guerra in atto, occorrera' confrontarsi per tentare di riannodare i fili spezzati. Vi e' inoltre un altro aspetto, ancor piu' fastidioso, determinato dal fallimento della politica: i futuri equilibri infatti sortiranno dagli esiti della guerra in atto. Non tanto l'esito finale scontato ma, ad esempio, la durata del conflitto e il numero di vittime civili. Detto in modo piu' chiaro: un conflitto lampo e privo di vittime tra la popolazione potrebbe favorire il ricucirsi degli strappi sino a qui consumati. Un conflitto lungo e con molte vittime civili potrebbe invece innescare pericolosi processi di ulteriori divisioni nel mondo occidentale. Di fatto, ancora una volta, a determinare i futuri equilibri politici non sara' il confronto dialettico ma l'esito nell'impiego delle armi. Una ulteriore grave responsabilita per chi, ad un certo punto, ha ritenuto di dividere il mondo occidentale inseguendo il sogno di una qualche "grandeur" che non e' piu'. |
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20/3/03 20 MARZO : INIZIA LA GUERRA IRACHENA. Sono trascorsi quasi sessant'anni da quando, a Yalta, i grandi di allora, Roosvelt Churchill e Stalin, alla fine della seconda guerra mondiale, stabilirono le aree di influenza dei loro rispettivi Paesei Quella "lottizzazione" planetaria funziono' piuttosto bene sino all'inizio degli anni 90 allorche', come un castello di carte, l'Urss si ripiego ' su se stessa. In quello stesso momento e con la scomparsa dalla scena di uno degli attori piu' importanti, l'Unione Sovietica, iniziarono a manifestarsi scricchiolii nell'impalcatura dell'intero sistema. Cio' con l'aggravante che gli arsenali militari sovietici, venendo a mancare il legittimo proprietario e cioe' l'Urss, finivano in mano di Stati e Staterelli che si sentivano grandi potendo far sfoggio di armi di distruzione di massa. Viene cioe' a cessare l'effetto di deterrenza fornito da un sostanziale equilibrio negli armamenti tra le due superpotenze. E' in questo scenario che va inquadrata la guerra che e' teste' iniziata contro Saddam Hussein. Sappiamo tutti che il confronto armato e' il metodo peggiore per risolvere le controversie. Dobbiamo altrettanto doverosamente ammettere che, sinora, non ne e' stato inventato un altro. Il Palazzo di vetro dell'Onu e' il simbolo del tentativo non riuscito di creare una struttura sovranazionale che dirimesse le controversie. Quella che e' iniziata il 20 marzo non e' quindi solo una guerra. E' molto di piu'. E' il tardivo inizio di un processo di mutamento negli equilibri geopoltici mondiali dopo l'implosione dell'Urss. |
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19/3/03 LA LEZIONE AMERICANA. La grandezza di un Paese dipende da molti fattori: si va dalla produzione industriale al Pil, dall'efficenza generale del sistema alla democraticita' delle Istituzioni. C'e' pero' un dato che, di gran lunga, e' il miglior segnale per valutare le qualita' di un Paese. Questo dato e' la misura della sua capacita' di dimenticare le divisioni interne e le divergenze tra maggioranza e opposizione per stringesi, nel momento del bisogno, intorno alle decisioni del proprio governo. Questa riflessione mi viene alla mente leggendo una lettera (pubblicata dal Giornale), inviata dal Bill Clinton al quotidiano britannico "The Guardian". In questa lettera l'ex Presidente degli Stati Uniti elenca, meticolosamente, le ragioni per le quali condivide l'attuale posizione della Amministrazione americana mentre difende, con parole di sincera amicizia, l'operato di Tony Blair che si trova, a causa della crisi irachena , ad affrontare un difficile passaggio politico. Chi ha buona memoria non puo' aver dimenticato l'asprezza del confronto eletrorale che ha contrapposto Bush al vice di Cinton, Al Gore, alle elezioni presidenziali americane. Ebbene, a distanza di un paio d'anni e nel momento in cui l'America si trova ad affrontare scelte difficili, scompaiono i rancori e prevale lo spirito di unitarieta' che e' alla base della grandezza degli Usa. Nulla a che vedere con quanto sta accadendo in Italia. L'America, ancora una volta, impartisce lezioni sulla differenza che esiste tra uno Stato ed un condominio rissoso e indisciplinato. |
