Il trentesimo giorno della terza luna (21 maggio) facemmo tappa sotto il monte Nikko.
L’albergatore si presentò: “Mi chiamano Gozaemon il Buddha. Perché? Perché pongo
l’onestà sopra di tutto, in ogni circostanza. Voi potete dormire su due orecchie, non avete
proprio nulla da temere”.
Ci domandammo come un bosatsu (“bodhisatwa”, “creatura illuminata” che, giunta alle
soglie della buddità, rimanda la completa liberazione dal mondo e l’ingresso nel nirvana,
paradiso, per salvare altri esseri) avesse potuto tornare ad incarnarsi in questo mondo
vigliacco per prendersi cura di due monaci pellegrini e questuanti. Osservandolo, ci
convincemmo presto che era completamente privo di malizia e avidità e che dimostrava
un’onestà pignola fin nei particolari. Era il perfetto esempio dell’ideale confuciano di Gokibokutotsu– fermezza di carattere e onestà sconfinata. Queste persone meritano la più grande
considerazione.
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