Passato il monte Unohara e la valle di Kurikara, il quindicesimo giorno della Settima Luna (1°
settembre) scorgemmo gli alti tetti del castello di Kanazawa. Prendemmo alloggio proprio
nell’albergo in cui è venuto spesso per affari un mercante di Osaka che si chiama Kasho, una
mia vecchia conoscenza.
Issho, un giovane poeta realista, apprezzato nella sua provincia come autore di “versi legati”
era morto l’inverno prima e proprio quel giorno il fratello maggiore ne onorava la memoria.
Issho era stato mio discepolo e noi facevamo festa andando a contemplare, con altri, la luna
d’autunno. Quando era stato sepolto, avevo scritto:
Lamento nel vento d’autunno
come la pena del mio cuore
cade! si risolleva, parla
Quando fummo ricevuti in un eremitaggio:
Il fresco cielo d’autunno si riflette
sbucciando e assaporando
pera e melone
Per strada:
Solleone
Disturbato dal vento d’autunno
ormai giunto
Nel “Luogo dei pini nani”:
Brezza d’autunno sul “pino nano”
nome grazioso
come hag giunco |