Oltre il fiume Natori, arrivammo alla città di Sendai. Era il quarto giorno della Quinta Luna,
vigilia della festa dei giovani, quando i tetti di paglia vengono coperti di foglie d’iris a
scongiurare le malattie. Trovammo buona tanto l’accoglienza che l’alloggio e vi restammo
qualche giorno. Ci legammo d’amicizia a un poeta locale chiamato Kaemon. Ci spiegò che
con pazienti ricerche aveva identificato molti luoghi citati nel passato, di cui era stato perso il
ricordo, e si offrì di farci da guida per visitarli. Ci accompagnò per un’intera giornata.
Nella landa di Miyagi le lupinelle crescevano con tale vigore che si riusciva appena ad
immaginare lo spettacolo che avrebbero offerto in autunno. A Tamada, a Yokono e sulla“Collina delle azalee” la fioritura delle eriche bianche copriva tutto. Attraversammo un bosco
di pini così folto – giustamente chiamato “Kinoshita” (“sottobosco”) – che la luce vi
penetrava appena. In ogni stagione la rugiada doveva regnarvi con abbondanza, dato che un
poeta d’altri tempi aveva potuto scrivere di questo luogo:
Palafreniere, dì al tuo signore
di coprirsi
col cappello da pioggia
Prima che finisse il giorno trovammo il tempo di andare ad inchinarci al tempio di Yakushi,
medico dell’anima (è anche il dio della saggezza, Baishadjyaguru in sanscrito), e di visitare
un monastero della setta Tenjin (“Spiriti celesti”). E riprendendo la strada, Kaemon ci regalò
schizzi e mappe fatte a Matsushima e a Shiogama. A ciascuno di noi fece anche omaggio di
sandali di paglia, le cui corregge verde turchese testimoniavano il suo spirito poetico e la
sicurezza del gusto.
Sui sandali legacci turchesi
del color degli iris
al primo fiore |