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18/3/03 ANCHE LE BORSE CHIEDONO CHIAREZZA. E' bastato l'annuncio del discorso alla Nazione di George Bush per elettrizzare le Borse di tutto il mondo. Cospicui rialzi mentre gli investitori scommettono su un conflitto lampo. E' singolare vedere che le stesse Borse che languivano da mesi in desolanti segni negativi, non appena hanno la percezione che qualcosa si sta per muovere, spiccano il volo. Ed e' curioso notare che le Borse non hanno una morale. A loro poco importa se vi sara' guerra: cio' che importa e' unicamente uscire rapidamente da una situazione di stallo. Quello e' il loro vero nemico assieme all'inerzia dell'attesa. Mentre le Borse rialzano la testa, la UE registra invece un segnale negativo: l'euro, dopo esser stato per settimane piu' vivace del dollaro Usa, subisce un forte calo. Non si puo' dire che gli indicatori economici non siano chiari: prediligono decisioni rapide e posizioni nette, quali che siano. Una difficolta' in piu' per l'Europa dilaniata dalle divisioni interne e alla disperata ricerca di una identita' che si va facendo via via piu' confusa. |
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18/3/03 BEI TEMPI, QUANDO C'ERA IL MURO DI BERLINO. Fintanto che e' esistita l'URSS la politica estera dei Paesi europei era molto chiara. Semplificando al massimo possiamo dire che i Paesi in cui governava la sinistra avevano come riferimento l'Unione Sovietica. Per gli altri Paesi, che erano la maggior parte, era d'obbligo il filo-atlantismo. Faceva eccezione, alle solite, l'Italia che riusciva ad essere alleata degli Usa ammiccando contemporaneamente all'URSS. Ora, caduto l'impero sovietico, le cose si sono motevolmente complicate. Prova ne sia che un leader della sinistra come Tony Blair e' il piu' convinto alleato degli Usa, mentre Chirac che personifica una imponente vittoria della destra, si mette di traverso per sbarrare la strada al progetto americano di attaccare gli "stati canaglia". Abbiamo quindi l'anomalia della sinistra di Blair che, pur tra mille distinguo, marcia a fianco degli Usa mentre la destra di Chirac si salda con Russia e Cina. Se non ci fossero in gioco vite umane e destini di intere popolazioni, ci sarebbe da sorridere. Cio' che si puo' dire sin d'ora e' che la crisi irachena ha gia'causato, prima che fosse sparato un sol colpo di cannone, montagne di macerie: macerie della UE, macerie dell'Onu e della Nato. E speriamo che sia finita li'. |
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17/3/03 FUMATA BIANCA PER IL CDA RAI. Con la nomina di Lucia Annunziata alla presidenza del Cda della Rai, si conclude la lunga telenovela delle nomine ai vertici dell'Ente televisivo di Stato. Un paio di annotazioni. La prima: e' la seconda volta che il centro destra da' risposta alle istanze che richiedono presenze femminili ai vertici Rai. E' infatti gia' accaduto con Letizia Moratti. La seconda: qualche malizioso ha gia' notato che, alle solite, proprio all'interno delle presenze femminili in Rai si e' registrato qualche malumore in ordine alla scelta dell'Annunziata. Come dire che, a sinistra, un conto sono le richieste di maggiori responsabilia' per l'altra meta' del cielo e un conto e' trovare l'accordo sui nomi. Prova ne sia che, a parte la nomina parecchi anni orsono dell'editrice Sellerio a Consigliere d'amministrazione da parte del centro sinistra, e' il centro destra che, per la seconda volta, assegna l'incarico piu' prestigioso ad una donna. |
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17/3/03 I "CATTIVI DEL PIANETA" ALLE AZZORRE. Noi lo conoscevamo gia' per via dell'anticiclone. Sto parlando dell'arcipelago delle Azzorre. Ce l'hanno infatti insegnato dal video i meteorologi : quando l'anticiclone delle Azzorre e' stabile, in Italia abbiamo bel tempo costante. Da qualche giorno pero' l'arcipelago delle Azzorre ha conquistato nuova popolarita'. E' infatti divenuto sede di una riunione tra i "cattivi" del pianeta. I guerrafondai Bush, Blair e Aznar si sono li' incontrati per ordire le loro trame guerresche lanciando ultimatum e minacce d'attacco. Temo che, per il futuro, ogni volta che sentiro' parlare delle