Noleggiando una barca, attraversai la stretta baia di Yoshisaki che segna il confine con la
provincia di Echizen, poi mi attardai a contemplare i famosi pini di Shiogoshi.
La notte di tempesta
spuzzi e polvere d’acqua
tra i loro rami
i pini di Shiogoshi
hanno incantato la luna
Saigyo
E’ stato tanto e tanto scritto su questo luogo che non è possibile dire altro della bellezza che
offre al viaggiatore. Comporre ancora versi sui pini di Shiogoshi sarebbe come aggiungere il
sesto dito ad una mano.
A Maruoka, andai a salutare l’abate di Tenryu-ji di cui ero amico da anni. Mi facevo
accompagnare da un certo Hokushi che aveva lasciato Kanazava per fare un pezzo di strada
con me; di filo in ago, mi aveva seguito fin qui, restando incantato dalle bellezze incontrate
per strada e componendo continuamente dei versi. Alcune delle sue trovate rivelavano uno
spirito originale e profondo. Come versi d’addio, gli scrissi:
Sul consunto ventaglio dell’estate
Scrivo qualche verso precoce
E subito me ne separo. Poema d’addio!
Percorsi poco più di una lega per andare a inchinarmi ad Eihei-ji. Questo tempio venne
fondato nel XIII secolo dal famoso monaco Dogen (nome postumo: Shoyo Daishi 1200-1253,
poeta e allievo di Eisai della dottrina Tendai, fondò la branca Soto dello Zen, dopo un
soggiorno in Cina). Andare a predicare la Legge sulle montagne a mille leghe dalla capitale
richiede una fede incrollabile e seri motivi. |