Matsuo Bashô: Oku no Hosomichi

Matsushima

 

Il sole era allo zenit quando noleggiammo la barca per raggiungere Matsushima (una delle tre grandi bellezze, san-kei, del Giappone, vedi al termine dello scritto: *). Dopo due ore di navigazione, approdammo alla spiaggia di Ojima.

E’ stato detto e ridetto, ma è un fatto certo che Matsushima non trova bellezza pari in Giappone. Questo luogo non ha nulla da invidiare ai famosi laghi cinesi di Tung-ting e di Si. La baia, aperta a sud-est, copre tre leghe, e l’acqua è limpida come quella del fiume Tsin-tang. Ne emerge un gregge di isole: alcune erette come un dito verso il cielo, altre mollemente sdraiate nell’acqua a descrivere un arco inclinato da est a ovest. Vi sono isole che sembrano portare un isolotto sul dorso e altre che se lo stringono al seno: isole-madri e isole-bambino.

I pini sono di un verde intenso e scuro. I venti del mare hanno scolpito i loro rami in forme di un’eleganza incomparabile, come i gesti delle mani di una dama di classe.

Sono isole concepite nel Caos primordiale dal dio dei dirupi? Certo né il pennello di un pittore e tanto meno il genio di un poeta possono rendere giustizia a questa meraviglia della Creazione.

Ojima – “l’Isola maschio” – le cui spiagge si spingono al largo, è in effetti una penisola. Vi ho visitato l’eremo del maestro zen Ungo e mi sono inchinato alla roccia su cui sedeva a meditare. Nella pineta s’incontrano qui e là rifugi d’anacoreti, coperti di covoni di paglia dai colori caldi, o di rami di pino. Visione tanto piacevole ed attraente che noi ci spingevamo fino all’uscio senza una presentazione né un motivo. Eravamo ancora là al sorgere della luna, apprezzando il cambiamento del paesaggio al sopravvenire del buio.

Tornando sulla costa, trovammo una camera d’albergo che si affacciava al mare. “Cavalcando vento e nubi”, passammo la notte a godere di questo spettacolo in piena felicità.

Fatti prestare le ali dalla gru

per raggiungere Matsushima

piccolo usignolo

Questa fu la terzina di Sora; da parte mia andai in bianco, senza trovar sonno. Quando avevo lasciato definitivamente la mia vecchia capanna, Sodo mi aveva dedicato una poesia in cinese su Matsushima, Hara Anteki m’aveva offerto un waka in cui si leggeva: “L’isola dalle coste bordate di pini” e avevo ricevuto ancora degli hokku composti da Sampu e da Jukushi. Li presi dalla bisaccia, accontentandomi di sognare comodamente con loro.

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* San-kei: Matsu-shima, arcipelago a nord di Sendai, con oltre otttocento isolotti pittoreschi, di origine vulcanica e coronati da pini di forma strana; Miya-jima (o Itsukushima) isola situata nella parte nord del Mare Interno del Giappone; Ama-no Ashi-date (Scala del Cielo) nella provincia di Tan-go sulle coste del Mar del Giappone.

Circa Miya-jima, riprendiamo una pagina del libro: “In Giappone, passando per Java, La Cina e la Corea”, Paris, Delgrave, 1914, scritto dall’accademico Brieux.

 




Shiogama

Oku no Hosomichi, cuaderno de viaje, del gran Poeta de Haiku, Matshuo Bashô.

Zuigan-ji

CAPITOLI

  1. Prologo
  2. Partenza
  3. Soka
  4. Gozaemon il Buddha
  5. Nikko
  6. Kurobane
  7. Sesshoseki, la “Pietra che uccide”
  8. Il salice di Saigyo ad Ashino
  9. La dogana di Shirakawa
  10. Sukagawa
  11. Paludi di Asaka
  12. La pietra da stampa di Shinobu
  13. Il castello di Sato a Maruyama
  14. Iizuka
  15. Kasashima
  16. Il pino di Takekuma
  17. Sendai
  18. La stele di Tsubo
  19. Sue-no-Matsuyama
  20. Shiogama
  21. Matsushima
  22. Zuigan-ji
  23. Ishi-no-maki
  24. Hiraizumi
  25. Shitomae-no-seki
  26. Natagiri-toge, “il Passo della serpe”
  27. Obanazawa, “la Valle delle canne argentate”
  28. Il tempio in cima alla collina
  29. Oishida, o la grande pietraia
  30. Il fiume Mogami
  31. Haguro-yama
  32. Gassan e Yudono-yama
  33. Sakata
  34. Kisakata
  35. La strada del Nord
  36. Nago-no-ura
  37. Kanazawa
  38. Tada
  39. Nata-dera
  40. I bagni di Yamanaka
  41. Zensho-ji
  42. La strada di Eihei-ji
  43. Fukui e Tsuruga
  44. Ogaki
  45. Epilogo

Bosque de Bambú, Camino del Haiku.Camino del Haiku