Azzorre, non mi verranno in mente programmi bucolici per fine-settimana al tepore del primo sole primaverile. Mi verranno in mente le turpitudini della guerra. Potenza delle immagini televisive ! Riescono a cancellare l'immagine di questo avamposto portoghese tuffato nell'Atlantico e a far apparire come potenziali aggressori i leader di tre grandi Paesi democratici che si riuniscono sotto i riflettori del mondo intero. Rischiano di far apparire come loro vittima il rais di Bagdad che ha riempito il suo paese di armi di distruzione di massa, che ha esercitato sul suo popolo una delle peggiori forme di tirannia e che con arsenali militari di armi proibite e' in grado di minacciare il mondo intero. Probabilmente e' il caso che cominciamo ad interrogarci su chi siano i "buoni" e chi i "cattivi". |
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17/3/03 NAPOLI SABAUDA. Dopo piu' di mezzo secolo i Savoia tornano in Italia. Sbarcano in quella Napoli che li vide abbandonare il Regno d'Italia dopo che un referendun popolare ne sanciva la fine con la vittoria della Repubblica. La citta' di Napoli li accoglie in pompa magna e con qualche tafferuglio. No, nessuna nostalgia ! Solamente la consapevolezza da parte degli operatori turistici, che il loro rientro rappresenta una ottima occasione per impinguare gli affari. Gli eredi sabaudi, probabilmente senza volerlo, si accingono ad interpretare il nuovo ruolo che attribuisce loro la storia: personaggi da rotocalco che alimenteranno l'industria del gossip in una telenovela la cui prima puntata e' questa del rientro nella citta' partenopea. Pure il sindaco Jervolino e il Governatore Bassolino sono presenti a dare un saluto a questo pezzo di Storia che si ripropone sotto altre vesti. Anche loro festeggiano un evento che, con somma gioia di osti e albergatori, rappresenta la versione italiana di una qualche Nashville che celebra personaggi consegnati ormai solamente alla iconografia trasgressiva che accomuna attori e divi televisivi, vallette e veline, emergenti ed emersi, coatti un tanto al chilo ! |
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14/03/03 LE RESPONSABILITA' DI CHIRAC. La Francia e' sempre piu' immedesimata nel ruolo che si e' voluta dare di antagonista dell'America. Le posizioni francesi sono venute via via ad essere sempre piu' distanti dallo Zio Sam. Chirac viene quindi salutato da tutti i pacifisti, anche quelli nostrani, come il difensore della pace. Le cose, in realta', sono un poco diverse. Occorre infatti chiedersi innanzitutto come si presentera' l'Alleanza Atlantica dopo la crisi irachena. Per come si stanno mettendo le cose, potrebbe anche verificarsi che, dopo l'implosione dell'URSS, si verifichi anche qualche forma di in-— voluzione dell'altra superpotenza, l'America, patrocinata proprio da dissidi come quello che si sta verificando con la Francia. Noi, noi europei dobbiamo sapere che che un fatto come questo potrebbe non essesere privo di conseguenze pratiche. Il momento in cui una America delusa decidesse di non essere piu' il "gendarme del mondo", anche noi europei dovremmo "sporcarci le mani" per intervenire nei focolai di guerra piu' pericolosi sparsi per il pianeta. Sino ad ora lo ha fatto l'America e noi stavamo a guardare. Al massimo ci limitavamo a scrivere ameriKani con la Kappa. In un futuro molto prossimo il "lavoro sporco" potremmo trovarci a doverlo fare noi europei. Chissa' cosa ne pensano tutti quelli che applaudendo Chirac non si rendono conto di avvicinare una soluzione di questo tipo! |
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13/3/03 CANZONETTE E POLITICA. "Caro amico ti scrivo.....", cantava tempo fa Lucio Dalla. Deve essere a questa canzonetta che si e' ispirata la sinistra in un pamphlet che si intitola "caro Sergio ti scrivo". Il Sergio in questione e' Cofferati sul quale intellettuali e scienziati riversano lattemiele sotto forma di pensieri dedicati nel libello all'ex leader della Cgil. Ecco quindi che, in assenza di designazioni ufficiali, il Cine viene se viene gratificato da attenzioni e svenevolezze da parte di notabili sinistrorsi che gia' sin d'ora si prenotano un posto in prima fila spandendo petali di rosa a profusione sul suo capo. Questo assiduo corteggiamento un risultato pare averlo gia' prodotto: si sussurra infatti di malumori da parte degli esponenti ufficiali del centro sinistra che parole cosi' dolci non le hanno mai avute. |
