Il ventisettesimo giorno della Terza Luna (18 di Maggio) sorse un’alba nebbiosa. La luna
impallidiva; nella debole luce del mattino scorgevo appena la cima del monte Fuji
incorniciata di rami alti e fioriti dei ciliegi di Ueno e di Yanaka, chiedendomi, triste, se mai
avrei rivisto questi luoghi, che mi cullavano fin dalla giovinezza.
Gli amici che la sera prima ci tenevano compagnia, salirono sul battello, per accompagnarci
un tratto. Sbarcammo a Senju e avevo il cuore stretto davanti alle mille miglia d’avventura
che mi attendevano. Anche se il mondo transitorio è un sogno, ero tanto angosciato da
piangere.
Fine della primavera
anche gli uccelli gridano
i pesci hanno lacrime agli occhi
Questa strofa inaugurò a epigrafe il mio taccuino. Poi fu giocoforza lasciarci. Andavamo
lentamente, trascinando i piedi senza entusiasmo. Quelli che ci avevano accompagnato
restarono sul bordo della carreggiata finché scomparimmo.