Immersi nell’acqua passammo il guado “ delle Quarantotto braccia” nel delta del fiume
Kurobe e allo stesso modo attraversammo innumerevoli corsi d’acqua e torrenti, fino alla
spiaggia di Nago.
Le “Glicini danzanti” di Tago, rese immortali dal poeta del Manyoshu (“Raccolta di diecimila
foglie”: Tachibana-no-moro-ye raccolse, nell’epoca Nara dell’XVIII secolo, 4496 tanka e
naga-uta, poesie lunghe, che compongono i venti volumi di quest’opera) non dovevano essere
ormai lontane. Anche se la primavera era ormai lontana nel tempo, e l’autunno incipiente, lo
spettacolo meritava forse la deviazione. Chiedemmo la strada a un uomo, che disse: “E’ a
cinque leghe da qui, camminando sul bagnasciuga, sottovento al promontorio che vedete, ma
c’è solo qualche povero capanno da pesca e certo non troverete riparo per la notte”. Ci
scoraggiò a tal punto che rinunciammo, per puntare alla provincia di Kaga.
Fragranza delle prime spezie
tra le risaie
della costa selvaggia di Ariso |