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13/3/03 IL DOPPIO CDA DELLA RAI. Il forfait di Mieli ha creato una curiosa situazione. Di Consigli di Amministrazione ora la Rai ne ha addirittura due. E' infatti ancora in carica il precedente Cda, quello detto dei giapponesi, ovvero Baldassarre e Albertoni che seguitano a riunirsi nella Smart. E' in carica anche il Cda che avrebbe dovuto esser presieduto da Mieli, con tanto di elenco dei rispettivi nominativi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Quindi non un solo Cda, ma bensi' due. A questo si aggiunga il particolare curioso che i membri del Cda orfano di Mieli, gli hanno chiesto di ripensarci. In teoria quindi i giochi si potrebbero riaprire. Mai come in questo momento la Rai si identifica con il suo slogan: "di tutto di piu'". I presidenti delle Camere , sul cui tavolo tornera' tutta la vicenda, si stanno probabilmente chiedendo se sia stato saggio respingere l'indicazione proveniente da una riunione della maggioranza.......! |
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12/03/2003 RAI: TELEVISIONE DI STATO DI UN PAESE NORMALE ? Due i fatti che occupano in questi giorni le prime pagine dei giornali: la crisi irachena e il Cda della Rai. Inutile dire che la notizia piu' intrigante e' quella che probabilmente sara' la meno cruenta ma la piu' rappresentativa, ovvero il rinnovo del vertice RAI. Nessuno e' in grado, allo stato dei fatti, di sapere come si concludera' la vicenda. In questo momento pare che le trattative siano bloccate per la richiesta economica del Presidene designato della Rai, Paolo Mieli. Questa del trattamento retributivo del presidente del Cda della Rai e' una faccenda che non puo'non far sorridere. In qualsiasi azienda sarebbe infatti normale conferire il trattamento economico richiesto, legandolo ai risultati di gestione. Ma qui casca, ancora una volta, l'asino. Il risultato di gestione richiesto al presiente non e' infatti legato a bilanci in attivo o a trionfi negli ascolti. Il risultato che conta e' quello di accontentare quella parte politica in nome della quale si e' ottenuta la designazione. La gestione aziendale non e' quindi valutabile con i normali parametri economici, ma con criteri evanescenti e soggettivi. Di qui' l'imbarazzo a riconoscere al neo-presidente la cifra richiesta. Temo che, anche questa volta, il Cda della Rai si ridurra' ad essere strumento in mano alla politica. Con il rammarico della consapevolezza che, in Italia, a "far politica" e' prevalentemente la sinistra |
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12/03/2003 PRODI PRO-USA: SINISTRA SPIAZZATA. Dopo settimane e mesi che procedeva in ordine sparso, finalmente anche la UE fa sentire la sua voce. Ed e' la voce del Presidente della Commissione europea, Romano Prodi, ad intervenire nel dibattito riguardo la crisi irachena. Il suo e' un grido d'allarme: "il rapporto con Washington e' importantissimo e il metterlo in discussione rappresenta un grave rischio di crisi". Oppure ancora: "occorre diffidare della tentazione di costruire una Europa in contrapposizione con gli Usa che possa rimettere in discussione la storia comune". Queste le parole di Romano Prodi che sono echeggiate nel Parlamento europeo. Certamente la sinistra italiana, che sponsorizzando le inziative francesi esprimeva la propria contrarieta' alla politica USA, rimaneva di sasso davanti alle parole di grande equilibrio pronunciate da Prodi. Verosimilmente il disdoro della sinistra sara' stato anche maggiore in funzione del fatto che la presa di posizione del Presidente della Commissione europea abbia ricalcato, nelle grandi linee, la posizione del governo italiano e del suo leader Silvio Berlusconi. L'Ulivo, ovviamente, e' imbarazzato. Per i suoi notabili l'idea di unire in un unico bersaglio America e governo italiano rappresentava il massimo del godimento. Peccato che a rompere il giocattolo sia sceso in campo proprio il probabile futuro leader della coalizione di centro sinistra: Romano Prodi ! |
