Oltrepassata la barriera e superato il fiume Abukuma, troneggiava a sinistra la vetta del monte
Bandai, che domina dall’alto la regione d’Aizu.
A destra i distretti di Iwaki, Soma e Miharu si estendono fino ai piedi delle colline che li
separano da Hitachi e Shimotsuke. Il sentiero costeggiava gli argini di Kagenuma – “La
palude che specchia” – ma quel giorno il cielo era coperto e la superficie dell’acqua non
rifletteva nulla.
Alla tappa di Sukagawa andammo a far visita al poeta Tokyu, che volle insistere per ospitarci
qualche giorno. Neppure avevamo sciolto i legacci dei sandali, che ci chiese il sentimento
provato alla dogana di Shirakawa. Io ho replicato che per la fatica della lunga strada, preso
dalle bellezze del luogo, e angosciato al pensiero di tutti i poeti che mi avevano preceduto,
non avevo proprio la testa per comporre versi.
Prima lezione di stile
i canti dei contadini del nord
che trapiantano il riso
Questo è tutto quello che avevo potuto fare, sapendo che non potevo passare in quel luogo
senza dedicargli almeno una composizione.
Partendo da questa terzina, alternandoci a turno, componemmo tre poemi di “versi legati”
(riportiamo un esempio di queste composizioni alla fine del saggio: *).
Oltre Sakugawa, incontrammo un eremita che si riparava dal mondo rifugiandosi in una
capanna costruita sotto un enorme castagno. La pace rustica e il silenzio del suo eremo mi
riportarono al poema di Saigyo:
Nel cuore delle colline
gustare l’acqua pura
che saltella dalla montagna
dopo aver qua e là
raccolto le castagne
Tratto il mio scrittoio, presi qualche nota:
Il carattere cinese di “castagno” significa anche “albero dell’Ovest” e le credenze popolari lo
associano confusamente al “Paradiso dell’Ovest” del Buddha.
Per tutta la vita il venerabile Gyoki ebbe in legno di castagno il bastone da pellegrino e lo
scheletro della sua baracca.
La gente comune nota appena
il fiore di castagno
sotto la gronda
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* Storie di tanka. Ki-no-Tsurayuki è un poeta morto nel 946, talvolta citato come Rokka-sen.
Capo del “Sevizio di poesia” alla corte dell’imperatore Go-Daigo, venne incaricato di
redigere il Ko-kin-shu, raccolta di poesie uta, o tanka, di trentuno sillabe, incarico iniziato
nel 905 e portato a termine nel 922.
Il suo capolavoro è Tosa-nikki, Giornale di Tosa, dove racconta con grande semplicità il suo
ritorno da quella provincia di cui era stato governatore. Per poter scrivere quest’opera nella
lingua popolare, Yamato, che era usata solo dal sesso debole, fu costretto a firmarsi come
una donna, perché i letterati maschi si servivano esclusivamente della lingua cinese.
Nel libro, si racconta che la figlia di Tsura-yuki possedeva un prugno coperto di magnifici
fiori. Passeggiando l’imperatore lo apprezzò e ordinò di trapiantare l’albero nei giardini del
palazzo. La ragazza non si oppose, ma fece accompagnare l’albero da questi versi:
Choku nareba (cinque sillabe)
ito mo kashikoshi (sette)
uguisu no (cinque)
yado wa to towaba (sette)
ika ni no kotaen (sette).
Se è l’ordine del Signore – io m’inchino con rispetto – ma quando l’usignolo – verrà a
cercare il suo nido – cosa potrò rispondergli?
La posizione del padre a corte le permetteva questa allusione discreta a un potere che
travalicava i limiti. |