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11/03/2003 SIAMO TUTTI AMERICANI ? Le scaramucce della Francia verso gli Usa riguardo la questione irachena, un risultato lo hanno gia'prodotto. Gli americani infatti, storici consumatori dei vini francesi, hanno drasticamente ridotto le importazioni enologiche dalla Francia. A beneficiarne e' l'Italia che vede aumentare considerevolmente le sue esportazioni di vini pregiati verso lo Zio Sam. Questa tendenza che si era gia' manifestata negi anni passati, trova ora conferma anche in funzione degli attuali attriti che caratterizzano le relazioni tra Francia e Usa. Anche a tavola l'americano medio non dimentica le implicazioni commercali dei rapporti internazionali. Chi non e' con l'America e' contro. La Francia, in questo momento, rappresenta un pezzo d'Europa che e' meno vicino di altri alle posizioni americane. Ecco quindi che i vini francesi cadono in disgrazia menre i vini "made in italy" conoscono una stagione di grande favore. |
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11/03/2003 RITRATTO DEL RAIS DI BAGDAD DIFESO DAI PACIFISTI. Se vi e' una gerarchia delle infamie, il rais di Bagdad si candida per conquistarne lo scettro. Per stabilirlo non e' necessario risalire alle persecuzioni dei curdi, all'invasione del Kuwait o ai patimenti del popolo iracheno affamato da un despota che si concede i lussi piu' sfrenati. No, non occorre niente di tutto questo. E' sufficente inciampare nella frase pronunciata da Saddam riguardo il possibile attacco americano: "se ci attaccheranno, ha dichiarato il satrapo iracheno, combatteremo sino all'ultimo bambino". Una frase agghiacciante che testimonia il grado di depravazione dell'attuale regime iracheno che mette in guardia gli avversari comunicando di essere disposto a farsi scudo anche di innocenti fanciulli. Gia' che c'e', il rais pare abbia minato anche i pozzi petroliferi al fine di causare, in caso d'attacco, una catastrofe ambientale pari a quella che, nel 1991, rischio' di mettere a repentaglio l'equilibrio ecologico dell'intero pianeta. E' per difendere questo personaggio che manifestano i pacifisti nostrani, che inalberano cartelli, che espongono bandiere e bloccano convogli militari? Sono sicuri di fare la cosa giusta ? |
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11/03/2003 L'AGONIA DELL'ONU. Quello che si sta consumando in questi giorni potrebbe essere il preludio ad una grande sconfitta per l'intera umanita'. L'Organizzazione alla quale gli Stati avevano affidato, dopo la seconda guerra mondiale,il compito di mantenere la pace, sta pericolosmante ed inevitabilmente scivolando verso una condizione di marginalita'. Inutile dire che, ancora una volta, la principale responsabile di tutto cio' e' la UE che , a causa delle sue divisioni interne, ha assunto un ruolo oggettivamente favorente la disgregazione delle Nazioni Unite. Nessuno e' in grado ora di dire con certezza se la guerra vi sara'. E' pero' possibile stabilire con ragionevole sicurezza che se il conflitto esplodera' causera' vttime eccellenti: la prima vittima sara' il regime iracheno che non riuscira' a sopravvivere a se stesso senza i puntelli del rais. La seconda vittima potrebbe essere proprio l'Onu cosi' come l'abbiamo conosciuta sino ad ora. Una organizzazione pletorica e inefficente ma che ha rappresentato, per anni, le speranze dei popoli di evitare sanguinosi conflitti. Ora anche questa fola, grazie ai buoni uffici franco-tedeschi, sta per essere sfatata. Anche l'Onu rischia infatti di finire i suoi giorni tra le dune dei deserti iracheni. Non sarebbe una gran perdita per l'Onu cosi' come era, ma per come avrebbe potuto essere. |
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10/3/2003 NOMINE RAI VISTE DA SINISTRA. Strano Paese, l'Italia. Mentre il mondo politico fibrilla per le nomine Rai, le telefonate eccellenti si rincorrono tra i personaggi "che contano". Si scambiano parole al telefono il Presidente della Commissione europea, Romano Prodi, e Maurizio Costanzo, il cui show, questa volta, e' inerente la possibilita'che gli venga affidata la direzione generale della Rai. "Fantarai", cosi' definisce l'ipotesi Costanzo. Cionondimeno, fa sapere che se, proprio proprio, un pensierino lo si puo' anche fare. Ecco quindi che la vicenda rai assume, nel suo insieme, il valore di emblema per il passaggio politico in atto. Ricapitoliamo: la parte politica che ha vinto le elezioni e' alla affannosa ricerca di equilibri che possano non scontentare chi le elezioni le ha perse. Costoro sono alla finestra e seguitano a sparare su ogni ipotesi, anche quelle piu' a loro favorevoli. I pezzi da novanta dell'opposizione ostentano ufficialmente distacco mentre, in realta', discutono animatamente di organigrammi e di potrone per Tizio e Caio. Probabilmente, dal loro punto di vista, la situazione ideale e' quella di un presidente, un Cda e un direttore generale espressioni del centro sinistra. E il pluralismo? Quella e' una bagatella per ingenui. L'unico pluralismo che conta e' quello al'interno del centro sinistra che, notoriamente, esprime la parte migliore del Paese. Se qualcuno non se n'e' ancora accorto, ci penseranno Biagi e Santoro a farglielo capire. |
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10/3/2003 MIELI: OTTIMA SCELTA MA PIEDE SBAGLIATO. Il Cda della Rai puo' ora fregiarsi di un fiore all'occhello: la presidenza Mieli. Un grande giornalista ed un grande direttore a capo di quella che e' certamente la prima industria culturale del Paese. Da piu' parti si levano plausi alla scelta di alto profilo effettuata dai presidenti delle Camere. Proprio per questo, perche' la sua e' una scelta e' di alto profilo, e' importante partire con il piede giusto per dare alla televisione di Stato quell'ampio respiro che, a dirla tutta, sinora e' mancato. Lascia quindi perplessi l'esordio del neo-presidente riguardo il progetto di riportare in video Biagi e Santoro. Vi e' una perplessita' di ordine formale : non si vede infatti chi possa "garantire" il ritorno di Biagi e Santoro. Non si capisce quale potrebbe essere l'autorita' istituzionale che dovrebbe patteggiare con il presidente della rai il loro ritorno. Vi e' inoltre, e cio' e' ancora piu' grave, piu' di una perplessita' di ordine sostanziale: Biagi e Santoro hanno infatti personificato una stagione Rai, quella di Zaccaria, all'interno della quale lo schierarsi non solo era lecito, ma era sacrosanto purche' avvenisse in una sola direzione. Il ripercorrere una strada che, attraverso Biagi e Santoro, riproponga gli schemi della tv "Zaccariana", male si concilia con lo spirito che ha portato i Presidenti delle Camere a conferire la piu' alta poltrona della Rai ad un personaggio gradito all'opposizione. |
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6/3/2003 STIAMO VIVENDO UN "AMARCORD" DEGLI ANNI 70 Le immagini trasmesse in questi giorni dalle reti televisive, rappresentano una realta' che e' molto simile a quella degli anni 70. Si parte da un festival di Sanremo che, ora come allora, e' condotto da un Pippo Baudo in overdose tricologica, mentre a cantare ritroviamo personaggi come Bobby Solo, Little Tony e la Zanicchi. Si registra inoltre una recrudescenza del fenomeno terroristico: emblemi come la stella a cinque punte e nomi come le brigate rosse tornano a fare capolino dagli schermi televisivi. Il dibattito politico ruota ancora, in qualche misura, intorno alla figura di Stalin: c'e' chi lo vorrebbe riabilitato. L'unica differenza potrebbe essere quella che, diversamente da allora, gli attuali eredi del comunismo non hanno remore a fiondarsi dietro la figura del Papa, impegnandosi in un digiuno propedeutico ad una problematica salvaguardia della pace. C'e' anche un altro motivo di assonanza con gli anni 70. In quegli anni infatti una severa crisi energetica mise in ginocchio l'industria automobilistica nazionale che pote' risollevarsi unicamente grazie ad una robusta iniezione di fondi provenienti dalla Libia di Gheddafi. Ora l'artefice di quella operazione non e' piu'. Si tratta di capire se chi ha preso il suo posto sara' in grado di fare altrettanto sostituendo il socio libico con un socio americano. |
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6/3/2003 I PROCLAMI TERRORISTICI DELINEANO LE LORO STRATEGIE. Le Istituzioni repubblicane dispongono di un'arma formidabile contro il terrorismo: le parole e i proclami degli stessi terroristi. E' infatti sufficente scorrere le righe riportanti il pensiero dei neo-brigatisti, per comprendere che ci si trova di fronte a null'altro che riproposizioni di quanto gia' tentato negli anni 70. Un coacervo di banalita' e luoghi comuni che preconizzano alleanze tra brigatisti e frange cell'estremismo islamico finalizzate a colpire le societa' occidentali, lo Zio Sam e, non poteva mancare, il governo Berlusconi. Persino il mondo islamico, dando prova di stare con i piedi per terra, respinge le avances brigatiste e prende le distanze. L'attuale rigurgito brigatista e' alla ricerca di qualcosa che possa rappresentare una continuita' con gli anni 70, allorche' il terrorismo ricercava punti di saldatura tra le mobilitazioni di piazza e ammiccamenti eversivi. Il fatto che questi siano progetti deliranti non deve pero' indurre ad alzare la guardia. Sbandati di tutti i tipi potrebbero infatti riconoscersi nella volonta' di una saldatura con l'integralismo islamico, riproponendo in Italia una stagione di lutti come quella gia' conosciuta negli anni 70. |
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6/3/2003 LA "CULLA DEL DIRITTO" Il terrorismo torna prepotentemente d'attualita' e conquista le prime pagine dei giornali. E' un tuffo in un passato nel quale si scorge che molti personaggi in odore di brigatismo sono liberi e in grado di colpire. Si scopre l'esistenza di una "zona grigia" all'interno della quale pullulano individui sui quali gravano sospetti di coinvolgimento in episodi cupi della nostra storia recente, quali gli assassinii di D'Antona e Biagi. Possiamo pero'consolarci: se vi e' qualche sospetto di indulgenza verso eventuali fiancheggiatori di gruppi terroristici, altrettanto non si puo' dire per i "palpeggiatori". E' infatti la suprema corte a stabilire che un signore, colpevole di aver tentato di palpeggiare Catherine Spaak, dovra' restare agli arresti domiciliari al fine di non cadere di nuovo in tentazione preda di un raptus palpatorio. La popolare conduttrice televisiva puo' quindi dormire sonni tranquilli, il suo spasimante e' in condizione di non nuocerle. Ricapitoliamo: nel Bel Paese si appalesano indulgenze verso possibili terroristi, in fin dei conti sono sempre "compagni che sbagliano". Massima severita' invece verso chi allunga le mani su grazie femminili. Particolarmente se queste grazie appartengano ad una icona "politicamente corretta". Ergo: palpeggiatori in carcere e presunti terroristi in liberta'. Storie di ordinaria giustizia nel Paese "culla del diritto" |
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5/3/2003 SOCCI STREGATO DALLA TV DI STATO. E' dalle pagine del Giornale del 5 marzo che Antonio Socci lancia un suo peana in favore della Rai. Si diverte, Socci, a snocciolare dati, raffronti e percentuali dai quali si evincerebbe che la Rai e', di gran lunga, la miglior televisione europea. La migliore quantitativamente per numero di ore di spettacolo prodotte e la migliore qualitativamente per la varieta' dell'offerta televisiva che spazia dalle tre reti generaliste alle tre reti radiofoniche. Da rai cinema sino a rai finction e via di questo passo. Va da se' che Socci accompagna i suoi ragionamenti pro-rai con una dovizia di dati che sono certamente sconosciuti alla maggior parte dei cittadini. Tra tutti questi dati mi pare pero' che Socci se ne scordi uno che non e' certo marginale. Questo: se la Rai di oggi e' quello splendore che che ci viene illustrato dal conduttore di Excalibur, occorre dire subito che vi sono dei meriti. Questi meriti vanno principalmente ascritti alla persona che guida la corazzata avversaria: Mediaset. E' infatti il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che da anni tallona da vicino la Rai costringendola a rispondere quotidianamente alla sfida degli ascolti. E' Fedele Confalonieri che, senza canone televisivo e con un terzo dei giornalisti della rai e un decimo del personale dipendente, riesce a produrre quanto produce la TV di Stato. E' sempre Confalonieri che, in anni in cui la Rai chiudeva i bilanci in profondo rosso, riusciva costantemente a conferire ai suoi azionisti robusti utili. Socci non me ne voglia, ma se l'attuale Rai e' quella "Ferrari" televisiva che lui dice , il merito e' da attribuire soprattutto a chi, contendendole quotidianamente i primati d'ascolto, le ha impedito di dormire nella arcicomoda posizione di monopolista. |
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4/3/3 GLI AFFANNI DEL CANCELLIERE. Dopo il clamoroso flop alle elezioni regionali in Assia e Bassa Sassonia, il partito di Schroder registra un altro pesante insuccesso. E' infatti anche nel land piu' settentrionale della Germania, lo Schleswig Holstein, che la SPD perde un terzo dei voti. Come se non bastasse si avvantaggia la CDU che diviene il primo partito conquistando il 50,8% dei suffragi. Ma i guai di Schroder non si fermano qui: si avvantaggiano infatti anche gli alleati storici del Cancelliere, i Verdi, che passano dal 6,8% al 8,4%. La situazione che si viene quindi a creare e' piuttosto curiosa. Occorre infatti recuperare terreno con importanti progetti economici in un contesto politico che vede un rafforzamento costante dei Verdi (storicamente meno sensibili alle istenze economiche) all'interno della coalizione governativa. Insomma, un vero e proprio rompicapo. La vittoria di misura conquistata da Schroder alle elezioni politiche mostra, sempre di piu', tutti i suoi limiti. E' stato infatti relativamente facile sedurre l'elettorato promettendo che mai i ragazzi tedeschi sarebbero andati al fronte. Risulta piu' difficile mantenere questo consenso in un Paese afflitto da una economia stagnante e con un esercito di disoccupati che e' sempre piu' vicino ai cinque milioni di unita'. |
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3/3/03 LA COPPA AMERICA E' ANDATA IN MONTAGNA. Si diceva un tempo che gli svizzeri fossero una sorta di brianzoli con in piu' i soldi. Dei brianzoli hanno l'efficenza, il pragmatismo e la tenacia. Lo hanno dimostrato nei giorni scorsi sbaragliando gli agguerriti team velici di tutto il mondo che si contendevano la prestigiosa Coppa America. Un Paese come la Svizzera che, come insegnano i suoi noti calendari, e' famoso per i laghetti alpini e la cui maggior distesa d'acqua e' probabilmente il lago di Lugano, riesce in una impresa sportiva che non e' esagerato definire epica. Nazioni con una tradizione velica secolare si sono fatti battere alla grande da uno Staterello grande quanto la Lombardia e che il mare lo ha visto solo in cartolina. Dopo 152 anni e grazie a questo Paese montagnoso e privo di sbocchi al mare, la prestigiosa Coppa America torna in Europa. Con buona pace di tutti i Paesi europei, Italia compresa, che da anni ci provano invano. Se ce ne fosse bisogno una dimostrazione in piu' che senza fanfare, quatti quatti e con una dovizia di denaro che certo non guasta, anche i traguardi piu' ambiziosi sono a portata di mano. |
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3/3/2003 I TAFAZZI DELLA SINISTRA. Il Cavaliere, rimasto incantato per la bellezza di una tenuta in toscana in quel di Montalcino, stava pensando di acquistarla, Durante un sopraluogo in zona veniva pero' raggiunto da un gruppo di no-global che lo accoglievano a suon di fischi. Il Cavaliere girava i tacchi e, almeno per il momento, soprassedeva all'acquisto. Questo episodio e' emblematico di come la sinistra possa farsi del male. Se il Cavaliere infatti avesse acquistato quella tenuta, tutta la zona avrebbe conosciuto un forte impulso turistico; sarebbe divenuta meta di frequenti riunioni politiche della maggioranza con tutto il seguito di giornalisti e commentatori; vi si sarebbero visti, in qualita' di ospiti di Berlusconi e come gia' accaduto in sardegna, personaggi come Blair o Putin. Non ultimo, ne sono certo, il Cavaliere avrebbe inondato di confezioni regalo di "Brunello della tenuta Berlusconi" tutti i potenti del pianeta. Facile immaginate il ritorno pubblicitario in termini di immagine per la localita' di Montalcino il cui sindaco diessino non riesce a capacitarsi del come mai quattro sprovveduti abbiano mandato tutto a catafascio. Ma tant'e'. A sinistra c'e' sempre qualche Tafazzi intento a darsi martellate sulle pudenda. |
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